“Damascus is the “Stalingrad” of Russian diplomacy. After years of geopolitical withdrawal, Moscow has chosen Syria as a way to revive its image of power in the world. “Not one step back” is the Kremlin’s new strategy, as it was for the Red Army along the banks of the Volga river during World War II. To be more convincing, the Kremlin has simultaneously flexed its muscles by supplying sophisticated […]


khrushev3 Una grande mostra fotografica per far rivivere l’atmosfera di speranze e di contraddizioni del “Disgelopost-staliniano. Mai come adesso alla piazza del Maneggio, sotto al Cremlino, i russi hanno potuto apprezzare immagini storiche ed inedite di Nikita Krusciov e del suo tempo, miscelate con una sapiente regia.

 Calvo, tarchiato, famoso per la sua semplicità – che spesso sconfinava in vera rozzezza come quando sbatté una scarpa sul tavolo mentre parlava dal palco delle Nazioni Unite – il leader comunista è ritratto in occasioni ufficiali ed in quelle familiari. “Era certamente fotogenico – afferma in un filmato che ha presentato l’evento culturale, Viktor Achlomov, specialista negli anni Sessanta per il quotidiano ‘Izvestija’ ed autore di alcuni degli scatti in mostra -. Krusciov era come una macchina che si dava energia da sola. Non era importante come lo fotografavi. Lui veniva sempre bene”.

 Il visitatore è colpito dalla disposizione a “m” dell’esibizione, dove la prima e la terza fila ripropongono momenti della vita del protagonista ed in quella centrale si celebra il gotha della cultura tra il 1956 ed il 1964, tra cui Gina Lollobrigida durante una sua visita a Mosca. In una minuta saletta laterale il pubblico ha anche la possibilità di assistere alla proiezione continua dei capolavori cinematografici sovietici dell’epoca.

 Succeduto a Stalin, morto il 5 marzo 1953, Nikita Krusciov vinse la battaglia per la successione. Nel febbraio ’56 denunciò i gravissimi crimini contro l’umanità perpetuati dal “padre dei popoli”, favorendo una breve boccata di libertà, conclusosi con la sua deposizione e sostituzione con Leonid Breznev nell’ottobre ‘64.

 Il suo fu un periodo controverso in cui i prigionieri politici tornarono dai gulag, venendo spesso riconosciuti come innocenti, ma furono represse nel sangue rivolte come a Budapest nel ’56 o a Novocerkassk nel ’62. Lo scambio di visite ufficiali con gli americani non evitò la crisi dei missili sovietici a Cuba con il mondo sull’orlo dell’Apocalisse. L’Urss aprì una piccola porta e si mostrò timidamente alla comunità internazionale con l’organizzazione di festival della gioventù o del cinema. La sua nazionale di calcio vinse i primi campionati europei nel ’60.

 Gigantesca è la prima fotografia (unica a colori), in cui ci si imbatte all’ingresso, con Krusciov in compagnia del leader jugolavo Tito che guardano insieme la campagna. Poi ne seguono tre o quattro in cui si ritraggono Jurij Gagarin e la sua incredibile impresa. L’Urss era riuscita, precedendo gli Stati Uniti, a mandare un uomo nello spazio nel 1961. Subito dopo vengono gli scatti di gioventù dall’archivio familiare e quelli in cui si raccontano i primi passi della carriera politica negli anni Trenta.

 Durante la Guerra Krusciov è responsabile politico a Stalingrado e partecipa alla liberazione del Paese. Quindi la scomparsa di Stalin ed il Ventesimo congresso del partito comunista. Le fotografie con i giovanissimi Fidel Castro e John Fitzgerald Kennedy mostrano ancor di più la differenza d’età e di spessore culturale tra Krusciov ed i suoi interlocutori d’oltreoceano. Ad un certo punto, si vede il leader comunista passeggiare da solo in un campo di grano, sua croce e delizia, dopo il viaggio americano. Quindi il declino, con scatti in cui l’ex amico Breznev compare sempre più minaccioso alle sue spalle fino alla sostituzione ed il lungo soggiorno agli arresti in una dacia fuori la capitale.

