La Russia ha centrato il suo obiettivo principale, raffredda, quindi, adesso i suoi rapporti con l’Iran. Il duo Medvedev-Putin ha incassato la recente rinuncia Usa allo dispiegamento dello Scudo spaziale in Europa centrale. Mosca tiene così gli americani e gli occidentali lontani dal suo ex “cortile di casa”, lo spazio ex sovietico.
Gli strateghi del Cremlino hanno vinto una battaglia fondamentale, messa, però, a repentaglio dal recente lancio di un missile a medio-lunga gittata a combustibile solido da parte di Teheran. Il presidente Obama aveva giustificato il cambio di direzione della Casa bianca con il mancato sviluppo da parte di alcuni Paesi avversari di tecnologie che portassero minacce oltre il breve-medio raggio. Intuibile ora la rabbia dei repubblicani a stelle e strisce e dei polacchi. Gli ayatollah sono in grado di colpire non solo Israele ma anche l’Europa meridionale e la Russia, per secoli nemica in Caucaso.
“L’Iran utilizza in modo sempre più attivo l’esperienza del vicolo cieco alla nord-coreana per la conduzione dei negoziati”, ha osservato il quotidiano governativo ‘Rossijskaja gazeta’, riferendosi alla trattativa di Ginevra del gruppo 5+1. Parole sibilline che lasciano intuire scenari nuovi.
Senza l’ausilio tecnologico russo e la sua difesa nelle sedi diplomatiche il programma nucleare degli ayatollah è poca cosa. Ufficialmente Mosca non ha consegnato ancora le batterie anti-missilistiche SS-300, già acquistate nel 2005 da Teheran, unica possibile difesa da raid aerei contro le installazioni atomiche a terra.
La vicenda della nave Arctic sea con un carico misterioso, dispersa nell’Atlantico e rincorsa dalle Flotte militari di vari Paesi, ha fatto suonare l’allarme in tante cancellerie occidentali.
La Russia sta ora mutando atteggiamento per l’imprevedibilità degli ayatollah, ma, di certo, non li scaricherà. Le urla dell’opposizione iraniana contro il Cremlino in giugno sono echeggiate fin dentro alle stanze del potere moscovita. Nessuno vuole cedere una tale pedina all’Occidente.
A parte le questioni geostrategiche che si aprirebbero con anche l’Iraq nelle mani di Washington e la Nato in Afghanistan, Teheran diventerebbe un pericoloso concorrente sul mercato dell’energia. Il Nabucco, la pipeline europea via Turchia ispirata dalla Casa bianca per evitare il transito in territorio russo, troverebbe d’incanto il gas necessario per riempire le tubature.
Ecco, pertanto, che Mosca dovrà iniziare una nuova partita con ben presenti quali equilibri conservare. Non dimenticandosi naturalmente che l’Iran è uno dei cinque Paesi rivieraschi del mar Caspio, la nuova “Klondike” del petrolio dei prossimi anni, crocevia necessario per lo sfruttamento delle ricchezze di idrocarburi dell’Asia centrale. I maghi del Cremlino hanno la scacchiera già pronta, sapendo che a Teheran la Russia si gioca la sua immagine di potenza regionale.
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1 Response to Iran: il cambio decisivo della Russia
robbbi
December 30th, 2009 at 21:04
l’analisi mi piace, la condivido al 100%. Certo la Russia e’ una super-potenza e deve gestire il suo status come tale. E mi sembra che da quando c’e’ in giro Putin lo faccia abbastanza bene. Il suo problema, per il futuro, e’ al 99% un problema demografico. Se riuscisse a risolvere quello……….