Un fulmine a ciel sereno, un terremoto dagli
esiti poco chiari. La mattinata è iniziata con l’annuale discorso sullo stato della Federazione
a Camere unite del presidente Vladimir Putin.
Il capo del Cremlino ha annunciato a
sorpresa l’avvio delle riforme del sistema politico con ben sette emendamenti
costituzionali da far approvare al popolo in un referendum, probabilmente entro
l’estate.
Una manciata di ore dopo, quando
commentatori ed analisti stavano tentando di comprendere quale fosse il vero
gioco di Vladimir Putin, il premier
Dmitrij Medvedev con tutto il suo Esecutivo ha deciso di dimettersi come da
articolo 117 della Costituzione.
Dopo ancora un paio di ore il presidente russo ha
conferito l’incarico di formare il nuovo governo al capo del Fisco federale, lo
sconosciuto Michail Mishustin.
La sensazione generale è che con questa
mossa il presidente russo voglia riformare la politica nazionale in un momento
in cui è ancora popolare, nonostante la crisi economica, ed un anno prima delle
Legislative del 2021.
La gente in genere fino ad oggi ha
incolpato il premier dimissionario per le difficoltà
quotidiane e per l’incapacità del governo di mantenere ordine nelle enormi
regioni. Dmitrij Medvedev non ha saputo
spendere bene i soldi messi a disposizione, puntano il dito alcuni noti
editorialisti, che utilizzano l’aggettivo “inadeguato”.
Ad onor del vero, l’ex primo ministro
sembra attualmente il capro espiatorio
della presente stagnazione e di tutto quel che non va in Russia. Sintomatico è
il messaggio mediatico che circola sui canali federali, in cui si rammenta che Medvedev è stato presidente dal 2008 al 2012 e capo
del governo dal 2012 al 2020. In totale ben 12 anni al potere.
gda
We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.