Quando c’è un qualche anniversario di mezzo i russi sono sempre i primi a celebrarlo. Ma per Lev Tolstoj, 100 anni dalla sua morte, non è proprio così. La Russia ufficiale se n’è quasi dimenticata o ha volutamente ignorato una data così importante.
“Il nostro avo aveva altri valori rispetto a quelli dell’attuale governo”, Catherine Tolstoy, del ramo britannico della famiglia, tenta di trovare una spiegazione, buttandola in politica. Darle del tutto torto non è possibile. In Russia i capolavori del grande scrittore sono collegati al suo lavoro come filosofo, che propugnava principi come la non violenza, la vita semplice e l’amore fraterno, ed inculcava dubbi sul valore del patriottismo. “I problemi su cui lui scrisse – sostiene Fyokla Tolstaya, una lontana nipote, – sono il militarismo ed il pacifismo, la giustizia, la religione, il Caucaso. Nessuno di loro è stato risolto”.
L’autore dell’enciclopedico Guerra e Pace, studiato nelle scuole russe, era una figura scomoda per i governanti del suo tempo, scomunicato nel 1901 dalla Chiesa ortodossa. E la posizione ufficiale del Patriarcato di Mosca oggi non è cambiata. “Tolstoj è un non cristiano – ha ribadito un portavoce del comitato per la cultura della Chiesa ortodossa russa -. E’ uno scomunicato, quindi, non desta per noi interesse”. La famiglia ha chiesto più volte che la questione venisse riesaminata, ma il rifiuto dei religiosi è stato categorico, poiché “non vi è stato pentimento”. In epoca sovietica i punti di vista dello scrittore contro la religione organizzata in strutture e a sostegno dei contadini venivano esaltati dal potere comunista tanto che Vladimir Lenin pubblicò un articolo intitolato “Tolstoj come specchio della Rivoluzione”.
Se si consulta la guida dei programmi settimanali della televisione federale di speciali sull’autore di Anna Karenina non v’è traccia. Colpisce che il “buco” più clamoroso è stato dell’efficientissimo canale “Kultura”, che, qualche tempo fa, ha messo in onda un film su Tolstoj, ma non era dedicato ad uno dei maestri della letteratura mondiale bensì al 90esimo anniversario della nascita del regista Serghej Bondarciuk.
“La gente oggi legge della robaccia – fornisce un’altra spiegazione a tanto ostracismo la critica Natascia Perova -. Certi eventi, come il centenario della sua scomparsa, non sono più feste nazionali come erano prima che fossimo isolati dal resto del mondo. La cultura è diventata troppo commerciale. Le generazioni più giovani non hanno la possibilità di confrontarsi con una seria produzione letteraria, quindi non la chiede”.
Oggi Tolstoj è più celebrato in Occidente che in Patria. Decine sono state le manifestazioni organizzate in questi mesi, dalla Germania agli Stati Uniti. Numerose nuove traduzioni sono state pubblicate in giro per il mondo. Un film sugli ultimi giorni di vita dello scrittore ha ottenuto le nomination per il premio Oscar. Inedite biografie della moglie Sofia sono state presentate al pubblico.
La tenuta di Jasnaja Poljana, non lontano dalla città di Tula, rimane il centro dell’attività degli studiosi di Tolstoj e della sua famiglia. Qui in estate si sono riuniti più di 350 discendenti dello scrittore i quali si incontrano, più o meno una volta ogni 4 anni, per conoscersi meglio e scambiarsi opinioni sul daffarsi.
L’informatizzazione dei capolavori e degli studi a loro dedicati è la direzione intrapresa. I russi apprezzano il lavoro finora svolto a giudicare dai più di 3 milioni di contatti con il sito Internet dedicato a Tolstoj. A Jasnaja Poljana e a Mosca sono state organizzate varie mostre. L’affluenza è stata buona.
Ci si consola soprattutto con il successo a San Pietroburgo presso il museo “Anna Akhmatova” della manifestazione in stile videoart Cento anni senza Tolstoj. Nelle sale si osservano il ritratto dello scrittore, rappresentazioni dei suoi ultimi giorni di vita. Su un pannello in bianco e nero vengono proiettate immagini delle guerre del XX secolo integrate con citazioni di Tolstoj come “lo scopo dei conflitti è l’omicidio”. Per le sequenze sulla Cecenia sono stati scelti brani da Sebastopoli, maggio 1855. Il più significativo è “i problemi irrisolti ancor meno si risolvono con la polvere ed il sangue”.
Giuseppe D’Amato
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