“Damascus is the “Stalingrad” of Russian diplomacy. After years of geopolitical withdrawal, Moscow has chosen Syria as a way to revive its image of power in the world. “Not one step back” is the Kremlin’s new strategy, as it was for the Red Army along the banks of the Volga river during World War II. To be more convincing, the Kremlin has simultaneously flexed its muscles by supplying sophisticated […]
Со дня вспышки боевых действий между Россией и Грузией минуло уже 22 месяца, но отношения двух стран так и не вошли в какую-либо понятную колею. Однако, президент Союза грузин в России Михаил Хубутия оптимист по поводу будущего отношений России и Грузии.
Статья – Михаил Ростовский – Газета “Московский Комсомолец”
Mikhail Rostovsky Moskovskij Komsomolets
L’evento è stato organizzato con l’ausilio dell’Ambasciata svizzera di Mosca, del Canton Ticino e di ProHelvetia nel quadro delle manifestazioni dedicate all’“Anno del Ticino in Russia”.
La mostra è divisa in due sezioni, denominate “tappe dello sviluppo” e “principali protagonisti” (dove sono compresi i lavori più importanti degli ultimi 30 anni).
Curatrice dell’esposizione è Graziella Zannone Milan.
26 maggio – 8 giugno – Central House of Artists (Krymsky val, 10). – Moscow.
La crisi dell’euro ha evidenziato ancora una volta la debolezza dell’economia russa, che dipende troppo dalle oscillazioni del prezzo del petrolio. Cambiare la sua struttura è un’opera titanica ed epocale. Il duo Medvedev – Putin ci sta provando con varie iniziative di diversificazione.
Il 40% circa delle entrate dello Stato russo provengono dal settore energetico, da sempre croce e delizia dell’ex superpotenza. La copiosa pioggia di valuta, messa da parte durante il boom energetico degli anni passati, si è ridotta sensibilmente. Uno dei due Fondi di stabilizzazione – dove erano state accumulate svariate centinaia di miliardi di dollari, ha dichiarato il ministro delle Finanze Aleksej Kudrin, si è già estinto. Dopo un decennio Mosca è così tornata in aprile ad offrire con successo obbligazioni (4 miliardi di eurobond) sul mercato internazionale.
Kudrin si batte per la riduzione delle spese statali che, entro il 2015, dovranno scendere del 20%. Il bilancio del 2010, ha spiegato il ministro, sarà equilibrato se il prezzo del petrolio sarà in media di 95 dollari il barile, “tenendo presente che stiamo anche spendendo capitali dal Fondo di riserva”.
La sua collega dell’Economia Elvira Nabiullina prevede 76 dollari al barile per tutto il 2011, una cifra azzardata e troppo ottimistica per Kudrin che ha ricordato come nel 2009 il bilancio statale era calibrato sui 95 dollari mentre il prezzo reale fu di soli 61 dollari. In questa aspra discussione è addirittura intervenuto il presidente Medvedev che si è augurato 70 dollari al barile, in maniera tale che la Russia non “perderà gli stimuli” per cambiare la sua economia.
Il Cremlino ed il governo tentano di dare impulsi ad altri settori. Nel mirino vi sono ora le alte tecnologie con l’obiettivo di costruire una specie di “Silicon Valley” alle porte di Mosca. Ingenti investimenti in tal senso sono già stati fatti. Sono state anche attuate modifiche legislative per invitare giovani scienziati stranieri in Russia e riportare i propri a casa dopo la fuga successiva al crollo dell’Urss.
Per la prima volta dal 2008 l’economia ha dato, comunque, segnali di espansione nei primi tre mesi del 2010. Il Pil è cresciuto di circa il 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2009, quando la ricchezza russa arretrò di ben il 7,9%, la maggiore discesa dal 1991.
Il premier Putin ha dichiarato di non essersi pentito dell’enorme quantità di denaro spesa per battere la recessione e “per conservare la stabilità socio-economica”. Secondo alcuni calcoli Mosca avrebbe iniettato nella propria economia 99,6 miliardi di dollari in “misure stimolo”. L’impennata del prezzo delle materie prime ha aiutato decisamente la Russia ad uscire dalle secche. Un dollaro in più di quotazione dell’“oro nero” significa 2 miliardi in più nelle casse del Cremlino.
