Russia. Navalnyj, l’anti-Putin alla sbarra.

27 Apr 2013

Montatura per vendetta politica o l’ennesimo caso di imbroglio ai danni dello Stato? Il processo contro Aleksej Navalnyj, il blogger anti-Putin, diventato il punto di riferimento dell’opposizione russa, divide il gigante slavo. Le parti sono contrapposte e vie di mezzo non ve ne sono, assolutamente. Navalny
Le accuse mosse contro il blogger, che ha inventato lo slogan “Russia Unita, il partito dei ladri e dei manigoldi”, appaiono assai deboli. Navalnyj viene processato lontano da Mosca, a Kirov, per appropriazione indebita, quando nel 2008-2009 era consigliere del locale governatore regionale. Avrebbe messo in piedi una vendita svantaggiosa di legname per fini personali. Rischia fino a 10 anni di carcere.
A metà aprile il processo era stato aperto ed immediatamente rimandato per dare tempo agli avvocati dell’uomo, oggi il più indigesto per il Cremlino, di conoscere gli incartamenti. E mercoledì 24 ben due sono state le interruzioni con il giovane giudice indeciso sul daffarsi, mentre all’esterno del Tribunale fans del blogger e militanti filo-governativi si fronteggiavano con tanto di striscioni infamanti.
Nel corso del dibattimento i testimoni dell’accusa non sono nemmeno riusciti a ripetere in aula quanto deposto durante le indagini. Avevano dimenticato dettagli importanti.
Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e rappresentanti diplomatici stranieri, presenti a Kirov, osservano preoccupati gli eventi. Human Rights Watch ha addirittura avvertito Mosca di stare violando gli impegni internazionali presi. Di recente Amnesty International ha reso pubblico un rapporto, dal titolo “Libertà minacciata”, sul primo anno del terzo mandato presidenziale di Vladimir Putin, in cui sono messe in luce sistematiche limitazioni e violazioni della libertà di espressione, riunione ed associazione.
“L’analisi dei documenti ufficiali pubblicati sul caso Navalnyj – ha scritto sul quotidiano Vedomosti l’ex oligarca, ora in carcere, Michail Khodorkovskij – non lascia dubbi: in un processo giusto ed equo tali accuse sono inapplicabili. La motivazione politica del procedimento è evidente”.
Il blogger, dal canto suo, non pesa affatto le sue parole. Anzi ha puntato il dito direttamente contro il Cremlino, che avrebbe inventato la vicenda “da capo a piedi”. I guai giudiziari di Navalnyj, considerato un possibile futuro antagonista di Putin per la Presidenza, non finiscono qui: alcuni giorni fa lui e suo fratello sono stati inquisiti per una frode postale.
Se condannato l’opposizione rischia di ritrovarsi senza uno dei suoi leader più amati. Nei mesi passati Navalnyj ha pubblicato diversi documenti – non si sa da chi ricevuti – che hanno portato alle dimissioni di diversi parlamentari di Russia Unita, il partito del Cremlino.
La sensazione è che lo scontro tra potere ed opposizione sia adesso passato dalle piazze alle aule di giustizia. I russi sono stanchi di una politica che non li appassiona non in grado di risolvere gli enormi problemi sociali.

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