“Damascus is the “Stalingrad” of Russian diplomacy. After years of geopolitical withdrawal, Moscow has chosen Syria as a way to revive its image of power in the world. “Not one step back” is the Kremlin’s new strategy, as it was for the Red Army along the banks of the Volga river during World War II. To be more convincing, the Kremlin has simultaneously flexed its muscles by supplying sophisticated […]


 Парад Победы на Красной площади будет беспрецедентным по сравнению с предыдущими. Будут участвовать новые системы ПВО С-400, стратегические комплексы «Тополь-М», бронированные машины разведки «Дозор». Общее число задействованных в праздничных мероприятиях военнослужащих по всей страны – более 102 тысяч человек. Более десяти с половиной тысяч выступят в Москве. С ними около тысячи солдат стран СНГ, армий Великобритании, Франции, Польши, США

В целом, на Параде 9 Мая в Москве будут представлены 161 единица сухопутной техники и 127 летательных аппаратов.

 Всего в столице будет организовано 14 салютных точек.

Статья – «Комсомольская правда» 6.05.2010

The West and Russia.

Key excerpts from the interview.

“Everyone is waiting for next year’s presidential elections… West has halted all movement and is waiting for them… We expected more…The West doesn’t like our course and doesn’t like the current president — that’s all there is to it. Let’s be honest. But the president is elected by the people, not by the West. The sooner the West understands that, the faster we will build normal relations”.

“…recently the Russian leadership has wanted to build absolutely pragmatic relations with Belarus…Unilateral pragmatism, introducing duties on oil and oil products for one member of the Customs Union, Belarus, and not for another, Kazakhstan, smells like corruption at a minimum…”

Interview by Reuters May 4th, 2010

 Если верить телику, эта победа великая уже не потому, что 65 лет назад советский народ победил врага, который напал на СССР, чтобы превратить его жителей в трупы или рабов. ЭТО — НАША ПОБЕДА (как нескромно напечатано на футболках тинейджеров-карьеристов из движения “Наши”), потому что она окончательно и навечно доказала: МЫ КРУЧЕ ВСЕХ.

Статья – Штефан Шолль – “Московский Комсомолец” 

Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets

 La frattura ormai non è più ricomponibile. Un vasto gruppo di operatori della cultura è uscito dall’Unione dei cineasti russi per contrasti insanabili con il suo presidente, Nikita Mikhalkov. La scissione è avvenuta in modo fragoroso, lasciando di sasso milioni di persone.

 E’ stato uno scandalo in cui i panni sporchi sono stati messi in pubblico con comunicati stampa durissimi. Ben 90 tra registi, sceneggiatori e critici hanno sottoscritto un appello, edito su Internet e rilanciato da alcuni quotidiani internazionali, contro il “totalitarismo” con cui l’attore-produttore gestisce l’organizzazione da ben 13 anni.

 I fuoriusciti hanno creato una loro Unione alternativa anti-Mikhalkov. Il loro primo obiettivo principale è quello di difendere i diritti d’autore – e non solo quelli dei registi – nonché garantire il pagamento effettivo a chi detiene i copyright.

 Tanti sono i nomi noti e non protagonisti di questa azione clamorosa: tra gli altri Aleksandr Sokurov, Aleksej Gherman padre e figlio, Otar Ioseliani, Eldar Rjazanov, Julij Gusman, Andrej Smirnov.

 Nell’appello denominato A me non piacesi spiegano le ragioni della scissione. Primo, Mikhalkov è alla costante ricerca di avversari all’interno dell’Unione cineasti, dalla cui presidenza fu spodestato nel dicembre 2008 con il voto degli iscritti ma reintegrato da un tribunale dopo un verdetto contestato; secondo, sono stati espulsi dei “dissidenti”; terzo, nell’organizzazione non vi è un “libero dibattito” in pieno spirito democratico e libertario. “Vengono imposti – si legge nel documento – l’unanimità dei pareri, il patriottismo stereotipato, l’adulazione ed il servilismo”.

 Il vincitore del premio Oscar ’95 è accusato da tempo di essere troppo vicino al potere politico. I critici più agguerriti affermano che il cinema federale sia stato utilizzato come strumento ideologico e propagandistico non solo della nuova Russia post sovietica ma anche per la riscoperta dei valori nazionali. Chi si è adeguato a questa linea ha ricevuto fondi per realizzare le proprie opere, chi non l’ha fatto è rimasto fuori dai giochi.

