Quinto incontro in poco più di 15 mesi. La Russia sta mantenendo l’impegno preso all’indomani della fine della guerra con la Georgia di tentare di risolvere le questioni degli “Stati non riconosciuti” nello spazio ex sovietico. Il presidente Dmitrij Medvedev ha accolto con tutti gli onori i colleghi azero Ilkham Aliev ed armeno Serzh Sakisian a Krasnaja Poljana, località dove si terranno i prossimi Giochi olimpici invernali nel 2014.
In due ore di colloqui, ha comunicato il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov, le parti hanno analizzato le proposte preparate dal gruppo di contatto di Minsk dell’Osce. Fonti vicine ai negoziatori, citate dalle agenzie di stampa russe, affermano che presto una delegazione separatista del Nagorno-Karabakh verrà invitata a partecipare alla trattativa.
Erevan ha ribadito che non può prendere impegni a nome di altri e pensa al pieno ristabilimento dei rapporti con la Turchia, Paese con cui i rapporti sono stati a lungo interrotti per il mancato riconoscimento da parte di Ankara del genocidio degli armeni nel 1915. Il Cremlino continua a ripetere che per il Nagorno-Karabakh serve una soluzione, non catapultata dall’estero, che mantenga i difficili equilibri in Caucaso. Bakù insiste per l’indivisibilità del territorio nazionale. “Serve – ha sottolineato senza mezzi termini il leader azero Aliev – che l’Armenia inizi a ritirare le sue truppe”.
Come si ricorderà la questione di questo piccolo enclave armeno in Azerbaigian scoppiò nell’88 ai tempi della perestrojka gorbacioviana. Nel ’94 l’indipendenza da Bakù, non riconosciuta a livello internazionale, dopo una guerra sanguinosissima ed un milione di profughi.
L’Azerbaigian, oggi in possesso di cospicui mezzi finanziari grazie ai proventi petroliferi, ha più volte minacciato nel recente passato di tornare a far ricorso alle armi. La pazienza ha un limite, è il messaggio recapitato ad Erevan.
A metà del mese di gennaio il premier turco Erdogan, in visita ufficiale in Russia, ha appoggiato pubblicamente gli sforzi del Cremlino. Mosca ed Ankara hanno messo in piedi una superconveniente partnership strategica in campo energetico e commerciale. Nell’autunno 2009 sono stati firmati contratti di grande valore economico. Quest’anno si sono poste le basi per costruire un nuovo oleodotto in Anatolia in direzione del mar Mediterraneo. La Turchia sta diventando un hub per la distribuzione delle materie prime in transito dall’Asia verso i ricchi mercati europei. Mosca parteciperà anche alla realizzazione di una centrale atomica nei pressi della città di Mercin.
Il premier russo Putin ritiene che unire il problema della normalizzazione dei rapporti turco-armeno con quello del Nagorno-Karabakh non sia corretto, ma si allungano i tempi. Russi e turchi stanno in pratica mettendo in campo tutta la loro influenza sui litiganti per portarli a più miti consigli. I Grandi dell’area hanno bisogno della pace e della stabilità per i loro affari. L’era delle faide perenni è destinata a finire.
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