Gajdar “La peggiore crisi dalla Depressione Usa” – gennaio 2009

25 Aug 2009

gaidar

Egor Gajdar

“Questa è la più grave crisi dal tempo della grande Depressione americana”. Egor Gajdar, ex primo ministro nel ‘92-‘93 è il maggiore economista liberale del suo Paese. Una vera autorità. “Condivido – dice il padre della riforma dei prezzi nella Russia eltsiniana post sovietica – la previsione che il 2009 possa essere un anno molto pesante per l’economia internazionale”.

Secondo lei ci sarà una seria recessione per un paio di anni o addirittura qualcosa di più? Il professor Nouriel Roubini dell’Università di New York ritiene che non si può escludere una recessione sul tipo giapponese della durata di parecchi anni. “Non possono non essere d’accordo con lui anche perché il professor Roubini è uno specialista autorevole e bravo. Non si può escludere ora alcunché. Quanto questa crisi sia profonda e quanto essa possa durare sono due aspetti che sono difficili da prevedere. L’attuale crisi è completamente diversa da quelle passate dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Le crisi della seconda metà del XX secolo sono state principalmente delle reazioni dei poteri finanziari alla crescente inflazione. Quelle del XXI secolo sono state finora morbide e differente da quelle precedenti. Sono state una risposta al crack del Nasdaq e poi all’11 settembre con gli attentati terroristici a New York. La presente crisi è stata causata dai problemi dei mutui che si sono riversati successivamente sul sistema bancario”.

Parliamo adesso dell’Europa centrale ed orientale. Come si può descrivere la diversa situazione a seconda dei Paesi. Ucraina, Lettonia ed Ungheria sono una cosa, mentre in Polonia e Repubblica ceca è un’altra. “La crisi ha colpito anche l’ex spazio socialista ed in particolare l’Europa orientale come il resto del mondo. E’ più forte nei Paesi che avevano una bilancia dei pagamenti negativa. Chi ha invece radunato delle riserve valutarie più grandi, come la Russia, vive per ora una situazione migliore. Questo non significa, però, che sarà un compito facile”.

La Russia, quindi, vive una situazione migliore rispetto all’Ungheria ed all’Ucraina. “Sì. La Russia è in una posizione migliore di quella in Ungheria, Ucraina, Lettonia. Questo non significa che siamo in una situazione semplice. Come nemmeno l’Unione europea e gli Stati Uniti”.

Qualche settimana fa Lei ha dichiarato che se la Russia non compierà gravi errori potrà uscire da questa crisi senza troppi danni. A quali errori si riferiva? “Mi riferivo al rifiuto di rivedere seriamente la politica finanziaria considerando prospettive più reali in riferimento dal prezzo del petrolio. Alla necessità di un forte controllo della politica di spesa del bilancio; al rifiuto di una revisione della politica fiscale per l’abbassamento delle tasse; alle scelte per mantenere invariato il corso del rublo utilizzando le riserve valutarie. A giudicare dalle azioni intraprese il governo russo non vuole fare questi errori”.

Non le sembra che la difesa del rublo sia costata troppo: decine e decine di miliardi di dollari. Il corso della valuta russa è, comunque, pesantemente caduto. “Guardate il rapporto tra la massa monetaria e le riserve valutarie (ndr. le terze maggiori al mondo prima della crisi). E vedrete che le possibilità per controllare il corso del rublo sono più che sufficienti”.

Vuole dire, se abbiamo capito bene, che bisognava svalutare prima il rublo? “Preferisco non commentare questo tipo di affermazioni. Per ora la nostra politica monetaria ci permette di comportarci in modo tranquillo”.

Il cosiddetto ‘piano anti-crisi Putin’ ha 55 misure definite. Sono esse sufficienti? “Nessun piano è in grado di dare risposte a tutti i problemi. Bisognerebbe dare maggiore peso alle riforme istituzionali, al rafforzamento del diritto alla proprietà, alla garanzie di indipendenza del sistema giuridico. Tutto questo influenza l’atmosfera in Russia, la fuga dei capitali, gli investimenti privati”.

Alcune fonti parlano di un’imponente debito delle società private russe. 150-200 miliardi di dollari da saldare entro la fine del 2009. E se i grandi consorzi russi non potranno pagare. Cosa succederà? Lo Stato dovrà intervenire? “Toccherà loro vendere i loro attivi”.

Ma lo Stato non dovrebbe aiutare queste compagnie? “Lo Stato deve agire con estrema attenzione sugli aiuti alle compagnie, che hanno preso a prestito soldi. Lo Stato russo non li ha mai garantiti questi capitali. Queste compagnie possono utilizzare gli attivi che hanno e saldare i loro debiti”.

Il sistema bancario russo sopravviverà a questa crisi? “Sarà una prova dura. Le autorità finanziarie nazionali capiscono che le banche sono una priorità del sistema. Ritengo che alcuni istituti si troveranno in gravi difficoltà, ma in generale usciremo da questa crisi in una situazione migliore rispetto alla situazione in cui eravamo prima”.

Giuseppe D’Amato

Gennaio 2009

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