 La grande affluenza di pubblico, anziano e meno, ha sancito il successo di questa iniziativa. E’ stata riproposta una pagina di verità dopo le falsità circolate durante la stagnazione brezneviana. I russi, sempre alle prese con opposte interpretazioni del loro complesso passato recente, paiono averla apprezzata.
 Giuseppe D’Amato

khrushev

 After a deep recession in 2009 Central and Eastern Europe have emerged from the economic crisis but steady growth will be slow to come and unemployment will remain high, the Vienna Institute for International Economic Studies (WIIW) said in a report edited by news agency AFP.

Poland was the only country in the region to post growth in 2009 and it was expected again this year to boost the 10 new EU members’ average, forecast at 1.0 percent after a negative 3.6 percent last year.

 But individual figures were less positive: while Hungary, Bulgaria and Romania were expected to post zero-growth in 2010, gross domestic product (GDP) was likely to shrink in Estonia, Latvia and Lithuania, by 1.5 percent, 4.5 percent and 3.0 percent respectively.

 WIIW forecast 1.0 percent growth for Czech Republic, Slovakia and Slovenia and 2.5 percent for Poland. “We expect all countries in the region to be growing again only by 2011,” the institute said.

“That growth may accelerate slightly in 2012, but will in general be slower than in the pre-crisis period,” it added.

 For next year, WIIW forecast average growth for the 10 new EU member states at 2.8 percent, followed by 3.6 percent in 2012. WIIW also predicted massive growth for non-EU members Kazakhstan, Russia and Ukraine starting this year. However, a prerequisite for growth was a global recovery, prompting increased imports to the region, since rising unemployment would curb private consumption, the institute insisted.

 The jobless rate was also expected to peak this year, before falling slowly in the years to come.

A further danger was the effect of Greece’s current problems on the region’s eurozone prospects, the institute said. “That may well cross the plans of the new member states that have based their medium-term economic strategy on the earliest possible adoption of the euro,” it noted.

 Верховная Рада назначила народного депутата от Партии регионов Николая Азарова премьер-министром Украины. За это решение проголосовало 242 нардепа, что на 7 больше, чем вошло в состав новой коалиции. Новую коалицию сформировали фракции Партии регионов, Блока Литвина, Коммунистической партии Украины и 13 отдельных депутатов.

Kто вошел в коалицию в частном порядке спикер не назвал. Создание такой коалиции стало возможным после того, как в начале недели Верховная Рада Украины приняла закон, по которому формировать парламентскую коалицию теперь могут не только фракции, но и отдельные депутаты – то есть разрешила вступать в коалицию “тушками”.

В Верховной Раде 5 фракций: Партии регионов (172 депутата), БЮТ (155), блока “Наша Украина – Народная самооборона” (72), Компартии (27), Блока Литвина (20). Четыре депутата являются внефракционными. Всего 450 народных депутатов.

Справка – Николай Азаров

Родился в Калуге (Россия). В 1971 году окончил Московский госуниверситет имени Ломоносова по специальности “геолог-геофизик”. Доктор геолого-минералогических наук (1986 год), профессор (1991 год), член-корреспондент НАН Украины (1997 год).

С 1996 по 2002 года  – Председатель Государственной налоговой администрации Украины.

С ноября 2002 по февраль 2005 – Первый вице-премьер-министра, Министр финансов Украины в первом правительстве Виктора Януковича.

После избрания в парламент весной 2006-го возглавлял комитет по вопросам бюджета. 4 августа 2006 года во второй раз пришел в Кабмин Януковича и снова стал Первым вице-премьером, Министром финансов.

С ноября 2007 года – народный депутат Украины VI созыва от Партии регионов. Министр финансов в теневом (оппозиционном) правительстве Януковича.

Список министров

статья

Фонд Горбачева начал отмечать 25-летие перестройки презентацией доклада “Прорыв к свободе и демократии”.

Михаил Зубов MK – 5.03.2010 

статья

 In Ucraina tutto secondo le attese. La coalizione che reggeva il governo Timoshenko si è sfaldata e la premier è stata sfiduciata. 243 su 450 i voti che hanno sancito la fine di uno degli Esecutivi più longevi della storia nazionale.

