“Mosca – dice Andrej Rjabov, una delle “menti” del prestigioso Centro studi “Carnegie”, – ha non pochi problemi a rapportarsi con Bruxelles direttamente, poiché l’Unione europea ha una burocrazia particolare. Utilizza un approccio che non va bene con l’attuale Amministrazione russa. Ossia Bruxelles pretende prima l’ottenimento di precisi obiettivi da parte chi vuole avere con lei relazioni di un certo tipo, quindi discute dei passi successivi. Con il duo Putin-Medvedev servono passi concreti, reciproci e contemporanei”.
Ecco quindi perché è stata preferita la scelta di avere soprattutto rapporti diretti con gli Stati nazionali. “Ci sono partner strategici come Germania, Francia, Italia tra i maggiori Paesi europei. Sono stati definiti dei progetti che vengono portati avanti. Partendo da loro si è costruita la politica estera russa. Con Berlusconi si sono creati ottime relazioni personali, che hanno sfruttato le condizioni internazionali esistenti. Lo stesso sta avvenendo con il francese Sarkozy, anche se qualche tempo fa le cose non andava per il meglio”.
Ma perché Putin ha trovato un “amico” fidato ed un alleato proprio nel premier italiano? “I due hanno uno stile assai simile: sono populisti e pragmatici. Gli affari di Stato vengono prima di tutto. La politica viene intesa come grande business e viene piegata alle esigenze delle economie”.
Quale è il segreto del successo dell’imprenditoria italiana in Russia? “C’è una lunga tradizione che fonda le sue radici nell’epoca comunista. Questo bagaglio culturale e di contatti è rimasto. Per di più il clima generale permette il moltiplicarsi di affari a lunga prospettiva”.
Le pare possibile che la monopolista Gazprom paghi delle “royalities” in giro? “Come hanno scritto a più riprese gli specialisti del settore esistono schemi poco chiari e poco trasparenti. Prendiamo ad esempio il rapporto tempestoso tra Russia ed Ucraina in campo energetico. In passato schiere di strani personaggi hanno fatto il bello ed il cattivo tempo. Poi, per riportare un po’ d’ordine, Mosca ha chiesto che venisse sciolta la Rosukroenergo, la società di intermediazione. Si è così scoperto che la Naftogaz ucraina aveva i soldi per pagare le forniture. Prima sembrava che non fosse così. In futuro, forse, se il Terzo pacchetto europeo per l’energia entrerà in vigore si cancelleranno alcuni buchi neri”.
Lei lavora qui a Mosca per uno dei più influenti centri studi del mondo con sede principale a Washington. Ci spiega perché traspare dai messaggi pubblicati da WikiLeaks una sorta di gelosia americana nei confronti delle ottime relazioni russo-italiane? “Le posso rispondere per quanto riguarda la Russia. Il governo americano è stato messo al corrente dai propri funzionari di quanto succede qui. Questo serve per capire l’affidabilità di chi si ha di fronte nel momento di iniziare una trattativa. Ossia questi accordi a più corto raggio si possono stringere, mentre gli altri di diverso genere no. Ad esempio, sul gas si può fare, mentre sulle intese per la sicurezza a lungo termine possono nascere degli imprevisti. In sostanza tutta questa corrispondenza serve per non deludere speranze inattese”.
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