“The demographic situation is one of the most acute in Moldova but in order to improve the situation, it is necessary to take a number of urgent measures, including the promotion of the National strategy in the field of the national security, fulfillment of the Action Plan on the Employment of Labor Force, control of migration processes”, Deputy Prime Minister Ion Negrei said.
Russia remains attractive for the residents of Moldova and Transnistria, as the region for realizing their labor and professional capacities. Each fifth respondent in Moldova and each fourth in Transnistria under 24 years of a survey estimated their desire to study in the Russian Federation as the threshold of their future work in Russia.
La prima reazione dell’ex premier Timoshenko e dei nazionalisti ucraini è stata quella di richiedere una riunione d’emergenza del Parlamento, poi fissata in sessione ordinaria per il 27 aprile. Il neopresidente Viktor Janukovich ha, infatti, allungato a sorpresa l’affitto della base navale di Sebastopoli ai russi di altri 25 anni + eventuali opzionali altri 5.
La sua scelta provoca una vera e propria svolta nelle dinamiche geostrategiche dell’intera regione. Per prima cosa, addio alla contestata e controversa adesione del Paese slavo alla Nato, poi messa in archivio del progetto dei neocons Usa, vicini a George Bush jr., di creare un cuscinetto tra Russia ed Europa.
Il precedente Esecutivo ucraino “filo-occidentale” aveva chiarito che Mosca avrebbe dovuto trovare un’altra sistemazione per la Flotta del Mar Ner. Il Cremlino si apprestava a costruire una base vicino a Novorossijsk.
Patto di Kharkiv: Accordo vantaggioso per Kiev, ma conto salato per Mosca
Janukovich rimanda, indirettamente, a metà secolo la spinosissima questione della sovranità della Crimea – penisola “regalata” da Chrusciov all’Ucraina nel 1954 -. Gli abitanti della regione, trovatisi dopo il crollo dell’Urss fuori dalla loro Madrepatria, non vedono oggi di buon occhio il potere di Kiev. Negli anni Novanta si svilupparono movimenti indipendentisti o filo-russi.
In cambio del prolungamento dell’affitto a Sebastopoli fino al 2042 (dal precedente 2017), il leader ucraino ottiene da Mosca 40 miliardi di dollari, di cui 7 nei prossimi 24 mesi in sconti sul prezzo del gas. L’Ucraina, da tempo sull’orlo del default, ha chiesto al Fondo monetario internazionale un nuovo prestito da 12 miliardi di dollari, dopo aver in parte usufruito di un altro, poi congelato da 16,4.
La complessa situazione economica necessita di sacrifici. Al recente vertice sulla proliferazione nucleare di Washington Kiev si era accordata per la consegna del suo plutonio ad uranio arricchito agli Stati Uniti entro il 2012.
Con l’Unione europea in stand-by ad Est e l’avvicinamento della Polonia alla Russia, giustificato soprattutto da ragioni economiche, l’Ucraina rischiava di rimanere fuori dai giochi continentali. Ora passa all’incasso. Janukovich è sempre quel politico che realizzò la maggior privatizzazione del suo Paese. L’asta la fece vincere agli oligarchi locali a scapito dei russi con una perdita per l’Erario locale di una montagna di dollari.
E’ difficile definire i moti kirghisi. Andare in piazza e spaccare tutto sembra quasi una cosa normale in un Paese in cui la democrazia stenta ad imporsi. L’endemica crisi economica, gli interessi locali e dei clan contrapposti nonché l’importanza geostrategica della repubblica sono una miscela davvero esplosiva.
Oggi, mai e poi mai, un osservatore potrebbe immaginare che il Kirghizistan – Kirghisia in italiano – pareva destinato a diventare una specie di “Svizzera” dell’Asia subito dopo il crollo dell’Urss nel ‘91. Allora brillava la “stella” del presidente Askar Akaiev, preso in simpatia da Washington, per l’appoggio incondizionato che diede a Michail Gorbaciov e a Boris Eltsin ai tempi del golpe dei vetero-comunisti. Questa terra, abitata per secoli da nomadi dediti alla pastorizia, comparve così prepotentemente sulle carte geografiche del mondo finanziario internazionale, diventando il laboratorio principale per le riforme liberali nell’ex Urss.
