Sugli Urali è andato in scena il vertice dei capi di Stato del Bric. E’ la prima volta che le quattro economie emergenti – Brasile, Russia, India e Cina – formalizzano la nascita di un qualcosa che non è ancora evidente a cosa possa approdare. Mosca sembra avere le idee chiare: intende puntare a riequilibrare la situazione economica mondiale e a fondare un polo alternativo a quello euro-americano. Non è un mistero che fonti ufficiali federali abbiano discusso pubblicamente per qualche giorno se e quando il rublo potrà diventare una valuta internazionale.
Il ministro russo delle Finanze, Aleksej Kudrin, ha tolto molte delle illusioni ai dialoganti, proponendo lo yuan cinese come la possibile moneta che farà concorrenza in futuro al sempre più barcollante dollaro americano ed all’emergente euro. Ma si sottolinea a Mosca, in futuro, non ora. Cinesi e russi sono pieni di obbligazioni del Tesoro Usa.
Non si vuole dare un’ulteriore colpo alla valuta a stelle e strisce, provocando un effetto boomerang che potrebbe abbattersi su chi ha fatto la prima mossa. La Banca centrale russa ha, tuttavia, già rivisto la composizione delle percentuali delle sue riserve a favore dell’euro sul dollaro.
Sono passati solo 8 anni da quando la Goldman Sachs diede il nome di Bric a queste economie emergenti, che adesso chiedono il passo. Ad Ekaterinburg si è discusso soprattutto di riforma delle istituzioni finanziarie internazionali. Il “quartetto” pretende più spazio ed attenzione a scapito degli americani e degli europei che detengono il controllo dell’Fmi e della Banca mondiale. Il G20 di Londra ad aprile non ha apportato grosse modifiche. Chi voleva una nuova Bretton Woods è rimasto per ora deluso. Per ora, a meno che gli Stati Uniti di Obama non risorgano economicamente come una Fenice e ribadiscono la loro forza finanziaria.
Il Bric prepara il terreno per i prossimi cambiamenti – sperando in vantaggi da monetizzare – anche se rimane un mistero il reale grado di fiducia reciproco. Gli indiani si potranno mai fidare degli invadenti vicini cinesi? I brasiliani non hanno molto più da guadagnare da un’intesa con Washington che da una con Pechino o Mosca?
Il maggior significato del primo vertice del Bric è dunque politico non economico. Fino a che punto si può creare un’alternativa, è la domanda che si pongono i partecipanti e gli esperti. Sugli Urali non è stata prodotta una chiara risposta. I venti, che spireranno sull’economia mondiale nei prossimi mesi, daranno la direzione che il quartetto prenderà.
16 maggio 2009
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