Il governo ha ora come obiettivo l’abbassamento dell’inflazione sotto al 10% ed arrivare alla riduzione del deficit al 3% del Pil entro il 2012 (oggi 5,2-5,4%). Ma se il prezzo del petrolio sarà mediamente di 50 dollari allora il rischio è di trovarsi a ben l’8%.
Le grandi compagnie russe hanno riguadagnato terreno dopo le enormi difficoltà incontrate a cavallo tra il 2008 ed il 2009 anche grazie a prestiti ad un basso tasso di interesse. La Banca centrale ha tagliato il costo del denaro 13 volte consecutivamente. L’AvtoVAZ, la Severstal e la Mechel, ad esempio, hanno potuto aumentare la produzione. La spedizione di containers e la produzione industriale sono cresciute notevolmente segno che l’economia è veramente ripartita.
La crisi dell’euro e la conseguente brusca discesa del prezzo del petrolio sono giunte inaspettate per Mosca, che ha immediatamente adottato misure per limitare il movimento di capitali a breve termine. Il Cremlino sa perfettamente che se il valore del greggio scenderà il rublo rischierà di trovarsi sotto attacco della speculazione internazionale.
Nel mare increspato continentale è la sorprendente Polonia ad apparire come un’isola di stabilità. La sua economia ha affrontato la crisi nettamente meglio di quanto hanno fatto quelle della cosiddetta “nuova Europa”.
Se si segue il flusso di capitali dall’estero in entrata si capisce il perché. Solo nel primo trimestre 2010 il numero di investimenti diretti stranieri è stato di 132 con un aumento sull’analogo periodo del 2009 del 70%. Varsavia è anche la principale beneficiaria dei fondi Ue (tra cui fondi di coesione, fondi per l’agricoltura e fondi per la pesca). Tra il 2007 ed il 2013 ha ricevuto o otterrà ben 81,2 miliardi di euro, una somma pari all’incirca al 3,3% del Pil annuale.
Le ragioni di un tale imponente sforzo continentale hanno anche ragioni storiche e geopolitiche non solo economiche. Alla fine della Seconda guerra mondiale il Paese slavo fu abbandonato al suo destino dagli occidentali. Si è voluto ora, in qualche modo, saldare un debito morale e premiare i meriti conquistati nella caduta della Cortina di ferro. Una Polonia forte e ricca è una garanzia per l’area centro-orientale e la completa saturazione di antiche ferite coi vicini.
A parte queste considerazioni, fare business a Varsavia è conveniente. Le classifiche specifiche e i dati sono chiari: il tasso di corruzione è basso, quello del rischio è più che rassicurante, quello della libertà economica nella media. Le esenzioni fiscali, definite di concerto con Bruxelles, richiamano dall’estero investitori, che, però, devono impegnarsi per assumere personale locale e mantenere i posti di lavoro per almeno 5 anni. Automative, biotecnologie, agricoltura ed infrastrutture sono alcuni dei comparti più in crescita.
Varsavia ha oggi, quindi, l’occasione di ammodernare definitivamente il Paese, uscito prostrato dal periodo comunista, e sta sfruttando al meglio l’occasione. I campionati europei di calcio del 2012 metteranno in vetrina i risultati di questo intenso lavoro e potrebbero essere un ulteriore volano per l’economia nazionale se il comparto turistico inizierà a tirare come molti operatori sperano. Gli aeroporti ed i complessi alberghieri sono stati rimessi in ordine o costruiti, mentre il tallone d’Achille restano le strade.
I fondamentali polacchi sono soddisfacenti. Se nel 2007 il Pil è cresciuto del 6,8% per poi crollare nel 2009 a +1,7, nel 2010 l’aumento è previsto nell’ordine del 2,5-2,8%. Durante la crisi finanziaria del 2008 lo zloty è stato svalutato – salvo poi recuperare posizioni -, mentre le banche nazionali avevano pochi asset tossici.
L’ultima preoccupazione in ordine di tempo è il troppo rapido deprezzamento dell’euro a cui Varsavia ha collegato lo zloty. Aderire alla moneta unica era ormai un obiettivo prossimo tacitamente fissato per il 2012-2013, ossia al termine dell’operazione di rilancio del Paese pianificata nel 2000-2004. L’opinione pubblica ha finora assistito a polemici scontri tra specialisti e politici, con i conservatori fortemente contrari alla cessione di parte della sovranità nazionale a Francoforte. Ma aderire alla valuta continentale significa entrare con tutti e due i piedi nell’Europa del XXI secolo.
