“Le dimissioni sono state un atto di responsabilità”. Questo il commento del noto politologo Christian Forstner a conclusione dallo scandalo che ha coinvolto la Presidenza federale tedesca.
“Chiariamo subito – dice il direttore della sede di Bruxelles della fondazione Hanns Seidel, vicina ai potentissimi cristiano-sociali bavaresi, – che Wulff ha lasciato l’incarico per ciò che aveva fatto prima di diventare presidente e non per aver commesso un qualcosa durante il suo mandato. La sua vera colpa è che in passato era stato troppo vicino agli uomini d’affari”.
Ma da capo dello Stato Wulff ha tentato di bloccare la pubblicazione di alcuni articoli compromettenti. “Certo. Con la sua uscita di scena Wulff ha voluto difendere l’istituzione della Presidenza federale. La giustizia sta aprendo un’inchiesta penale”. Le sue dimissioni sono state un colpo alla cancelliera Merkel? “Da un certo punto di vista sì. E’ stata lei a proporlo alla carica di presidente. Ma la decisione di Wulff di farsi da parte le riconsegna spazio di manovra”. Prima Horst Koehler poi Christian Wulff, ambedue andatisene anticipatamente. Se possiamo dirlo, senza che qualcuno si offenda, la Merkel non è proprio fortunata con i candidati che sponsorizza. “Sì, ma attenzione. Il presidente federale in Germania è poco più che una figura simbolica. Ha una funzione di mera rappresentanza. Ad esempio, adesso durante la crisi dell’euro è stato il governo, nella persona della cancelliera, ad avere il potere di decisione. Non la Presidenza federale”.
Ecco analizziamo le dimissioni di Wulff da una prospettiva europea. Dal punto di vista dell’immagine la Germania non ne esce un granché bene. Ricordiamo che mai nella storia un suo presidente si era dimesso per lo scoppio di uno scandalo. “Non vedo alcun indebolimento del mio Paese a livello continentale. Ripeto il presidente da noi ricopre una carica simbolica. Se viene a Bruxelles va a trovare il re del Belgio e non va a trattare alla Commissione europea. L’estate scorsa Wulff aveva criticato in un discorso la Banca europea, quando questa aveva iniziato a comprare le obbligazioni dei Paesi in difficoltà tra i quali l’Italia. Malgrado le critiche in Patria non v’è stata quasi traccia delle sue parole all’estero. Se quelle stesse cose le avesse dette il suo predecessore l’economista Koehler, che era stato capo del Fondo monetario internazionale, la sua influenza sarebbe stata mediaticamente maggiore, ma nulla più. In questi mesi le decisioni europee vengono prese a livello di capi di governo. Persino i ministri hanno visto ridimensionato il loro ruolo”.
In conclusione, esiste in Germania una concezione di moralità nella politica diversa che in Italia o nel resto d’Europa. E se sì, perché? “Gli scandali ci sono anche da noi, soprattutto a livello regionale. La differenza viene fatta dall’opinione pubblica che mette fine alla carriera dei politici chiacchierati”.
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