Nel ’93, grazie agli aiuti, soprattutto giapponesi, la Kirghisia fu la prima repubblica sovietica ad uscire dall’area del rublo, tanto che 5 anni dopo fu inserita di diritto nel Wto, l’Organizzazione del commercio mondiale, di cui, ancora ora, nemmeno la Russia fa parte.
Come sia avvenuto il crollo non è facile spiegarlo. I primi colpi allo Stato centrale vennero inferti dai radicali islamici. Ma anche il boom economico non si è mai realizzato nei fatti. Gli investitori stranieri non hanno dato seguito al loro interesse.
La “stella” dell’illuminato Akaiev si è così spenta nel 2005 con la “rivoluzione” (pro-occidentale) “dei tulipani”, che ha segnato il cambio di potere con la solita rivolta nelle strade e la successiva elezione di Kurmanbek Bakiev. La Kirghisia sembrava destinata a riprendere il suo corso democratico in un’area in cui i capi di Stato sono dei veri autocrati, ma possono contare sulle ricchezze del sottosuolo, cosa che Bishkek non ha.
Bakiev è stato, però, contagiato dai suoi colleghi asiatici ex sovietici. Il nepotismo ha iniziato a farla da padrone, i suoi alleati sono stati allontanati dal potere, la corruzione è tornata ad imperversare in un Paese in cui gli interessi delle regioni e dei clan sono spesso opposti.
Le ragioni di questa rivolta sanguinosa sono, quindi, principalmente interne. La grave crisi economica internazionale ha fatto mancare le rimesse delle centinaia di migliaia di kirghizi, emigrati soprattutto in Russia, ora senza lavoro. Il salario medio mensile si aggira sui 130 dollari.
Non è un caso che entrambe le rivolte siano scoppiate all’inizio della primavera e in aprile in particolare: gran parte della popolazione kirghiza è costituita da allevatori e contadini e questa classe sociale sta soffrendo molto. Per contadini e allevatori è il periodo più difficile: le scorte invernali sono ormai finite, ma la natura non si è ancora risvegliata, i soldi scarseggiano, prima che gli animali ingrassino e possano esser venduti e le coltivazioni dare i primi frutti. In più il 21 marzo è Nooruz, celebrazione del solstizio di primavera, festa religiosa musulmana ma con radici pagane, che «drena» le ultime finanze familiari.
L’aumento del prezzo della benzina, causato dall’incremento dei dazi sul petrolio da parte di Mosca, è stato il detonatore ultimodella protesta. Ma il fuoco covava sotto la cenere già da tempo. Bakiev, originario del sud, è accusato di non aver mantenuto le promesse del 2005.
Il presidente voleva passare i suoi incarichi al figlio Maksim, che con la sua Agenzia di sviluppo ha tolto importanti risorse al governo. L’opposizione ha approfittato della sua assenza in Patria per bloccare immediatamente anche l’attività di alcune banche. Il clan Bakiev ha visto così i propri mezzi finanziari ridursi.
Il premier russo Putin, amico di Akaiev, non ha mai realmente sopportato il collega kirghiso, anche per il “tira e molla” per la base aerea Usa di Manas – a cui venne dato prima lo sfratto (quando Bishkek ottenne un consistente prestito russo) salvo garantire, in un secondo tempo, l’allungamento dell’affitto.
Gli strateghi pongono in evidenza che, dopo il cambio di potere in Ucraina ed adesso i moti kirghisi, le cosiddette “rivoluzione colorate” pro-Usa che tanto intimorirono il Cremlino stanno morendo una dopo l’altra. Il solo georgiano Saakashvili resta in sella.
Giuseppe D’Amato
Vedi anche Kirghisia: la rivoluzione rosso sangue, EuropaRussia 08.04.2010
Бакиев как политический лидер уже никому не интересен: ни России, ни США, ни киргизской нации. И по большому счету не важно, будет он добровольно слагать с себя полномочия, или – нет. В Киргизии нет традиции мирной передачи власти оппонентам.
MK – Михаил Ростовский
статья – 8.04.2010
E’ stato un bagno di sangue. Morti e feriti ovunque in Kirghisia. Assalti ai palazzi governativi, saccheggi, sparatorie nelle piazze. La rivolta è iniziata a Talas il 6 aprile, per poi spostarsi il giorno dopo nella capitale Bishkek. Prima di passare alle vie di fatto la folla protestava per l’aumento del prezzo della benzina, per le difficili condizioni economiche in cui versa l’ex repubblica sovietica, per la corruzione e per il nepotismo del potere.