 Contro la Timoshenko hanno votato anche 7 parlamentari del suo blocco, un gruppo facente parte di “Nostra Ucraina” dell’ex presidente Jushenko e 3 indipendenti.

 Le consultazioni tra le forze politiche sono febbrili. Bisogna fare presto anche perché la gravissima situazione economica nell’ex repubblica sovietica non lo consente.

 Lo scenario parlamentare che appare è assai frammentato, come da tradizione. Servono 226 voti ed il neo capo dello Stato, Viktor Janukovich, ha dalla sua parte 175 seggi del Partito delle Regioni, più i 20 del “blocco Litvin”. Decisivo sarà il ruolo di “Nuova Ucraina” con 72 voti a disposizione. Per legge ci sono 30 giorni per trovare un accordo, altrimenti elezioni anticipate il 30 maggio prossimo. Un’eventualità questa sconveniente soprattutto per i deputati vicini a Jushenko che dalle urne verrebbero penalizzati.

 La Timoshenko, che se n’è andata in ferie rifiutando di svolgere persino i compiti di ordinaria amministrazione, ha denunciato manovre sotterranee per far diventare l’ex presidente primo ministro. I due uomini della politica nazionale, tra di loro accordatisi prima delle elezioni di gennaio, l’avrebbero fatta fuori.

 “Serve una squadra di professionisti che segua un unico programma”, ha mischiato le carte Janukovich,  soppesando ogni singola parola in un’intervista alla tivù russa. Come dire, gli assi in mano li ho ora io, per Jushenko vedremo. La coabitazione tra i due durò un anno, a cavallo tra il  2006 ed il 2007, ma furono numerosi gli screzi.

 Fonti del Partito delle Regioni, vincitore delle ultime tre consultazioni, sono certe che una coalizione di governo verrà formata presto. La recente storia passata afferma, però, esattamente il contrario. Il rischio è che inizi la solita “roulette ucraina” fino all’ultimo secondo.

I rapporti franco-russi sono tornati normali dopo la crisi georgiana dell’estate 2008. Parigi e Mosca stringono affari commerciali vantaggiosi ed accordi militari di un’importanza inusuale, guardando ad un futuro prossimo con una minore influenza Usa nel Vecchio Continente.

La società GDF Suez è entrata nel consorzio per la costruzione del gasdotto a conduzione tedesca North Stream con una quota pari al 9%. In precedenza, in dicembre, l’EDF aveva fatto ingresso in quello del South Stream – capitanato dall’italiana Eni –. Entrambi questi mastodontici progetti sottomarini mirano a garantire una maggiore stabilità nelle forniture energetiche russe all’Europa, evitando il passaggio sul territorio di Paesi terzi come Ucraina e Bielorussia.

I tre giorni del presidente Medvedev a Parigi sono stati ricchi di appuntamenti. Accompagnato da un centinaio di imprenditori, il capo del Cremlino ha cercato investitori e compagnie che portino tecnologia in Russia. Le maggiori discussioni hanno riguardato il settore automobilistico con la Renault e quello delle costruzioni per le Olimpiadi di Sochi 2014. Incoraggianti i risultati in campo culturale (il 2010 è l’anno della Francia in Russia e viceversa) ed in quello spaziale con l’utilizzo dei vettori Sojuz per il lancio di satelliti transalpini.

La Francia sta valutando la vendita di 4 navi da guerra della classe Mistral da dislocare nel mar Baltico. In poche ore i russi potrebbero essere in grado di trasportare un grosso numero di truppe. Mai in passato un membro della Nato aveva messo in preventivo una scelta del genere. I Paesi baltici hanno reso noto la loro contrarietà ed hanno chiesto un intervento di Washington. “Sarebbe il simbolo della nostra fiducia”, ha dichiarato il presidente Sarkozy.

Il collega Medvedev si è detto disponibile a sanzioni “intelligenti” contro l’Iran. Il trattato Start tra le due superpotenze della Guerra Fredda, scaduto nel dicembre scorso, dovrebbe chiudersi presto. Su questo ultimo punto una fonte dell’Amministrazione Obama ha confermato che gli Stati Uniti si preparano ad una riduzione spettacolare del loro arsenale nucleare, mantenendo, però, la deterrenza.

