Wadowice. Centinaia di bambini si addensano in file poco ordinate e chiassose. L’attesa è lunga, ma non troppo. L’atmosfera è quella tipica delle gite scolastiche. In ulitsa Koscielna (ossia della Chiesa) numero 7 pellegrini e studenti in erba si mischiano davanti alla casa natale di Karol Wojtyla. Qui, il 18 maggio del 1920, nacque il futuro Papa. Al primo piano dell’edificio una suora, che parla anche in italiano, invita i visitatori a mettere delle pantofole per non sporcare i pavimenti. Le pareti sono piene di foto di Giovanni Paolo II, le bacheche contengono libri e documenti. Non mancano nemmeno i giornali, soprattutto quelli riguardanti l’attentato del 1981.
“Tutto sommato, la Polonia e la sua Chiesa hanno superato bene la morte del Santo Padre”, osserva il noto intellettuale cracoviese, Jan Prokop. Non erano pochi, soprattutto tra i prelati locali, a prevedere scenari inquietanti. “La scelta di un successore tedesco – continua il professor Prokop – non ha creato malumori. Con i vicini tedeschi si sono combattute in passato tante guerre. Ma il cardinale Joseph Ratzinger è stato per anni uno dei più stretti collaboratori di Wojtyla e ha ricordato più volte nei suoi discorsi pubblici il Papa polacco”. Bisogna anche aggiungere che il fedele segretario particolare del Pontefice defunto, monsignor Stanislao Dziwisz, è stato nominato da Benedetto XVI arcivescovo di Cracovia. Un vero e proprio segnale di continuità.
Giovanni Paolo II si è congedato dai suoi connazionali con una serie di pubblicazioni, che sono andate letteralmente a ruba. Veri e propri bestsellers che la gente conserva con cura. La “guida morale” per oltre 26 anni ha traghettato il Paese slavo fuori dalle secche del comunismo ed è intervenuto pesantemente nella primavera del 2003, quando la Polonia, come al solito frammentata al suo interno e con una fronda cattolica conservatrice contraria, ha scelto tra l’adesione all’Unione europea ed il nulla.
Cracovia è come sempre splendida. Il castello del Wawel, dove batte il cuore della Polonia, e la piazza del Mercato danno lustro ad una delle capitali della cultura europea. E’ un pullulare di gente proveniente da ogni angolo del mondo. L’organizzazione è più che buona. Il sorriso e il senso dell’ospitalità accompagnano ovunque il visitatore.
Il turismo religioso, legato a Giovanni Paolo II, è discreto. Gadget e foto sono venduti in buon numero, ma senza eccessiva materializzazione. L’Ente del turismo di Cracovia propone il percorso papale, una mezza giornata, a cifre non piccole, ben più care della visita al campo di sterminio di Auschwitz. Per il viaggiatore “fai da te” non sono facili da trovare i pulmini bianchi che percorrono i quaranta chilometri che separano Cracovia da Wadowice. La strada è stretta e pericolosa. Ci vuole quasi un’ora e venti e tanta pazienza per sopportare il caldo appiccicoso.
Nella piazza principale di Wadowice, cittadina abitata da poche migliaia di persone, la chiesa della Madonna di Soccorso esibisce sulla facciata un paio di grandi stendardi vaticani ed un busto raffigurante Giovanni Paolo II ricolmo di fiori. All’interno del tempio alcuni paramenti del Santo Padre sono già reliquia. L’emozione per la morte di Karol Wojtyla è ancora forte. A Wadowice, però, adesso vi è coscienza che nel 1920 è nato un santo.
Giuseppe D’Amato
da L’EuroSogno e i nuovi Muri ad Est. Greco&Greco editori, Milano 2008. PP. 353-354.
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Come ha dichiarato il parroco della Basilica di Wadowice, Jakub Gil, le tradizionali Serate “papali” saranno anticipate dalle 20.00 alle 18.00. La scelta dell’ora era dettata dalla decisione di terminare la celebrazione all’ora del ritorno del Pontefice nella Casa del Padre, ossia alle 21,37. Dopo la beatificazione negli incontri si porrà minor attenzione all’aspetto della salita al Cielo di Karol Wojtyla quanto all’elevazione agli altari ed alla gioia della benedizione.
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