Il presidente Bakiev, costretto alla fuga dalla capitale, è accusato di non aver mantenuto le promesse della cosiddetta “rivoluzione” (pro-occidentale) “dei tulipani” del 2005, quando, in una situazione simile a questa, venne rovesciato l’allora presidente Akaiev. L’opposizione ha creato un governo di “fiducia nazionale” con alla testa Rosa Otunbaieva, leader del partito social-democratico.
“Bakiev è vittima dei suoi stessi modi”, ha detto il premier russo Putin, ricordando quanto avvenuto 5 anni fa. Mosca ribadisce che i moti kirghisi sono “una questione interna”.
La remota Kirghisia, estesa quanto l’Islanda con 5,3 milioni di abitanti incastonata tra il Kazakhstan e la Cina, è una pedina strategica fondamentale nello scacchiere internazionale. Dal 2001 Washington dispone della base aerea di Manas, indispensabile per dare aiuto logistico alle truppe Nato in Afghanistan, distante solo 500 chilometri. Da qui – e i russi lo ricordano spesso -, con un potente radar, si controlla lo spazio aereo della Cina settentrionale. Nel recente passato Bakiev ha prima litigato con gli Usa chiedendo la chiusura di Manas, ma poi ha finito per ottenere, nel giugno scorso, un consistente aumento dell’affitto. Contemporaneamente ha consentito a Mosca l’apertura di una seconda base dopo quella di Kant, che dista solo 50 chilometri da quella americana.
Nei giorni passati il segretario dell’Onu Ban-Ki-Moon, in visita nel Paese asiatico, aveva criticato il potere per la crescente stretta sui mass media e per gli arresti fra i leader dell’opposizione.
Vedi anche Golpe, rivoluzione o semplice sommossa, EuropaRussia.
Верховная Рада назначила народного депутата от Партии регионов Николая Азарова премьер-министром Украины. За это решение проголосовало 242 нардепа, что на 7 больше, чем вошло в состав новой коалиции. Новую коалицию сформировали фракции Партии регионов, Блока Литвина, Коммунистической партии Украины и 13 отдельных депутатов.
Kто вошел в коалицию в частном порядке спикер не назвал. Создание такой коалиции стало возможным после того, как в начале недели Верховная Рада Украины приняла закон, по которому формировать парламентскую коалицию теперь могут не только фракции, но и отдельные депутаты – то есть разрешила вступать в коалицию “тушками”.
В Верховной Раде 5 фракций: Партии регионов (172 депутата), БЮТ (155), блока “Наша Украина – Народная самооборона” (72), Компартии (27), Блока Литвина (20). Четыре депутата являются внефракционными. Всего 450 народных депутатов.
Справка – Николай Азаров
Родился в Калуге (Россия). В 1971 году окончил Московский госуниверситет имени Ломоносова по специальности “геолог-геофизик”. Доктор геолого-минералогических наук (1986 год), профессор (1991 год), член-корреспондент НАН Украины (1997 год).
С 1996 по 2002 года – Председатель Государственной налоговой администрации Украины.
С ноября 2002 по февраль 2005 – Первый вице-премьер-министра, Министр финансов Украины в первом правительстве Виктора Януковича.
После избрания в парламент весной 2006-го возглавлял комитет по вопросам бюджета. 4 августа 2006 года во второй раз пришел в Кабмин Януковича и снова стал Первым вице-премьером, Министром финансов.
С ноября 2007 года – народный депутат Украины VI созыва от Партии регионов. Министр финансов в теневом (оппозиционном) правительстве Януковича.
Список министров
In Ucraina tutto secondo le attese. La coalizione che reggeva il governo Timoshenko si è sfaldata e la premier è stata sfiduciata. 243 su 450 i voti che hanno sancito la fine di uno degli Esecutivi più longevi della storia nazionale.
Contro la Timoshenko hanno votato anche 7 parlamentari del suo blocco, un gruppo facente parte di “Nostra Ucraina” dell’ex presidente Jushenko e 3 indipendenti.
Le consultazioni tra le forze politiche sono febbrili. Bisogna fare presto anche perché la gravissima situazione economica nell’ex repubblica sovietica non lo consente.