Dietro alle quinte ci si sta preparando alla costruzione degli Scudi, ossia delle difese anti-missilistiche, considerando che Paesi, definiti un tempo “canaglia”, hanno ormai sviluppato tecnologia in grado di colpire a medio raggio. Ecco il perché, per la rabbia del Cremlino, Paesi come Romania e Bulgaria sono disponibili ad ospitare pezzi dello Scudo USA e la Polonia è pronta a dislocare altri tipi di armi americane sul suo territorio.

 Peggio di così nemmeno negli incubi più terribili. La Russia olimpica ha collezionato figuracce in serie a Vancouver. Per la prima volta dopo 46 anni rappresentanti di Mosca non hanno vinto l’oro nella danza a coppie sul ghiaccio. Lo “zar” dei palazzetti, Evghenij Plushenko, è arrivato soltanto secondo nell’individuale. Nell’ultimo triennio questo biondino slanciato e dalla battuta pronta è diventato più una “stella” superpagata della televisione che uno sportivo affamato di competizioni. Nel biathlon e nello sci di fondo dei russi non c’è traccia, come se questi si siano persi nei boschi della British Columbia.

 L’enorme gigante slavo, già prostrato da una dura recessione economica condita da un’inattesa crisi psicologica tra la gente, è rimasto attonito. Le Olimpiadi invernali sono per i russi come i mondiali di calcio per gli italiani. “E’ il destino!” il tipico commento fatalista dell’uomo della strada, inviperito per le notizie d’oltreoceano.

 “Vinciamo 31 medaglie, di cui 11 d’oro”, aveva bellamente preannunciato il capo della Federazione Olimpica, Leonid Tjagaciov, due giorni prima dell’inizio delle gare. I parlamentari russi sono furiosi e hanno invitato lui ed il ministro dello sport Vitalij Mutko ad andarli a trovare alla Duma. La data dell’audizione è stata fissata ed alcuni partiti chiedono la loro testa. In altri tempi un lungo soggiorno in Siberia non glielo levava nessuno.

 Nella giornata di chiusura il presidente Medvedev aveva in programma un viaggio a Vancouver per prendere il testimone per Soci, sede delle prossime Olimpiadi nel 2014. Invece forfait. Il governo federale ha tagliato pesantemente il budget dello Stato per il 2010, ma i fondi per i Giochi… quelli no. La valanga di petro-rubli, per mostrare al mondo il volto nuovo della Russia post sovietica, non è stata nemmeno sfiorata dalla crisi. Dopo il disastro di Vancouver la Corte dei conti vuole mettere il naso nel superbilancio per Soci. Dopo le debacle sportive quelle per le infrastrutture non all’altezza?

 In Canada “Casa Russia” è stata forse la più elegante. Non si è badato a spese. Oltre a luculliani banchetti offerti, sono stati portati cantanti e ballerini per mitigare la nostalgia per la Patria lontana. “Ma dove sono gli sportivi?” – si è domandato un giornalista di una tivù non schierata col potere. – “Abbiamo visto soltanto funzionari, deputati e pezzi grossi”.

 Giovedì 25 febbraio, il colpo definitivo: 7-3 contro gli eterni avversari canadesi. E’ stata la delusione che probabilmente ha fatto cadere le braccia a Medvedev, ma non all’indomito Putin, che ha invitato il Paese a tirarsi su di morale. “Nel 2014 andrà meglio”, il messaggio. La settimana prima contro la Slovacchia di hockey per la Russia è stata una “Corea”. E pensare che davanti alla sede della Federazione di hockey canadese a Toronto fa bella mostra una targa in cui si ricorda un’epica vittoria della nazionale locale contro quelli che un tempo erano considerati i mostri sovietici. Correva voce addirittura che quegli “orsi” imbattibili sui pattini avessero i bastoni più lunghi del consentito.

