Due condanne per furto e violenza nonché quasi tre anni passati in galera. C’è anche questo nella biografia di Viktor Janukovich, cresciuto dalla nonna in un piccolo centro del bacino carbonifero del Don. “Furono errori di gioventù”, ha in passato commentato il neopresidente che ricorda l’adolescenza come un periodo di fame e di lotta per la sopravvivenza. Elettricista, poi autista, quindi ingegnere meccanico, ebbe la fortuna di diventare un protetto di Gheorghij Beregovoj, astronauta sovietico, che lo aiutò a muovere i primi passi in politica. Secondo i suoi avversari in realtà politici fu “mamma Kgb” a redimerlo.
Janukovich è stato a lungo governatore regionale di Donetsk, quindi due volte primo ministro. Nell’autunno 2004 è stato travolto dal ciclone della rivoluzione arancione, quando sembrava ormai destinato a diventare capo dello Stato. Durante gli anni del suo premierato il capo del partito delle Regioni fu apprezzato anche in Occidente, dove l’allora leader ucraino Leonid Kuchma veniva aspramente criticato per gli scandali che lo vedevano coinvolto in prima persona. L’affare Gongadze, con l’uccisione di un giornalista dell’opposizione, e la vendita di armi all’Iraq minarono il suo prestigio tanto che ad un vertice internazionale a Praga la Nato utilizzò la dizione francese, invece che quella tradizionale inglese, per evitare che Kuchma si sedesse vicino a George Bush. Janukovich in quel periodo rappresentava la “faccia pulita” di Kiev. Poi il disastro delle presidenziali del 2004 e la resurrezione con il fallimento degli arancioni pro-occidentali.
Quest’uomo goffo nei movimenti, ma di una intelligenza fuori dal comune, è sostenuto dall’imprenditoria industriale dell’est. Le maggiori imprese del Paese sono indubbiamente con lui. I suoi detrattori lo descrivono come una “marionetta” nelle mani degli oligarchi, il politico della restaurazione. Il neopresidente, famoso anche per le sue gaffe, viene descritto come vicino a Mosca, ma, invero, quando fu premier aiutò gli oligarchi suoi amici a fare propri i migliori bocconi delle privatizzazioni, andando spesso a scontrarsi con gli interessi russi.
Contrario all’adesione di Kiev all’Alleanza atlantica, ma favorevole all’integrazione nell’Ue, il quasi 60enne Janukovich ha criticato spesso duramente la politica “mono-vettoriale” del suo predecessore Viktor Jushenko. Un Paese come l’Ucraina (diviso fra le sue due anime contrapposte) non può dimenticare i suoi legami storico-economici con la Russia, con cui va risolto al più presto il problema della presenza della Flotta del Mar Nero a Sebastopoli. La lingua di Pushkin dovrà diventare la seconda lingua ufficiale, venendo incontro ai milioni di russofoni, che si scontrano quotidianamente con una situazione assurda.
Viktor Janukovich, lo sconfitto del 2004, ha in media 5 punti di vantaggio sulla sua avversaria, Julija Timoshenko. Dovrebbe aver ottenuto quasi un milione e mezzo di preferenze in più rispetto all’attuale premier.
Per l’Istituto Inter Janukovich ha il 49,7% contro il 44,6% dell’acerrima rivale; per la Fondazione Ucraina il 49,6% contro il 44,5%; per il Nationalny il 48,7% contro il 45,5%. Il 5,5% dei votanti ha scelto la voce “contro tutti”. Le regioni sud-orientali, prevalentemente russofone, hanno votato massicciamente per Janukovich, quelle occidentali (più mitteleuropee) e parti delle centrali per la Timoshenko.
La partita non è, però, chiusa come potrebbe sembrare anche se la differenza tra i due candidati è consistente. Il 17 gennaio scorso tutti i principali istituti di rilevazione sbagliarono grossolanamente le loro previsioni. Nei giorni passati hanno affinato i loro metodi, ma nessuno fornisce complete assicurazioni che questi dati provvisori saranno confermati da quelli finali della Commissione elettorale.
La tensione si taglia col coltello. Truppe del ministero degli Interni hanno preso il controllo delle zone nevralgiche del Paese e delle aree attorno ai seggi elettorali. I servizi segreti verificheranno i sistemi informativi. Il capo dello Stato uscente Viktor Jushenko ha promesso di garantire votazioni regolari e democratiche.