Lo scenario parlamentare che appare è assai frammentato, come da tradizione. Servono 226 voti ed il neo capo dello Stato, Viktor Janukovich, ha dalla sua parte 175 seggi del Partito delle Regioni, più i 20 del “blocco Litvin”. Decisivo sarà il ruolo di “Nuova Ucraina” con 72 voti a disposizione. Per legge ci sono 30 giorni per trovare un accordo, altrimenti elezioni anticipate il 30 maggio prossimo. Un’eventualità questa sconveniente soprattutto per i deputati vicini a Jushenko che dalle urne verrebbero penalizzati.
La Timoshenko, che se n’è andata in ferie rifiutando di svolgere persino i compiti di ordinaria amministrazione, ha denunciato manovre sotterranee per far diventare l’ex presidente primo ministro. I due uomini della politica nazionale, tra di loro accordatisi prima delle elezioni di gennaio, l’avrebbero fatta fuori.
“Serve una squadra di professionisti che segua un unico programma”, ha mischiato le carte Janukovich, soppesando ogni singola parola in un’intervista alla tivù russa. Come dire, gli assi in mano li ho ora io, per Jushenko vedremo. La coabitazione tra i due durò un anno, a cavallo tra il 2006 ed il 2007, ma furono numerosi gli screzi.
Fonti del Partito delle Regioni, vincitore delle ultime tre consultazioni, sono certe che una coalizione di governo verrà formata presto. La recente storia passata afferma, però, esattamente il contrario. Il rischio è che inizi la solita “roulette ucraina” fino all’ultimo secondo.
Пять лет после оранжевой революции Виктор Янукович приступил к исполнению обязанностей главы украинского государства в Киеве в 25 февраля.
Инаугурация четвертого президента происходила в Верховной раде в пустом на одну треть зале заседаний, ряды депутатов от «Блока Юлии Тимошенко» (БЮТ) были пусты. Премьер-министр, уступившая Януковичу победу на выборах с разницей в 3,5% голосов, но так и не признавшая своего поражения, также отсутствовала на церемонии. Отказались почтить вниманием торжество первый и третий президенты Украины Леонид Кравчук и Виктор Ющенко. Зато на инаугурации присутствовал второй президент Леонид Кучма, объявивший своим преемником Виктора Януковича еще на предыдущих президентских выборах в 2004 году. В 2005 году на инаугурации Виктора Ющенко присутствовали и Кучма, и Кравчук.
Глава Миссии ОБСЕ Жоао Соареш описывал второй тур президентского голосования на Украине как «очень впечатляющий пример демократических выборов». По многим специалистам, Украина является самой развитой демократией в пост-советском пространстве.
В президентской речи Янукович обозначил свои главные приоритеты: реформа правительства, сокращение аппарата, создание “дееспособной исполнительной власти, которая немедленно займется наиболее пораженными отраслями экономики и социальной сферы”, а также создание “сильного и стабильного парламентского большинства”. Задачи у него трудновыполнимы.
Эксперты утверждают, что для Януковича важно отобрать у Тимошенко административный ресурс как можно скорее. Иначе она снова проведет в парламент крупную фракцию, а также добьется победы на местных выборах всех уровней. И президент останется в изоляции, окруженный лагерем политического противника.
Последствия экономического кризиса очень тяжелые. С мая 2008 по май 2009 средняя заработная плата на Украине выросла с 1735 до 1845 грн (выросла на 6,34 %), однако из-за девальвации гривни средняя зарплата в долларовом эквиваленте сократилась с $343 до $240 (снизилась на 30 %). За январь-апрель 2009 года падение промышленного производства составило 31,9 % в сравнении со средним показателем по СНГ 9 %; прирост инфляции составил 19,1 % (в годовом исчислении); объём розничного товарооборота упал на 14,4 %. В ноябре 2009 года Международный валютный фонд решил приостановить предоставление финансовой помощи до проведения президентских выборов из-за отсутствия консенсуса между властями в сфере бюджетной политики.
Янукович в своей речи подчеркнул, что Украина продолжит интеграционные процессы с ЕС и постсоветскими странами как «внеблоковое государство». «Будучи мостом между Востоком и Западом, интегральной частью Европы и бывшего СССР одновременно, Украина выберет такую внешнюю политику, которая позволит нашему государству получить максимальный результат от развития равноправных и взаимовыгодных отношений с Российской Федерацией, Европейским Союзом, США и другими государствами, которые влияют на развитие ситуации в мире», – объяснил президент Украины.