Avere i conti in ordine ed un’economia moderna pronta a competere nel mondo globalizzato sono requisiti essenziali, anche per contare nell’Unione europea. L’importante è essere pronti alla realtà post-2013, quando la pioggia di fondi Ue terminerà. Se nel frattempo si è costruito bene non ci saranno timori per il futuro, altrimenti torneranno i vecchi mal di pancia passati.
Giuseppe D’Amato
Как в России все стало дороже чем на Западе. Право на жилье или на учебу уже роскошь для немногих.
Статья – Штефан Шолль – “Московский Комсомолец”
Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets
The Central and Eastern Europe continues to believe in the euro, despite the many problems in recent months, particularly for the crisis in Greece. Joining the single currency remains a goal of many countries in the area, but the eurozone must set its own house in order first. According to a study by the Financial Times, these are the reasons.
Almeno due passeggeri non membri dell’equipaggio erano nella cabina dei piloti poco prima dello schianto dell’aereo presidenziale a Smolensk. La Commissione d’inchiesta bilaterale russo-polacca ha comunicato alcuni particolari sulla sciagura del 10 aprile scorso, ma non è ancora arrivata a conclusioni definitive.
Non trova nemmeno una risposta la domanda principale, ossia se i piloti fossero stati messi sotto pressione per atterrare a tutti i costi. Pochi mesi prima, a Tbilisi, un altro comandante dell’aereo presidenziale era stata sollevato dall’incarico per essersi rifiutato di obbedire ad un ordine del genere impartito dallo stesso Lech Kaczynski. Ai comandi del Tupolev a Smolensk vi era il co-pilota della disavventura in Georgia.
Il capo della Commissione tecnica Aleksej Morozov ha affermato che non si capisce bene cosa dicano le voci registrate dalle scatole nere, poiché la porta della cabina di pilotaggio era aperta. O perlomeno è troppo presto per decifrarlo.
I russi continuano a mettere le mani avanti: i piloti erano stati avvertiti della nebbia; l’aeroporto con la sua strumentazione ha accolto anche il velivolo del premier Putin. Insomma: vi sarebbe stato un evidente errore umano.
Mosca ha scelto la politica della massima apertura fiutando i pericoli. Alcuni giornali conservatori polacchi danno voce ad altre versioni: le telefonate coi cellulari fatte dal Tupolev avrebbero potuto provocare la tragedia; qualcuno potrebbe aver messo una bomba, ma non viene presentato nemmeno uno straccio di prova. Sembra quasi un tentativo maldestro di allungare anche su Lech Kaczynski la stessa ombra che permane sul misterioso incidente aereo in cui perse la vita, a Gibilterra nel 1943, l’allora leader polacco Wladyslaw Sikorski.
Alla destra polacca, nazionalista e xenofoba, non è affatto piaciuto l’avvicinamento alla Russia. Sulla stessa linea sono i repubblicani americani e la potente lobby polacca d’oltreoceano, già bruciati dalla cancellazione da parte di Barack Obama del dispiegamento dello Scudo spaziale Usa in Europa centrale.
La rivoluzione nelle tempestose relazioni bilaterali è stata voluta da Vladimir Putin in persona, che, contraddicendo i consigli del proprio ministero degli Esteri, ha deciso di togliere finalmente dal fianco russo una dolorosa spina. Era Varsavia, fin dalla sua adesione all’Ue nel 2004, a creare a Mosca in maggiori problemi in Europa.
In questa inattesa riorganizzazione di equilibri continentali non lascia, quindi, sorpresi la pubblicazione di un fascicolo supersegreto sulla prossima strategia russa da parte di un settimanale moscovita. In altri tempi un bel soggiorno in Siberia sarebbe stato assicurato ai giornalisti. Ed ora invece. La Russia, si dice nel documento, mira ad avvicinarsi all’Ue ed agli Usa per ammodernizzarsi.
Come contro-risposta, questa volta ufficiale, la Nato ha scelto di considerare come una priorità l’avvicinamento al Cremlino. Si è poi appreso che l’Alleanza e la Russia studiano un mini-Scudo comune per la difesa da missili a breve raggio.
