Sono iniziate le presidenziali russe. Sono 5 i candidati registrati. Tre – ossia il comunista Zjuganov, il nazionalista Zhirinovskij ed il populista Mironov – hanno seguito la trafila parlamentare come leader di partito. Uno, il premier Putin, è stato presentato da Russia Unita, la formazione del Cremlino. L’unico, proveniente dalla società civile, è il miliardario Michail Prokhorov. Tutte le altre candidature sono state bocciate.
Il netto favorito delle presidenziali del 4 marzo è Vladimir Putin nonostante il sensibile calo di popolarità (dal 55 al 38%) degli ultimi mesi provocato dalla decisione del 24 settembre scorso di procedere alla staffetta con l’attuale capo del Cremlino, Dmitrij Medvedev. Il grande dubbio è se l’ex agente del Kgb riesca a vincere già al primo turno o sia costretto 15 giorni dopo ad andare al ballottaggio.
Sulla carta gli altri quattro concorrenti non dovrebbero creargli problemi. Il nodo centrale è che le opposizioni, rimaste fuori dal Parlamento, stanno guidando un vasto moto di protesta popolare che ha il suo cuore pulsante in Internet.
Sabato 4 febbraio è prevista la terza manifestazione nazionale contro i brogli alle parlamentari del 4 dicembre. La richiesta centrale è la volontà di avere nuove “elezioni libere e pulite”.
La lotta politica non è, purtroppo, priva di colpi bassi. All’organizzazione per la difesa dei diritti umani Golos è stato comunicato che dovrà liberare i suoi uffici di Mosca entro il primo febbraio nonostante abbia un regolare contratto d’affitto fino ad agosto. Questa Ong ha denunciato brogli su larga scala alle ultime legislative.
Vladimir Putin tenta di tranquillizzare l’opinione pubblica. “Non vi sarà alcuna dittatura”, ha affermato, mentre il suo portavoce Peshkov ha detto che il “premier non teme nessuno”. Ma in un sondaggio della radio Eco di Mosca, ascoltata principalmente dagli intellettuali, Prokhorov a sorpresa batte tutti gli altri candidati.
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