«Вызовы, которые стоят перед международным сообществом, диктуют необходимость объединяться в как можно более широком формате. Я имею в виду единый мир как силу, способную гарантировать планете мирное сосуществование разных цивилизаций, энергетическую, экологическую, продовольственную безопасность. Мы готовы принимать участие в таких процессах как европейское внеблоковое государство», – сказал президент Украины.
Между тем в тот же день Европарламент принял резолюцию, в которой содержится пункт о возможности Киева запросить членство в ЕС. А в другом пункте резолюции выражается сожаление в отношении того, что уходящий президент Ющенко присвоил лидеру Организации украинских националистов Степану Бандере, «который сотрудничал с нацистской Германией, титул национального героя Украины». Европарламент выражает надежду на то, что новый президент страны пересмотрит это решение.
Первый зарубежный визит Виктор Янукович совершит 1 марта в Брюссель, а в Россию он прибудет 5 марта. Идея первой поездки в Европу принадлежит министру иностранных дел Украины Петру Порошенко. Практического смысла в поездке нет, с Евросоюзом отношения и так в порядке.
Любой шаг Виктора Януковича в сторону России теперь будет встречать жесткое противодействие со стороны оппозиции. Однако, новому президенту придется мудро решить проблемы присутствии в Крыму Черноморского флота, транзита российского газа в ЕС, статуса русского языка на Украйне. Почти 20 миллион человек не могут употреблять своего родного языка в официальных документах. Не надо забывать что когда Виктор Янукович служил премьер-министром при Кучме он всегда защищал местного капитала от интересов российских олигархов и в его команде, до сих пор, работают американские специалисы.
Впервые в истории Украины руководителя государства благословлял на труд во благо народа глава Русской православной церкви. «Пусть хранить вас Господь на многие благие годы, пусть Господь хранит Русь-Украину», — сказал Патриарх Московский и всея Руси Кирилл во время молебна в Киево-Печерской лавре. Присутствующие обратили внимание при этом, что слова молитвы за Украину «Боже Великий единий, нам Украину храни» патриарх немного дополнил: «…нам Русь-Украину храни».
Наш прогноз простой: именно при Януковиче произойдет сближение Украины с Европой и ее евроинтеграции. У четвертого президента есть огромный шанс модернизировать свою страну благодаря новому приобретенному геополитическому весу бывшего советского республика. Пропустить его было бы непростимо.
Джузеппе Д’Амато
Five years after the Orange Revolution ousted him Viktor Yanukovych has sworn in as President of Ukraine. He took the oath of office in the Verkhovna Rada, the Ukrainian Parliament.
The former USSR republic “is in an extremely difficult situation,” he said in his first speech as Head of State. “There is no state budget for the current year. The debts on foreign loans are colossal. Poverty, a ruined economy, and corruption are only part of the list of the troubles that constitute Ukrainian reality.” The meaning of his words is clear: it’s time to dig the axe of war and start to work together.
His electoral opponent’s refusal to concede defeat and step down from the premiership threatens to prolong the political wrangling that has paralyzed the country since 2006. Yulia Tymoshenko continues to accuse him of having won the run-off through fraud. But Joao Soares, president of the OSCE Parliamentary Assembly, called Ukraine’s election “an impressive display” and “a victory” for democracy.
The voting pattern showed a sharp split between Russian-speaking voters in the industrial east and south who backed the new President and Ukrainian speakers in the west and in the centre who voted for Tymoshenko. Yanukovych’s margin of victory was only 3.5 percentage points.
The former Soviet republic can not wait for political peace anymore. Last autumn, the International Monetary Fund froze a $16.4 billion bailout. Ukraine’s gross domestic product plunged by 15 percent in 2009, according to the World Bank. IMF officials will visit Kiev on April 7th.
Ukraine will embark on a foreign policy,” Yanukovych highlighted, “that will allow our country to fully benefit from equal and mutually beneficial relations with Russia, the European Union and the United States.” His first foreign official visit as Ukrainian leader will be to Brussels, the second to Moscow. In Yanukovych’s idea his country will come back to be “a bridge between the East and the West, integral part of both Europe and the former USSR”.
The new President will simply correct the too westwards Yushchenko’s policy into a more natural ‘non-aligned’ one. When Yanukovych served as Prime minister under Kuchma’s presidency he supported national economic interests against the Russians in many tenders and had a good relationship with the USA. His best advisers are American still now.