 Diciassette mesi fa, prima di essere allontanato dalla presidenza dell’Unione cineasti, Mikhalkov aveva letto un famoso discorso contro i tentativi di occupare l’organizzazione in cui il regista denunciava la volontà di un gruppo di persone di “creare una dittatura liberalo-atlantica, imporre ideali e tradizioni stranieri non appartenenti al nostro popolo”.

 Il cinema russo attraversa un momento non facile. Il settore è in crisi per una svariata serie di ragioni: per la mancanza di buoni titoli che attraggono il pubblico; per la difficoltà ad accedere ai finanziamenti in presenza di trafile burocratiche opache; per i dvd pirati. “La metà dei film finanziati dallo Stato nel 2008 – ha ammesso lo stesso Mikhalkov – non sono mai usciti sul grande schermo”.

 Si è in un vicolo cieco e non si sa come uscirne. Difficilmente comprensibile è la recente divisione dei circa 68 milioni di dollari destinati a sostenere gli “studios” che dovrebbero realizzare titoli di successo. Su 400 case produttrici, che ne avevano fatto richiesta, ne sono state scelte soltanto otto, tra cui quella proprio di Mikhalkov. Gli esclusi, alcuni dei quali prestigiosi, hanno espresso giudizi di fuoco.

Why? No one has ever tried to understand the reasons for such as terrible decision taken by the Soviet authorities. The Russian historian, Natalia Lededeva, frames the tragedy of Katyn in the historical context of the time and recounts how the former superpower has begun to discover the awful truth.

Article. Ria Novosti, Russia. April 2010.

The original documents on line. Russian Archives.

 Natalia Lebedeva, a leading Russian historian of Katyń, is a senior researcher at the Institute of General History (Russian Academy of Sciences), an editor and contributor to twenty three volumes of documents on the Nuremberg Trials and a four-volume collection of documents on the Katyń massacre. She has been awarded the Officer’s Cross and the Commander’s Cross of the Order of Merit of Poland.

ОРИГИНАЛЫ документов на сайте Федерального архивного агентства.

1. Докладная записка наркома внутренних дел СССР Л.П. Берии И.В. Сталину с предложением поручить НКВД СССР рассмотреть в особом порядке дела на польских граждан, содержащихся в лагерях для военнопленных НКВД СССР и тюрьмах западных областей Украины и Белоруссии.
Март 1940 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.130-133.

2. Выписка из протокола № 13 заседания Политбюро ЦК ВКП(б) «Вопрос НКВД СССР» (пункт 144).
5 марта 1940 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.134.

3. Выписка из протокола № 13 заседания Политбюро ЦК ВКП(б) «Вопрос НКВД СССР» (пункт 144).
5 марта 1940 г.
Экземпляр, направленный председателю КГБ при СМ СССР А.Н.Шелепину 27 февраля 1959 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.135.

4. Листы № 9 и 10, изъятые из протокола заседания Политбюро ЦК ВКП(б) № 13 «Особая папка» за 17 февраля – 17 марта 1940 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.136-137.

5. Записка председателя КГБ при СМ СССР А.Н. Шелепина Н.С. Хрущеву о ликвидации всех учетных дел на польских граждан, расстрелянных в 1940 г. с приложением проекта постановления Президиума ЦК КПСС.
3 марта 1959 г.
Рукопись.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.138-139.

6. Папка-двулистка и справка сотрудника I сектора Общего отдела ЦК КПСС В.Е. Галкина об ознакомлении руководителей ЦК КПСС с документами пакета № 1.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.128-129.

7. Пакет № 1 с перечнем вложенных документов.
На пакете имеются грифы «Сов.секретно», «Особая папка» и запись «Архив VI сектора О.о. ЦК КПСС. Без разрешения Руководителя Аппарата Президента СССР пакет не вскрывать. 24 декабря 1991 г.».

Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.140.

“Нельзя вешать портреты Сталина ко Дню Победы!”. Политическая культура — это и сегодня прежде всего культ личности. С 2008 года я видел в России в сто раз больше портретов Медведева, чем за 35 лет жизни в Германии портретов всех немецких президентов и канцлеров вместе взятых.

Статья, Штефан Шолль – “Московский Комсомолец” № 25341 от 30 апреля 2010 г. 

Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets

Kisriev1 “Si deve mettere fine alla logica occhio per occhio. Se i terroristi vengono sempre uccisi nelle operazioni speciali e non li si portano mai in tribunale queste sono purtroppo le terribili conseguenze”. A parlare è il professor Enver Kisriev, docente di studi caucasici presso un istituto dell’Accademia delle Scienze di Mosca.

 Il mese scorso, il 29 marzo, gli attentati suicidi alla metropolitana della capitale con decine di morti e feriti, rivendicati dagli islamici-radicali. I fiancheggiatori delle due giovani kamikaze cecene, una 17enne e l’altra 28enne, sono stati identificati dalla polizia.

 Signor Professore, chi può commettere azioni così disperate?  “Siamo di fronte a ceceni o a ingusci o a daghestani. Le cosiddette vedove nere sono donne che hanno perso i loro mariti o figli o padri. E contemporaneamente hanno perduto la voglia di vivere. In passato altri attentati di questo genere ci sono già stati. Quella è gente piena di rabbia ed odio”.

 Ma dietro alle bombe della metropolitana vi è una qualche strategia, qualcuno che dice ai kamikaze dove colpire e quando, insomma un cervello?  “Certo. Ci sono gruppi speciali organizzati di terroristi. Volevo, però, evidenziare che in Caucaso c’è molta gente che ha perso la speranza e vive nell’odio verso i poteri locali. Quando non si controlla più una simile situazione accadono queste cose”.

 Lei mi vuole dire, se non capisco male, che non vanno dimenticate le ragioni sociali dell’arretratezza e della realtà esplosiva del Caucaso?  “Non so se si possa differenziare la situazione sociale dalla guerra in corso in Caucaso. Secondo me una delle cose che non vanno proprio è il linguaggio utilizzato costantemente dal potere centrale, anche in queste ore. Viene sbandierato pubblicamente ai quattro angoli della Russia che i terroristi verranno eliminati. E’ sempre lo stesso disco. Non si cerca mai di comprendere il perché di questa situazione, non si tenta nemmeno di aprire un dialogo. Con questo linguaggio così duro si fomentano la rabbia e l’odio. E le organizzazioni terroristiche utilizzano a loro favore questa situazione”.

 In autunno l’attentato dinamitardo al treno superlusso Nevsky Express, in primavera il metrò di Mosca. E’ una nuova ondata di terrore? Se sì, come la si può fermare?  “Fermarla non è possibile. La prima cosa per migliorare le cose è iniziare a parlare un nuovo linguaggio e cambiare disco. Serve capire il perché di questi fenomeni, altrimenti non si va da nessuna parte. L’uccidere solo i terroristi provoca come risposta questo tipo di azioni”.

 Nella speciale classifica dei parlamenti più rissosi al mondo la Rada ucraina è certamente ai primi posti. Fin dal crollo dell’Urss nel 1991 l’ex repubblica sovietica si è lanciata verso il primato assoluto. Ma se fino al Duemila una delle ricorrenti zuffe non faceva notizia adesso tremano i polsi nelle cancellerie occidentali dopo le crisi del gas con la Russia ed il Vecchio continente rimasto a secco.

 Alla votazione sul Patto di Kharkiv per la normalizzazione delle relazioni con Mosca, si è raggiunto il massimo. I deputati hanno trovato tessere false per le votazioni, gli scanner pieni di colla e gran parte dell’aula avvolta da una bandiera nazionale come una qualsiasi curva da stadio. Lo speaker della Rada Volodimir Litvin, al suo ingresso, è stato fatto oggetto di lanci di uova marce da parte di membri dell’opposizione “filo-occidentale”, che protestava contro l’allungamento dell’affitto della base navale di Sebastopoli fino al 2042 in cambio di uno sconto da svendita sul prezzo delle forniture di gas russo.

 Due inservienti l’hanno protetto con degli ombrelli mentre il malcapitato leggeva l’ordine del giorno e si ripuliva la faccia da un tuorlo rancido con un fazzoletto. Poi è stato il turno del lancio di fumogeni e di una scazzottatura da mille ed una notte, roba da Bud Spencer e Terence Hill, con nasi rotti e fratture tra i deputati. Alla fine della gazzarra, con l’opposizione ormai uscita, 236 sono stati i “sì”. A Mosca, invece, contemporanea ratifica con 410 voti unanimi.