Le reciproche pesanti accuse alla vigilia del voto tra Viktor Janukovich e Julija Timoshenko hanno fatto il giro del mondo, ma non hanno intimorito gli elettori, ormai abituati da anni ad una continua guerra mediatica. Stando alle dichiarazioni ufficiali, squadre di specialisti sarebbero pronte a falsare il ballottaggio. Gruppi armati si appresterebbero a prendere il potere a Kiev. L’Ucraina sarebbe sull’orlo della paralisi politico – economica.
Si teme che il candidato, sconfitto alle elezioni, porti in piazza, con la scusa dei brogli, i suoi sostenitori, come avvenne nell’autunno 2004 con la cosiddetta rivoluzione arancione. Gli exit polls potrebbero non aiutare ad identificare presto e con certezza il vincitore, ma bensì versare ulteriore benzina sugli animi già attesi. Il 17 gennaio 6 rilevazioni statistiche su 6 hanno miseramente fallito se si considera il successivo risultato finale annunciato dalla Commissione elettorale.
Alla larga dai due litiganti si sono tenuti i candidati giunti terzo e quarto al primo turno, ossia l’influente Tigipko col 13% ed il giovane Jatsenjuk col 6,9%. Ambedue sono ufficialmente neutrali. Tigipko ha rinunciato alle offerte sia di Janukovich che della Timoshenko.
Le previsioni danno il leader del Partito delle Regioni in testa, ma la premier sarebbe in recupero. Schiere di superpagati consiglieri americani curano l’immagine dei due acerrimi avversari. Paul Manafort è stato ingaggiato da Janukovich dopo che in precedenza questi aveva lavorato per il magnate nazionale Rinat Akhmetov, risolvendogli alcuni problemi strategici. Da imbroglione e nemico popolare durante i giorni della rivoluzione arancione il leader del partito delle Regioni ha un curriculum tutto nuovo. La compagnia AKPD Media, fondata dal consigliere di Obama David Axelrod, fornisce assistenza alla Timoshenko, che si fregia dei servigi anche di John Anzalone, un altro delle “menti” della campagna elettorale dell’attuale presidente Usa.
Russia, Stati Uniti ed Unione europea sono in preoccupata attesa. L’Ucraina è un Paese centrale nella geostrategia mondiale. La speranza è che il voto porti in futuro stabilità anche se il prossimo presidente dovrà chiedere ai suoi connazionali forti sacrifici per la gravissima crisi economica in corso.
Ucraina. EuroMaidan 2014
Eвросоюз рассматривает Туркмению в качестве одного из главных поставщиков сырья для газопровода Nabucco, который должен обеспечить Европу в обход России газом Прикаспийского региона. По мнению экспертов, несмотря на то что Франция является участником проекта «Южный поток» (South Stream), она рассматривает свое участие и в Nabucco.
Независимая Газета 2.2.10г.
Warriors of Ukrainian nationalists OUN-UPA are now officially considered fighters for Ukraine’s independence. The decision was taken by outgoing president Viktor Yushchenko, who issued a decree. Some days earlier the Ukrainian leader awarded the honorary title of national hero to Stepan Bandera, one the most divisive figures of Ukraine’s 20th century history. This new status, Yushchenko said, “had been awaited by millions of Ukrainian patriots for many years” and was a fitting reward for his “demonstration of heroism and self-sacrifice in fighting for an independent Ukraine”.
Bandera is regarded as a hero in nationalist western regions of the country, which looks more to the West for inspiration. But the Russian-speaking East, which has historical links with Moscow, views him as a Nazi collaborator and a war criminal. During the WWII millions of Ukrainians (from 5 to 7) fought within the Red Army and few hundred thousands, mainly from the regions of Galicia and Volhynia, joined the Germans, hoping in a future independence, that was actually never promised by Berlin.
Bandera was the leader of the Organization of Ukrainian Nationalists (OUN), a pro-independence guerrilla movement that briefly allied with Nazi Germany during the invasion of the Soviet Union in 1941. The alliance was short-lived. Bandera was soon arrested and interned in a concentration camp in Sachsenhausen. His followers carried out partisan operations against the German occupiers, but when the Germans finally retreated, the OUN continued the fight against the Soviets. Bandera was assassinated by a KGB agent in Munich in 1959.
Moscow is furious that Mr Yushchenko made these steps. A legal action demanding the recognition of Stepan Bandera as a Nazi criminal, guilty of the genocide of Poles, is being prepared in Poland, a representative of the Russian Union of Former Minor Prisoners of Nazi Concentration Camps told. In Rabbi Berl Lazar’s opinion Yushchenko’s decision promotes a “false and distorted” view of the activities of his OUN. The Simon Wiesenthal Centre highlighted in a statement that Stepan Bandera and his followers were linked to the deaths of thousands of Jews. Mark Weitzman, the centre’s government affairs director, thinks that it was a travesty to grant the honour to Bandera as the world paused “to remember the victims of the Holocaust on Jan. 27.” Simon Wiesenthal lived in Lviv many years and was acquainted with the OUN activity. They brutally murdered hundreds of thousands of Jews, Poles, Russians and Ukrainians.
