Russia – Siria, rischio palude.

31 Dec 2016

 Con l’uccisione dell’ambasciatore russo in Turchia Mosca si trova sempre più immischiata nella palude mediorientale. Ma nell’autunno 2015 si pensava ad un intervento rapido, tanto che il 14 marzo 2016 Putin ha annunciato che gli obiettivi in Siria erano stati raggiunti, pertanto era incominciato il ritiro. karlov

 La ragione di questa fretta era che il Cremlino non intendeva impantanarsi in una realtà così complessa. La Siria era una specie di merce di scambio per ottenere benefici in Ucraina; ed i vantaggi geopolitici erano a breve termine.

 La realtà, però, si sta rivelando diversa. I governativi di Assad sono militarmente più deboli di quanto si pensasse. La seconda caduta nelle mani dell’Isis di Palmira non lascia intravvedere nulla di buono in prospettiva futura.

 Per la prima volta la Russia si trova a combattere una guerra lontana dai confini nazionali, dove la continuità territoriale non conta. Per raggiungere la Siria, le navi devono transitare per il Bosforo e con la Turchia i rapporti sono difficili. Per di più storicamente Mosca ha sempre sostenuto i curdi. L’Iran, che si sta riappacificando con l’Occidente, ha permesso per poche giornate l’uso delle basi aeree da parte dell’aviazione federale. Sul fronte terrorista si rischia una nuova stagione di attentati terroristici, se i foreign fighters dovessero lasciare il Medio Oriente.

 Sui costi dell’operazione le versioni sono contrastanti, ma essi incidono comunque sul bilancio militare, che ha un forte peso sul sofferente budget statale. Per il pareggio di bilancio serve la quotazione di 69 dollari al barile. Uno dei due fondi di riserva si estinguerà tra 11 mesi.

  All’Ue non conviene che la Russia si impantani del tutto in Siria, dove, comunque, fronteggia forze terroristiche. Una Russia troppo debole al suo interno, storicamente, è fonte di instabilità per l’intero Vecchio Continente.

 gda

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