 La Rada rispecchia una società spaccata letteralmente in due tra l’ovest mitteleuropeo e l’est russofono con il centro a fare da equilibratore. Nel caso del Patto di Kharkiv è abbastanza diffusa la sensazione che qualcuno a Kiev sia più che altro preoccupato per i propri interessi personali connessi con il poco chiaro mondo del gas ucraino piuttosto che per l’eventuale perdita di sovranità in Crimea.

 Nella stessa sessione è stato finalmente approvata la legge finanziaria per il 2010, congelata per mesi a causa della campagna elettorale per le presidenziali di gennaio-febbraio.

 Gli osservatori neutrali sono stati sorpresi dalle nuove tecniche di lotta messe in atto dai deputati. In passato, veniva di solito bloccato il presidium della Rada. I parlamentari fisicamente più prestanti formavano un muro umano per impedire il passaggio degli avversari. Iniziava così uno scontro simile ad una specie di tiro alla fune tra decine di energumeni, petto contro petto,  con l’obiettivo di buttare fuori gli altri dall’aula. Chi soccombeva faceva sparire i microfoni.

 Al Consiglio regionale di Dniepropetrovsk, qualche anno, i fedelissimi dell’attuale presidente Janukovich letteralmente sfondarono porte e mobilia, come una marea impazzita, pur di entrare nell’aula che, nel frattempo, era stata sprangata dagli avversari di turno.

La carta energetica continua ad essere quella più usata dalla Russia per mantenere il suo status di potenza globale. I due progetti South Stream e Nord Stream rimangono i cavalli di battaglia per le materie prime tradizionali, mentre il nuovo piano nucleare per l’export sta prendendo forma con inatteso dinamismo.

 Dal vertice di villa Gernetto si è avuta la riconferma della solidità della partnership russo-italiana in campo energetico. Mosca ha scelto da anni l’Eni come interlocutore privilegiato per il South Stream ed ha affidato con una commessa da oltre 2 miliardi di euro alla Saipem la costruzione un segmento complesso del Nord stream, a conduzione tedesca. La passata esperienza positiva con il Blue Stream – oleodotto sottomarino fino alla Turchia, con un tratto di 385 chilometri sottomarini, consegnato nel 2005 – ha favorito la decisione russa.

 Berlusconi e Putin hanno voluto cancellare le troppe voci che sono circolate recentemente su incomprensioni tra l’Eni e la Gazprom per il South Stream. Alla base di tutto l’entrata ufficiale dal giugno 2010 nel consorzio dei francesi di EDF – a cui andrà il 20% dell’azionariato – e i costi astronomici per la realizzazione dell’opera.

 Vladimir Putin ha offerto energia nucleare russa ad uso civile all’Italia. La proposta è quasi la stessa fatta ad altri partner in giro per il mondo negli ultimi 3 anni. Ossia vi costruiamo la centrale e ci riportiamo via le scorie, tanto da far contenti gli ecologisti locali.

 La Russia ha approvato un mega-piano sia per il mercato interno che per l’estero. Intende raddoppiare la produzione di energia nucleare entro il 2030, fino al 25% del fabbisogno interno. I reattori di nuova generazione, affermano gli specialisti, sono notevolmente più efficienti, grazie all’evoluzione iniziata a metà anni Novanta. E poi l’uranio, la Russia ce l’ha in casa.

 Come partner tecnologico è stata scelta nel 2009 la tedesca Siemens. Adesso Putin intende spalancare all’Enel le porte per la costruzione della strategica centrale di Kaliningrad. L’Unione europea ha costretto la Lituania a chiudere la centrale di Ignalina, troppo simile a quella di Cernobyl, lasciando in pratica il Baltico alla mercè degli umori russi.

 In pochi anni Mosca, che ha oggi 31 reattori, ne disporrà di 59. Sta costruendo o si accinge a costruire centrali in Iran, Cina, India, Bulgaria, Bielorussia e Turchia. La scorsa settimana Medvedev ha offerto tecnologia nucleare russa persino alla lontana Argentina dopo non aver avuto risposte convincenti dal Venezuela.

 L’obiettivo del Cremlino è quello di diventare uno dei maggiori produttori di energia nucleare e di guadagnare sulla vendita della sua tecnologia. La terribile tragedia di Cernobyl intralcia indirettamente questi disegni.

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