The new President has indicated he would put an end to Ukraine’s drive to join NATO and renegotiate a gas-supply deal with Moscow, which some believe would enable him to establish closer ties with Russia’s Gazprom. He has proposed the creation of a consortium (33% stakes each to Ukraine, Russia, and EU) to run the national gas pipelines and has hinted at possible concessions to the Kremlin over the future Russia’s Black Sea fleet forces in Crimean peninsula. Yanukovych needs to find a good solution for Khrushchev’s poisoned present and for the use of Russian as official language. Around 20 million people can not use their mother tongue in state documents.
The European Union and Russia need stability in Ukraine for raw materials’ transit . On the same day Yanukovych swore in, the European Parliament has issued a document which leaves the door open to a future Ukrainian membership to the EU and expresses the hope that the new President will cancel his predecessor’s recent decree that gave the honorary title of national hero to Stepan Bandera. Brussels will study a road map to guarantee no-visa EU entry to the Ukrainians in the next future and, as a first step, free of charge Schengen visa.
Yanukovych has much to gain from the international situation, using his country’s new geopolitical importance. Financial and technological aids from West and East may be crucial for the modernization of Ukraine and for its European integration.
Giuseppe D’Amato
L’Ucraina è diventata una vera democrazia europea. Questo il reale responso del tesissimo ballottaggio tra Viktor Janukovich e Julija Timoshenko. Kiev dimostra di essere una degna capitale del Vecchio continente. Viene ulteriormente rimarcato il dispiacere per il mancato inserimento dell’ex repubblica sovietica come membro dell’Ue, considerando soprattutto i risultati desolanti dell’allargamento del 2007 a Romania e a Bulgaria. Almeno così si sarebbero messe in sicurezza le rotte per le forniture delle materie prime, anche se si sarebbero ereditati altri grattacapi non da poco.
“Queste sono state un impressionante esempio di elezioni democratiche – ha evidenziato in una sorta di imprimatur il capo degli osservatori dell’Osce, il portoghese Soarez -. E’ l’ora che chi ha perso lo ammetta”. Una volta che sono state approntate misure contro i brogli – che l’avevano fatta da padrone nel 2004 – le operazioni di voto sono state regolari.
L’Ucraina è, quindi, oggi la maggiore democrazia dello spazio ex sovietico. Le radici storico-culturali-giuridiche di quello che fu lo Stato lituano-polacco non si sono, per fortuna, perdute nella notte dei tempi. E come nel Seicento Kiev fu la piattaforma per l’occidentalizzazione della Russia, avvenuta qualche decennio dopo con Pietro il grande, adesso si propone come modello da seguire. Perlomeno all’interno del mondo ex sovietico, in lento ed implacabile movimento verso ovest, se i “nipoti di Lenin” non vogliono essere fagocitati dalla neo superpotenza cinese.
Lo sconfitto della “rivoluzione arancione” diventa così presidente con 5 anni di ritardo. Viktor Janukovich ha compiuto un autentico miracolo. Da imbroglione certificato nel 2004 è ora un leader eletto dal popolo. Julija Timoshenko si è meritata l’onore delle armi, visto il recupero messo a segno. Il 17 gennaio aveva 10 punti di ritardo. Solo 700mila voti, un’inezia, l’hanno costretta alla resa. L’importante è che i due litiganti si mettano ora a collaborare per il bene del Paese, in preda ad una gravissima crisi economica, e non si lancino in inutili faide.
Non devono soprattutto dimenticare l’incredibile importanza geostrategica acquistata dall’Ucraina dopo il ‘91. Janukovich, che utilizza consiglieri americani, non è un filo-russo e non andrà verso Mosca. Anzi rappresenta interessi dell’imprenditoria nazionale in pieno contrasto con quelli degli ingombranti vicini.
Il neo-presidente giocherà la carta della presentabilità e della stabilità sia con il Cremlino che con Bruxelles. Senza un accordo tra fornitori e clienti, pensa giustamente Janukovich, Kiev rischia di perdere peso geostrategico. Russi ed europei hanno già messo in piedi due progetti per la costruzione di oleodotti (South Stream – con l’italiana Eni capocommessa – e Nabucco) che bypassino l’ex repubblica sovietica. La loro spesa è astronomica e la materia prima per tutte e due le pipeline manca. Un garante a Kiev degli approvvigionamenti tra Est ed Ovest costa certamente meno.
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