“Il documento, il tema ed il risalto dato hanno reso questa occasione un vero evento”. Monsignor Paolo Pezzi è soddisfatto della presentazione della traduzione in russo della Spe salvi. La seconda Enciclica di Papa Benedetto XVI, in cui il Santo Padre spiega cosa è la Speranza cristiana e come essa può salvare, è stata discussa al Centro culturale Biblioteca dello Spirito della capitale dallo stesso arcivescovo cattolico di Mosca e da padre Vladimir Shmalij, segretario della Commissione teologica sinodale del Patriarcato ortodosso.
Una settantina di persone – sacerdoti, professori, giornalisti e fedeli – hanno ascoltato per un’ora e mezza i punti di vista dei due interlocutori. Poi sono seguiti gli interventi di un protestante e di un prete cattolico.
“Siamo stati positivamente colpiti dall’attenzione prestata dalle agenzie di stampa – sottolinea Jean Francois Thiry, uno degli organizzatori della serata -. I commenti sono buoni: cattolici ed ortodossi riflettono insieme”. I tempi delle dure incomprensioni di inizio secolo tra le due Chiese paiono lontani. Si parla sempre meno di proselitismo cattolico e molto di più di ecumenismo. Le differenze, comunque, rimangono. Avvicinamenti confortanti sono spesso seguiti da inspiegabili raffreddamenti. Il tanto atteso storico incontro tra il Papa ed il Patriarca di Mosca resta un sogno di milioni di fedeli. Le diplomazie stanno lavorando, ma il percorso da seguire sembra ancora lungo.
“Gli scritti del Pontefice – continua Jean Francois Thiry – sono accolti favorevolmente anche dagli ortodossi che vedono nel Santo Padre un teologo fedele alla tradizione. Da qui l’idea di questa serata. La nostra casa editrice ha già pubblicato ‘l’Introduzione al Cristianesimo’ del cardinale Ratzinger con prefazione del metropolita Kirill (ndr. Il “numero due” della Chiesa ortodossa russa). La presentazione dell’enciclica papale a due voci è servita per ottenere il pensiero ortodosso sul documento in questione”. Anche la volontà di creare una coscienza ed il desiderio di unità dei cristiani stanno alla base di questi incontri.
Tornando ai due interventi principali, monsignor Pezzi ha avuto un approccio molto pastorale. “Il Papa dice che non si può essere felici nella solitudine e sperare solo in se stessi – ha osservato l’arcivescovo di Mosca -. Il Cristianesimo corrisponde a un fatto, ad un avvenimento, per cui la vita acquista una nuova prospettiva. Siamo salvati dalla speranza; la vita può avere un senso, un senso che salva. E se salva vuol dire che è presente, non può essere lontano. Nella speranza siamo certi, la speranza è legata alla certezza: di solito la colleghiamo a qualcosa di incerto e futuro, che verrà. Ed invece no, possiamo già viverla ora. Dove troviamo questa speranza? Nell’esperienza di chi ha già questa speranza; ci sono dei testimoni che fanno già esperienza di speranza. Il Papa indica due tipi di testimoni: 1. la Bibbia, che descrive il rapporto Dio-uomo, non è una parola astratta; 2. i testimoni viventi che sono i Santi. Ci serve la fede per sperare”.
“Dobbiamo adesso – ha proseguito monsignor Pezzi – farci la domanda se la fede ci dà vera conoscenza di Cristo. Se non è così anche la speranza è vana. È necessario il coraggio di alcuni che portino la speranza per tutti. La speranza è legata al desiderio dell’uomo. Il Papa propone di allargare il desiderio, che nell’uomo è desiderio di felicità. La speranza è legata anche al sacrificio. Per tutti, di solito, il sacrificio è una tragedia, ma, in un determinato momento della storia, è diventato una parola grande: quando Cristo è andato in croce! L’uomo ha così tanto valore per Dio che Dio ha deciso di farsi uomo e soffrire per l’uomo. La speranza è legata anche alla nostra responsabilità, rispondiamo di quello che abbiamo ricevuto nel Battesimo”. Seguendo l’esempio della Madonna, ha concluso monsignor Pezzi, “la vita è una chiamata; c’è un posto dove Qualcuno mi chiama, e io rispondo!”
Padre Vladimir Shmalij ha, dal suo canto, evidenziato che questa è stata la prima volta che un’enciclica è stata presentata in Russia. “Essa è una sorta di messaggio apostolico mandato a tutti. Non è rivolta solo ai cristiani e ai credenti, ma ad ogni uomo”, ha detto il rappresentante ortodosso.
“La speranza – ha sostenuto don Shmalij – è fondamentale perchè è legata alla domanda: perchè vivo? La speranza è una realtà oggettiva. La speranza non sta nel progresso tecnico e scientifico e non è un nostro atteggiamento psicologico, ma è ciò che acquistiamo con il Battesimo. E’ una realtà”. Secondo il prelato ortodosso il Papa “non si pone come critico feroce della nostra società. La sua è una critica leggera. Critica l’individualismo cristiano; la nostra speranza in Dio non è come dovrebbe essere; Cristo dovrebbe essere il fondamento della nostra vita. È difficile far corrispondere l’immagine splendente di speranza da cui siamo bombardati dalla società con le condizioni in cui poi viviamo tutti giorni. I cristiani non possono non reagire di fronte a questo”. Quello del Papa è – in sostanza – un grande richiamo per i cristiani.
Marzo 2008
We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.