 “La nazionale russa più scarsa della storia”, scrivono alcuni giornali. “Perlomeno abbiamo vinto la medaglia d’oro delle giustificazioni”, osserva Ajder Muzhdabaev su “Mk”. La più originale è stata che “laggiù fa troppo caldo per noi!” Il magnate Prokhorov è presidente della Federazione di biathlon e da poco ha acquistato la squadra di basket dei New Jersey Nets, da lui ritenuta possibile pretendente al titolo Nba. “Bravo, signor oligarca – sottolinea ironicamente Muzhdabaev -. Ma non si poteva tanto per iniziare, prima di realizzare i suoi incredibili piani napoleonici, vincere perlomeno una medaglietta nel biathlon?”. “Siamo nelle mani di dilettanti – sbraita amaramente l’anziano Aleksandr Tikhonov, il biathlonista più vincente della storia, una leggenda vivente con 4 ori olimpici -. Se riescono a disperdere la nostra scuola bisognerà tagliargli la testa”. Nei prossimi mesi in Russia è prevista tempesta. Ma non è quella atmosferica!

 Vancouver 2010

Russia

3 ori 5 argenti 7 bronzi
Polonia 1 3 2
Italia 1 1 3
Bielorussia 1 1 1
Lettonia 0 2 0

 

Пять лет после оранжевой революции Виктор Янукович приступил к исполнению обязанностей главы украинского государства в Киеве в 25 февраля.

 Инаугурация четвертого президента происходила в Верховной раде в пустом на одну треть зале заседаний, ряды депутатов от «Блока Юлии Тимошенко» (БЮТ) были пусты. Премьер-министр, уступившая Януковичу победу на выборах с разницей в 3,5% голосов, но так и не признавшая своего поражения, также отсутствовала на церемонии. Отказались почтить вниманием торжество первый и третий президенты Украины Леонид Кравчук и Виктор Ющенко. Зато на инаугурации присутствовал второй президент Леонид Кучма, объявивший своим преемником Виктора Януковича еще на предыдущих президентских выборах в 2004 году. В 2005 году на инаугурации Виктора Ющенко присутствовали и Кучма, и Кравчук.

 Глава Миссии ОБСЕ Жоао Соареш описывал второй тур президентского голосования на Украине как «очень впечатляющий пример демократических выборов». По многим специалистам, Украина является самой развитой демократией в пост-советском пространстве.

  В президентской речи Янукович обозначил свои главные приоритеты: реформа правительства, сокращение аппарата, создание “дееспособной исполнительной власти, которая немедленно займется наиболее пораженными отраслями экономики и социальной сферы”, а также создание “сильного и стабильного парламентского большинства”. Задачи у него трудновыполнимы.

  Эксперты утверждают, что для Януковича важно отобрать у Тимошенко административный ресурс как можно скорее. Иначе она снова проведет в парламент крупную фракцию, а также добьется победы на местных выборах всех уровней. И президент останется в изоляции, окруженный лагерем политического противника.

  Последствия экономического кризиса очень тяжелые. С мая 2008 по май 2009 средняя заработная плата на Украине выросла с 1735 до 1845 грн (выросла на 6,34 %), однако из-за девальвации гривни средняя зарплата в долларовом эквиваленте сократилась с $343 до $240 (снизилась на 30 %). За январь-апрель 2009 года падение промышленного производства  составило 31,9 % в сравнении со средним показателем по СНГ 9 %; прирост инфляции составил 19,1 % (в годовом исчислении); объём розничного товарооборота  упал на 14,4 %. В ноябре 2009 года Международный валютный фонд решил приостановить предоставление финансовой помощи до проведения президентских выборов из-за отсутствия консенсуса между властями в сфере бюджетной политики.

  Янукович в своей речи подчеркнул, что Украина продолжит интеграционные процессы с ЕС и постсоветскими странами как «внеблоковое государство». «Будучи мостом между Востоком и Западом, интегральной частью Европы и бывшего СССР одновременно, Украина выберет такую внешнюю политику, которая позволит нашему государству получить максимальный результат от развития равноправных и взаимовыгодных отношений с Российской Федерацией, Европейским Союзом, США и другими государствами, которые влияют на развитие ситуации в мире», – объяснил президент Украины.

 «Вызовы, которые стоят перед международным сообществом, диктуют необходимость объединяться в как можно более широком формате. Я имею в виду единый мир как силу, способную гарантировать планете мирное сосуществование разных цивилизаций, энергетическую, экологическую, продовольственную безопасность. Мы готовы принимать участие в таких процессах как европейское внеблоковое государство», – сказал президент Украины.

