Una grande mostra fotografica per far rivivere l’atmosfera di speranze e di contraddizioni del “Disgelo” post-staliniano. Mai come adesso alla piazza del Maneggio, sotto al Cremlino, i russi hanno potuto apprezzare immagini storiche ed inedite di Nikita Krusciov e del suo tempo, miscelate con una sapiente regia.
Calvo, tarchiato, famoso per la sua semplicità – che spesso sconfinava in vera rozzezza come quando sbatté una scarpa sul tavolo mentre parlava dal palco delle Nazioni Unite – il leader comunista è ritratto in occasioni ufficiali ed in quelle familiari. “Era certamente fotogenico – afferma in un filmato che ha presentato l’evento culturale, Viktor Achlomov, specialista negli anni Sessanta per il quotidiano ‘Izvestija’ ed autore di alcuni degli scatti in mostra -. Krusciov era come una macchina che si dava energia da sola. Non era importante come lo fotografavi. Lui veniva sempre bene”.
Il visitatore è colpito dalla disposizione a “m” dell’esibizione, dove la prima e la terza fila ripropongono momenti della vita del protagonista ed in quella centrale si celebra il gotha della cultura tra il 1956 ed il 1964, tra cui Gina Lollobrigida durante una sua visita a Mosca. In una minuta saletta laterale il pubblico ha anche la possibilità di assistere alla proiezione continua dei capolavori cinematografici sovietici dell’epoca.
Succeduto a Stalin, morto il 5 marzo 1953, Nikita Krusciov vinse la battaglia per la successione. Nel febbraio ’56 denunciò i gravissimi crimini contro l’umanità perpetuati dal “padre dei popoli”, favorendo una breve boccata di libertà, conclusosi con la sua deposizione e sostituzione con Leonid Breznev nell’ottobre ‘64.
Il suo fu un periodo controverso in cui i prigionieri politici tornarono dai gulag, venendo spesso riconosciuti come innocenti, ma furono represse nel sangue rivolte come a Budapest nel ’56 o a Novocerkassk nel ’62. Lo scambio di visite ufficiali con gli americani non evitò la crisi dei missili sovietici a Cuba con il mondo sull’orlo dell’Apocalisse. L’Urss aprì una piccola porta e si mostrò timidamente alla comunità internazionale con l’organizzazione di festival della gioventù o del cinema. La sua nazionale di calcio vinse i primi campionati europei nel ’60.
Gigantesca è la prima fotografia (unica a colori), in cui ci si imbatte all’ingresso, con Krusciov in compagnia del leader jugolavo Tito che guardano insieme la campagna. Poi ne seguono tre o quattro in cui si ritraggono Jurij Gagarin e la sua incredibile impresa. L’Urss era riuscita, precedendo gli Stati Uniti, a mandare un uomo nello spazio nel 1961. Subito dopo vengono gli scatti di gioventù dall’archivio familiare e quelli in cui si raccontano i primi passi della carriera politica negli anni Trenta.
Durante la Guerra Krusciov è responsabile politico a Stalingrado e partecipa alla liberazione del Paese. Quindi la scomparsa di Stalin ed il Ventesimo congresso del partito comunista. Le fotografie con i giovanissimi Fidel Castro e John Fitzgerald Kennedy mostrano ancor di più la differenza d’età e di spessore culturale tra Krusciov ed i suoi interlocutori d’oltreoceano. Ad un certo punto, si vede il leader comunista passeggiare da solo in un campo di grano, sua croce e delizia, dopo il viaggio americano. Quindi il declino, con scatti in cui l’ex amico Breznev compare sempre più minaccioso alle sue spalle fino alla sostituzione ed il lungo soggiorno agli arresti in una dacia fuori la capitale.
La grande affluenza di pubblico, anziano e meno, ha sancito il successo di questa iniziativa. E’ stata riproposta una pagina di verità dopo le falsità circolate durante la stagnazione brezneviana. I russi, sempre alle prese con opposte interpretazioni del loro complesso passato recente, paiono averla apprezzata.
Giuseppe D’Amato
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