In Ucraina tutto secondo le attese. La coalizione che reggeva il governo Timoshenko si è sfaldata e la premier è stata sfiduciata. 243 su 450 i voti che hanno sancito la fine di uno degli Esecutivi più longevi della storia nazionale.
Contro la Timoshenko hanno votato anche 7 parlamentari del suo blocco, un gruppo facente parte di “Nostra Ucraina” dell’ex presidente Jushenko e 3 indipendenti.
Le consultazioni tra le forze politiche sono febbrili. Bisogna fare presto anche perché la gravissima situazione economica nell’ex repubblica sovietica non lo consente.
Lo scenario parlamentare che appare è assai frammentato, come da tradizione. Servono 226 voti ed il neo capo dello Stato, Viktor Janukovich, ha dalla sua parte 175 seggi del Partito delle Regioni, più i 20 del “blocco Litvin”. Decisivo sarà il ruolo di “Nuova Ucraina” con 72 voti a disposizione. Per legge ci sono 30 giorni per trovare un accordo, altrimenti elezioni anticipate il 30 maggio prossimo. Un’eventualità questa sconveniente soprattutto per i deputati vicini a Jushenko che dalle urne verrebbero penalizzati.
La Timoshenko, che se n’è andata in ferie rifiutando di svolgere persino i compiti di ordinaria amministrazione, ha denunciato manovre sotterranee per far diventare l’ex presidente primo ministro. I due uomini della politica nazionale, tra di loro accordatisi prima delle elezioni di gennaio, l’avrebbero fatta fuori.
“Serve una squadra di professionisti che segua un unico programma”, ha mischiato le carte Janukovich, soppesando ogni singola parola in un’intervista alla tivù russa. Come dire, gli assi in mano li ho ora io, per Jushenko vedremo. La coabitazione tra i due durò un anno, a cavallo tra il 2006 ed il 2007, ma furono numerosi gli screzi.
Fonti del Partito delle Regioni, vincitore delle ultime tre consultazioni, sono certe che una coalizione di governo verrà formata presto. La recente storia passata afferma, però, esattamente il contrario. Il rischio è che inizi la solita “roulette ucraina” fino all’ultimo secondo.
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