 Между тем в тот же день Европарламент принял резолюцию, в которой содержится пункт о возможности Киева запросить членство в ЕС. А в другом пункте резолюции выражается сожаление в отношении того, что уходящий президент Ющенко присвоил лидеру Организации украинских националистов Степану Бандере, «который сотрудничал с нацистской Германией, титул национального героя Украины». Европарламент выражает надежду на то, что новый президент страны пересмотрит это решение.

  Первый зарубежный визит Виктор Янукович совершит 1 марта в Брюссель, а в  Россию он прибудет 5 марта. Идея первой поездки в Европу принадлежит министру иностранных дел Украины Петру Порошенко. Практического смысла в поездке нет, с Евросоюзом отношения и так в порядке.

  Любой шаг Виктора Януковича в сторону России теперь будет встречать жесткое противодействие со стороны оппозиции. Однако, новому президенту придется мудро решить проблемы присутствии в Крыму Черноморского флота, транзита российского газа в ЕС, статуса русского языка на Украйне. Почти 20 миллион человек не могут употреблять своего родного языка в официальных документах. Не надо забывать что когда Виктор Янукович служил премьер-министром при Кучме он всегда защищал местного капитала от интересов российских олигархов и в его команде, до сих пор, работают американские специалисы.

  Впервые в истории Украины руководителя государства благословлял на труд во благо народа глава Русской православной церкви.  «Пусть хранить вас Господь на многие благие годы, пусть Господь хранит Русь-Украину», — сказал Патриарх Московский и всея Руси Кирилл во время молебна в Киево-Печерской лавре. Присутствующие обратили внимание при этом, что слова молитвы за Украину «Боже Великий единий, нам Украину храни» патриарх немного дополнил: «…нам Русь-Украину храни».

  Наш прогноз простой: именно при Януковиче произойдет сближение Украины с Европой и ее евроинтеграции. У четвертого президента есть огромный шанс модернизировать свою страну благодаря новому приобретенному геополитическому весу бывшего советского республика. Пропустить его было бы непростимо.

 Джузеппе Д’Амато

 Viaggiare sognando ad occhi aperti lungo uno dei tragitti più affascinanti del mondo senza affaticarsi o rischiare imprevisti di qualsiasi genere è oggi possibile. Grazie ad un’iniziativa delle Ferrovie russe e di Google, la mitica Transiberiana è a portata di un semplice click, standosene tranquillamente seduti in poltrona davanti allo schermo del computer e non in un minuto ed affollato scompartimento. 

 Poche, ma strategiche, le scelte da fare. Prima: decidere se ascoltare in sottofondo il rumore delle rotaie o pezzi di musica classica russa con le immancabili balalajke o la lettura di brani tratti dalle immortali opere di Tolstoj e di Gogol. Seconda: a quali visite guidate partecipare nelle varie città dove fa sosta il treno?

 Si parte finalmente dalla stazione capitolina Jaroslavskij, accomodati vicino al finestrino, sapendo che ad attenderci ci sono 9.259 chilometri fino al Pacifico, fino a Vladivostok *. Ci aspettano 150 ore imperdibili di panorami mozzafiato, attraverso 7 fusi orari e due continenti.

 La caotica Mosca con i suoi imponenti grattacieli si allontana per lasciare posto all’immensità dello spazio. Cartine geografiche aggiornatissime fanno capire al viaggiatore dove si trova in quell’istante, quanto manca alla lontana meta finale. Foto coloratissime sembrano appena state scattate dal vicino di sedile.

 Il fiume Volga si attraversa quasi subito. Il suo ampio letto, impressionante per un europeo occidentale, è poca cosa rispetto a quello dei fiumi siberiani, degli autentici mari in mezzo alla steppa. Finalmente si riesce a trovare il modo ed il tempo di ascoltare la lettura completa dell’enciclopedico Guerra e Pace!