Ukraine will choose Yushchenko’s successor on February 7th. Viktor Yanukovich and Yulia Tymoshenko, are competing for voters on both sides of the county’s East-West divide. Both candidate at the run-off avoided any comment fearing to alienate some section of the population. The posthumous honour for Bandera will be seen as a last ditch attempt by Yushchenko to sabotage his successor and stick a middle finger up at Kremlin. In 2007 he similarly honoured Roman Shukhevich, a no-less controversial contemporary and comrade of Bandera.
“It’s up to the people to decide whether Stepan Bandera deserves the hero title or not. But the president shouldn’t escalate through his action the confrontation between the older and younger generations, and between the country’s east and west. That we don’t know the true history of Bandera’s activity is a fact. But the president should always act wisely,” the first Ukrainian post Soviet independent president Leonid Kravchuk said.
When politicians start dealing with history a big damage is always made to their countries. The historical truth can be established only by independent professional historians and not decided under the pressure of the moment or of different interests. These issues are often used to cover other more tough problems.
Giuseppe D’Amato
Quinto incontro in poco più di 15 mesi. La Russia sta mantenendo l’impegno preso all’indomani della fine della guerra con la Georgia di tentare di risolvere le questioni degli “Stati non riconosciuti” nello spazio ex sovietico. Il presidente Dmitrij Medvedev ha accolto con tutti gli onori i colleghi azero Ilkham Aliev ed armeno Serzh Sakisian a Krasnaja Poljana, località dove si terranno i prossimi Giochi olimpici invernali nel 2014.
In due ore di colloqui, ha comunicato il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov, le parti hanno analizzato le proposte preparate dal gruppo di contatto di Minsk dell’Osce. Fonti vicine ai negoziatori, citate dalle agenzie di stampa russe, affermano che presto una delegazione separatista del Nagorno-Karabakh verrà invitata a partecipare alla trattativa.
Erevan ha ribadito che non può prendere impegni a nome di altri e pensa al pieno ristabilimento dei rapporti con la Turchia, Paese con cui i rapporti sono stati a lungo interrotti per il mancato riconoscimento da parte di Ankara del genocidio degli armeni nel 1915. Il Cremlino continua a ripetere che per il Nagorno-Karabakh serve una soluzione, non catapultata dall’estero, che mantenga i difficili equilibri in Caucaso. Bakù insiste per l’indivisibilità del territorio nazionale. “Serve – ha sottolineato senza mezzi termini il leader azero Aliev – che l’Armenia inizi a ritirare le sue truppe”.
Come si ricorderà la questione di questo piccolo enclave armeno in Azerbaigian scoppiò nell’88 ai tempi della perestrojka gorbacioviana. Nel ’94 l’indipendenza da Bakù, non riconosciuta a livello internazionale, dopo una guerra sanguinosissima ed un milione di profughi.
L’Azerbaigian, oggi in possesso di cospicui mezzi finanziari grazie ai proventi petroliferi, ha più volte minacciato nel recente passato di tornare a far ricorso alle armi. La pazienza ha un limite, è il messaggio recapitato ad Erevan.
A metà del mese di gennaio il premier turco Erdogan, in visita ufficiale in Russia, ha appoggiato pubblicamente gli sforzi del Cremlino. Mosca ed Ankara hanno messo in piedi una superconveniente partnership strategica in campo energetico e commerciale. Nell’autunno 2009 sono stati firmati contratti di grande valore economico. Quest’anno si sono poste le basi per costruire un nuovo oleodotto in Anatolia in direzione del mar Mediterraneo. La Turchia sta diventando un hub per la distribuzione delle materie prime in transito dall’Asia verso i ricchi mercati europei. Mosca parteciperà anche alla realizzazione di una centrale atomica nei pressi della città di Mercin.
Il premier russo Putin ritiene che unire il problema della normalizzazione dei rapporti turco-armeno con quello del Nagorno-Karabakh non sia corretto, ma si allungano i tempi. Russi e turchi stanno in pratica mettendo in campo tutta la loro influenza sui litiganti per portarli a più miti consigli. I Grandi dell’area hanno bisogno della pace e della stabilità per i loro affari. L’era delle faide perenni è destinata a finire.
