Sembrava la volta buona, ma anche all’ultimo vertice ufficiale al Cremlino l’accordo più importante è stato mancato. Russi e cinesi non sono riusciti a definire il prezzo di acquisto del gas che in futuro verrà venduto a Pechino. La costruzione di due condotte va avanti a marce forzate attraverso la Siberia, ma il dato principale non è stato ancora concordato.
Le differenze tra le parti non sono piccole. I cinesi hanno ribadito che non sono disposti a pagare il metano a prezzi occidentali, ma i russi non sono disponibili ad alcun sconto. I primi pongono il tetto a 250 dollari per mille metri cubi, i secondi vorrebbero avvicinarsi ai 500, quotazione che per Mosca toccherà alla fine del 2011.
In passato, la Gazprom, la monopolista federale, aveva spiegato agli europei che, in caso di problemi con loro, avrebbe ridiretto il suo prezioso gas verso Pechino. I cinesi, però, hanno stretto contatti e contratti anche con il Turkmenistan, che ha le maggiori riserve di materia prima non utilizzata, proprio per evitare il rischio di avere un solo fornitore.
La questione del prezzo va avanti da anni senza soluzione di sorta. Il dubbio è che cosa succederebbe se russi e cinesi non dovessero trovare l’accordo. Mosca sta costruendo infrastrutture che all’improvviso non possono essere smontate o usate per altri fini.
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