A dieci anni dalla “Rivoluzione delle rose” la Georgia volta pagina: finisce l’era Saakashvili. Il Paese caucasico diventa contemporaneamente una repubblica parlamentare per l’entrata in vigore della riforma costituzionale del 2010.
23 erano i candidati in lizza, ma di questi soltanto tre avevano vere chance. Ossia il filosofo 44enne Georgy Margvelashvili (rappresentante della coalizione Sogno georgiano ora al potere), l’ex speaker del Parlamento Nino Burjanadze (la “dama di ferro” della Rivoluzione delle rose del 2003 poi avversaria del capo di Stato uscente), il 41enne diplomatico David Bakradze (membro del Movimento Unito Nazionale di Saakashvili).
Ha vinto Margvelashvili con oltre il 62% delle preferenze, secondo è arrivato Bakradze con il 21, quindi la Burjanadze con un po’ più del 9% dei voti.
In campagna elettorale tutti i principali candidati avevano ribadito il corso di integrazione europea e nelle strutture dell’Alleanza atlantica intrapreso dal Paese caucasico, che, nell’agosto 2008, ha combattuto una disastrosa guerra contro la Russia in Ossezia meridionale.
“Maggioranza ed opposizione – ha sottolineato Margvelashvili – sono d’accordo sulla direzione fondamentale del nostro sviluppo e sugli obiettivi della nostra politica esterna nazionale”.
Il che potrebbe significare la firma del Patto di Associazione con l’Unione europea già il prossimo 28 novembre a Vilnius.
La Burjanadze è stata l’unica a mostrarsi più dubbiosa sull’integrazione nella Nato. “Fino a che vi saranno truppe russe sul nostro territorio – ha evidenziato l’ex speaker del Parlamento – ci sono poche possibilità di aderire all’Alleanza. Non ci sono stati passi politici effettivi per negoziare con Mosca”.
La Georgia è però un crocevia strategico fondamentale tra il mar Caspio ed i ricchi mercati occidentali. Da qui passano le principali pipeline tra Asia ed Europa. Ecco spiegata la grande attenzione prestata dalla comunità internazionale a queste elezioni.
Avendo già svolto due mandati presidenziali, il giovane carismatico leader georgiano, Michail Saakashvili, non ha potuto partecipare alla consultazione.
Con lui uscirà dalla vita politica attiva anche il suo principale avversario, l’attuale premier Bidzina Ivanishvili, che ha già annunciato le dimissioni per aver raggiunto i suoi obiettivi. Questo miliardario è infatti sceso in politica solo per dare al suo Paese un’alternativa al controverso Saakashvili, che ha dominato la scena nazionale dal 2003 con la Rivoluzione delle Rose, con cui di fatto spodestò dalla presidenza Eduard Shevardnadze, l’ex ministro degli Esteri di Gorbaciov.
Lo scorso anno ad ottobre il suo partito Sogno georgiano ha nettamente vinto le parlamentari, sconfiggendo duramente il movimento di Saakashvili.
“Per la prima volta – ha detto al suo seggio Ivanishvili – un candidato della compagine al potere non usa risorse amministrative per la sua campagna elettorale. Queste sono le prime elezioni di stampo europeo”.
Dopo l’uscita dei due grandi avversari la Georgia comunque cambierà. Entrerà in vigore la riforma costituzionale che la fa diventare una repubblica parlamentare. Il presidente rimarrà formalmente il capo dello Stato, manterrà ampio spazio decisionale nella politica estera, ma il governo ed il primo ministro acquisiranno maggiori poteri rispetto al passato.
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