 Ecco Irkutsk. Si scende. Una graziosa biondina paragona la città a Genova. Non si capisce francamente la ragione. Le tradizionali case in legno, memoria di quando il centro siberiano – crocevia di traffici d’ogni tipo – era un borgo di frontiera, si stagliano in mezzo ad edifici moderni. Il lago Bajkal con le sue foreste di tipo scandinavo lascia senza parole.

 Si vola verso est. Si supera Birobigian, prima capitale di uno Stato ebreo moderno, sul confine cinese. Poi Khabarovsk. Quando si entra a Vladivostok, una “San Francisco” in salsa russa per l’aspetto esteriore collinare-marittimo, le palpebre del viaggiatore sono diventate francamente due saracinesche implacabili.

 Bellissima questa attraversata virtuale del gigante russo. Purtroppo, mancano gli odori e i casuali compagni di viaggio, ma soprattutto l’insostituibile vodka con pesce essiccato.

Giuseppe D’Amato

* C’è stato un piccolo taglio rispetto agli storici originali 9.288,2 km.

President Yanukovych

 Five years after the Orange Revolution ousted him Viktor Yanukovych has sworn in as President of Ukraine. He took the oath of office in the Verkhovna Rada, the Ukrainian Parliament.

 The former USSR republic “is in an extremely difficult situation,” he said in his first speech as Head of State. “There is no state budget for the current year. The debts on foreign loans are colossal. Poverty, a ruined economy, and corruption are only part of the list of the troubles that constitute Ukrainian reality.” The meaning of his words is clear: it’s time to dig the axe of war and start to work together.

 His electoral opponent’s refusal to concede defeat and step down from the premiership threatens to prolong the political wrangling that has paralyzed the country since 2006. Yulia Tymoshenko continues to accuse him of having won the run-off through fraud. But Joao Soares, president of the OSCE Parliamentary Assembly, called Ukraine’s election “an impressive display” and “a victory” for democracy.

 The voting pattern showed a sharp split between Russian-speaking voters in the industrial east and south who backed the new President and Ukrainian speakers in the west and in the centre who voted for Tymoshenko. Yanukovych’s margin of victory was only 3.5 percentage points.

 The former Soviet republic can not wait for political peace anymore. Last autumn, the International Monetary Fund froze a $16.4 billion bailout.  Ukraine’s gross domestic product plunged by 15 percent in 2009, according to the World Bank. IMF officials will visit Kiev on April 7th.

  Ukraine will embark on a foreign policy,” Yanukovych highlighted, “that will allow our country to fully benefit from equal and mutually beneficial relations with Russia, the European Union and the United States.” His first foreign official visit as Ukrainian leader will be to Brussels, the second to Moscow.  In Yanukovych’s idea his country will come back to be “a bridge between the East and the West, integral part of both Europe and the former USSR”.

 The new President will simply correct the too westwards Yushchenko’s policy into a more natural ‘non-aligned’ one. When Yanukovych served as Prime minister under Kuchma’s presidency he supported national economic interests against the Russians in many tenders and had a good relationship with the USA. His best advisers are American still now.

 The new President has indicated he would put an end to Ukraine’s drive to join NATO and renegotiate a gas-supply deal with Moscow, which some believe would enable him to establish closer ties with Russia’s Gazprom. He has proposed the creation of a consortium (33% stakes each to Ukraine, Russia, and EU) to run the national gas pipelines and has hinted at possible concessions to the Kremlin over the future Russia’s Black Sea fleet  forces in Crimean peninsula. Yanukovych needs to find a good solution for Khrushchev’s poisoned present and for the use of Russian as official language. Around 20 million people can not use their mother tongue in state documents.

 The European Union and Russia need stability in Ukraine for raw materials’ transit . On the same day Yanukovych swore in, the European Parliament has issued a document which leaves the door open to a future Ukrainian membership to the EU and expresses the hope that the new President will cancel his predecessor’s recent decree that gave the honorary title of national hero to Stepan Bandera. Brussels will study a road map to guarantee no-visa EU entry to the Ukrainians in the next future and, as a first step, free of charge Schengen visa.

 Yanukovych has much to gain from the international situation, using his country’s new geopolitical importance. Financial and technological aids from West and East may be crucial for the modernization of Ukraine and for its European integration.

Giuseppe D’Amato

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