E’ andato tutto secondo le previsioni della vigilia. L’affluenza alle urne è stata alta e Nusurtan Nazarbaiev ha vinto le presidenziali anticipate con un ampio distacco. La Commissione elettorale ha comunicato che l’89,9% degli aventi diritto ha partecipato al voto, oltre il 13% in più rispetto al 2005. Il presidente uscente ha ottenuto il 95,5% delle preferenze, mentre nessuno dei suoi tre sfidanti ha superato la barriera del 2%.
Varie organizzazioni internazionali, che hanno monitorato le elezioni, hanno espresso giudizi non troppo positivi. Il potere ha ampliamente utilizzato le classiche “risorse amministrative”. L’opposizione ha preferito non partecipare a queste consultazioni, poiché ha avuto meno di due mesi per trovare un unico candidato.
Da dopo l’approvazione degli emendamenti alla Costituzione nel 2007 sono state tolte gran parte delle limitazioni per concorrere alla prima carica del Paese. Il settantenne Nazarbaiev è capo della repubblica asiatica fin dai tempi sovietici: nel 1984 premier, nel 1989 segretario del Partito comunista, quindi presidente. Questa è la sua quarta riconferma. Le elezioni si sarebbero dovute tenere nel 2012, ma il presidente ha preferito anticiparle dopo che un gruppo aveva proposto in Parlamento di tenere un referendum per allungargli il mandato fino al 2020.
Estesa quasi un quinto dell’Europa e con solo 16 milioni di abitanti appartenenti alle più diverse etnie, il Kazakhstan ha goduto nell’ultimo decennio dei benefici prodotti dal boom dei prezzi delle materie prime a livello internazionale e sta costruendo magistrali energetiche sia verso est che verso ovest. Importante è il progetto Eni di Kashagan sul Caspio.
Nazarbaiev garantisce la stabilità in un’area strategica per la Russia e per l’Occidente, guardata con sempre maggiore attenzione anche dalla Cina. Rispetto ai suoi colleghi regionali ex sovietici il presidente kazakho è considerato un leader illuminato nonostante alcuni scandali che hanno coinvolto la sua famiglia. La sua successione rappresenta un vero punto interrogativo, poiché l’opposizione non ha candidati all’altezza, alcuni politici di primo piano sono in passato espatriati all’estero e tra le file del potere non si intravedono possibili “delfini”. Si vive, quindi, alla giornata, contando che la popolazione si arricchisca e si abitui ad un sistema il più rassomigliante possibile alla democrazia.
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