*Станислав Маркелов: Никто, кроме меня – (Выступления и публикации. Воспоминания друзей). –
М.: Памятники исторической мысли, 2010.*
Презентация этой книги, подготовленной друзьями Маркелова, состоится в ПОНЕДЕЛЬНИК, 24 МАЯ, в 19:00 в Музее и общественном центре им. А. Д. Сахарова (Москва, ул. Земляной вал, д. 57). Ждем всех!
Начиная с 20 мая, дня рождения Стаса, и до 10 июня можно приобрести экземпляр книги в офисах общества “Мемориал” (Малый Каретный пер, 12, т. 694-6506 Дарья Соболева) и Движения “За права человека” (Малый Кисловский пер, д. 7, стр. 1, т. 974-7546, т. 691-6233 Надежда Раднаева).
Книга распространяется по себестоимости (240 р.).
22 мая книгу можно купить на Сахаровской маевке в сквере у Музея и общественного центра им. А. Д. Сахарова (ул. Земляной вал, д. 57, начало в 14:00).
“Мемориал” – книга
Cattolici ed ortodossi russi sempre più vicini. I rapporti bilaterali migliorano a vista d’occhio. Numerose iniziative in campo culturale e religioso aiutano a migliorare le relazioni.
Il tanto atteso incontro tra un Papa ed il Patriarca di Mosca potrebbe essere prossimo. Le due diplomazie vi lavorano intensamente da tempo. Benedetto XVI e Kirill si conoscono bene ed hanno avuto rapporti personali prima di essere eletti capi delle rispettive Chiese.
I maggiori dissidi non sono ormai più confessionali, ma rimangono confinati a questioni temporali, come quella riguardante la Chiesa greco-latina (unita) in Ucraina. L’ultimo Muro ad Est, quello religioso, potrebbe presto cadere.
Dichiarazioni comuni – Radio Vaticana – 19.05.2010.
Vedi anche L’EuroSogno e i nuovi Muri ad Est – Libro
The EU does not forget Ukraine. In the same time as Russian President Medvedev was on an official visit to Kiev the European Parliament has approved a EUR 500 million loan to Ukraine to help it overcome the financial crisis.
The European Parliament speaker Jerzy Buzek welcomed the decision of the European Parliament to support Ukraine through a loan facility and declare Ukraine a close strategic partner of the European Union.
“The assistance is provided at a time when the EU is helping to mobilize financing to support the reform of the Ukrainian energy sector, including developing a sustainable solution to Ukraine’s medium-term gas transit and gas payment obligations,” Buzek said.
“Nevertheless, EU macro-financial assistance can only contribute to economic stabilization if the main political forces in Ukraine ensure political stability and establish broad consensus on the rigorous implementation of the necessary structural reforms,” he added.
At the end of April the European Commission gave to Kiev a list of 18 reforms, implementation of which will provide an opportunity to attract additional financial assistance to Ukraine from the EU. The document contains specific activities and possible EU assistance in response to their implementation. The list includes political reforms to ensure macro-financial stability, business climate, energy sector reform, civil aviation and the environment.
Ukrainian President Yanukovich is also hoping to secure a new $19bn credit programme from the International Monetary Fund (IMF) for its struggling economy after ramming through Rada a 2010 budget with a relatively tight deficit target of 5.3 per cent of GDP.
“Russia, as a participant in the G20 and the G8, is ready, as a partner, to advance all issues relating to Ukraine, including International Monetary Fund and World Bank support,” president Medvedev said during his visit.
Russia has stepped pressure on Kiev. The Kremlin is ready to fund a complete overhaul of Ukraine’s gas network if it agreed to the merger between Ukraine’s energy holding Naftogas and Russia’s state gas giant Gazprom. “If the two companies merge, Gazprom can rely on its financial resources to fully modernise Ukraine’s gas transportation system,” said Alexei Miller, the head of Gazprom.
Yanukovich has suggested the European Union should be involved in any talk of a merger. The Ukrainian leader is for the creation of a consortium involving the EU as well as Russia to modernise the ageing pipelines. Energy minister Yuri Boiko said that gas transportation system needs $ 600 million in 2010. The complete modernisation will cost about $ 3bn.
Statement – EU Parliament May 18th, 2010.
We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.