The blunt-spoken Yanukovych against the ‘gas Princess’ at the runoff. There was no surprise at the first round of the Ukraine’s presidential election. The former CEO of the National Bank, Serhiy Tihipko, didn’t succeed in overtaking Yulia Tymoshenko, but he got more than 3 million votes.
The Orange Revolution is over. President Viktor Yushchenko, who led it in 2004, trailed in the polls with just over 5 percent. He completely wasted the popularity he conquered 5 years ago when millions of people supported him and his policy.
The Orange Revolution had an incredible impact on the former USSR similar to the one caused by the Berlin’s Wall fall on Central Europe. After centuries the Russian pole has found a great competitor in the EU and the regional balance has moved westwards. The European enlargement to the East in May 2004 indirectly helped the creation of this favourable situation for the oranges. Since then, the Ukraine’s membership in the European Union has become a popular topic in Brussels. Ukrainians will remember the Orange Revolution for the hope they acquired for a better future at home and for the disappointment they got for the broken promises and the long period of political paralyses.
Despite warnings of large-scale election fraud in the days leading up to Sunday’s vote, officials and election observers said the ballot seemed fair and orderly. There was no evidence of voter intimidation or organized fraud.
“Ukraine is a European democratic country”, said Yushchenko in a sort of political will at the polling station. “It is a free nation and free people.” This point of view can be shared. In these years Ukraine has demonstrated to be probably the most developed democracy in the former USSR. Where might another real multi-parties system be found as in Kiev? Where is the same full freedom of speech guaranteed in the Soviet area?
Thus, the Ukrainian disappointment for not having become a EU member with a new formula during the orange power can also be shared, especially if we consider the membership given to the problematic Bulgaria and Romania in 2007. Brussels would have had a better position in the control of the strategically important gas and oil pipelines from Russia and Asia.
Despite Tymoshenko’s second place finish, her sharp political instincts give her the edge in the runoff vote. Oleksandr Turchynov, the head of Tymoshenko’s election headquarters, said they are sure that the voters backing Tihipko, Yuschenko, Change Front head Arseniy Yatsenyuk and some other contenders in the first round will support Tymoshenko in the runoff regardless of the position of the candidates themselves.
But Tihipko said he did not intend to support any candidate in the runoff even if he was offered the post of prime minister. He had personal links with Tymoshenko’s circle when he was the regional Dniepropetrovsk’s leader of the Komsomol, the Communist Union of Youth in the late Eighties. Tihipko has also been for years one of the most faithful advisers of former Ukrainian president Leonid Kuchma, who chose Yanukovych as his successor in 2004.
The next Ukrainian president will likely concentrate on consolidating power and shoring up the economy. Ukraine’s currency crashed in 2008, the economy sputtered and the IMF had to step in with a $16.4 billion (euro11.41 billion) bailout. Ukraine’s gross domestic product plunged by 15 percent in 2009, according to the World Bank.
Wealthy businessmen are likely to retain a tight grip on the economy and the main enterprises and to hold sway over politics. They will be the main security against a too strong Russian influence on their country in next future.
Giuseppe D’Amato
Il gigantesco Janukovich contro la peperina Timoshenko al ballottaggio. Questo il responso del primo turno delle presidenziali ucraine. Le previsioni della vigilia si sono avverate in pieno. L’oligarca Tigipko non è riuscito ad inserirsi come terzo incomodo, ma potrà far pesare i suoi tre milioni voti in futuro.
La rivoluzione arancione tramonta definitivamente con il suo leader. Il presidente uscente Viktor Jushenko è riuscito nell’ardua impresa di sperperare quell’enorme bagaglio di simpatia e popolarità conquistato nell’autunno 2004. Allora milioni di persone scesero in piazza per sostenerlo e per dire “no” a brogli e soprusi.
La rivoluzione arancione è stato un evento sconvolgente che ha avuto nello spazio ex sovietico effetti simili a quelli prodotti dal crollo del Muro di Berlino per l’Europa orientale. La speranza di un futuro migliore e le porte finalmente aperte da parte del ricco Occidente i maggiori risultati, vanificati in parte dalla litigiosità dei suoi leader.
A parte i soliti problemi organizzativi e i tradizionali dubbi di regolarità in certe località l’Ucraina ha dimostrato di essere probabilmente la maggiore democrazia nell’area ex sovietica. Ha ragione Jushenko, nel suo testamento politico, ad affermare che il Paese è “democratico di stampo europeo”, una “nazione libera”, abitato da “gente libera”. Dove si può trovare nell’ex Urss una vera realtà multipartitica come quella ucraina e la piena libertà di parola?
Condivisibile è a questo punto la delusione di Kiev per non essere stata fatta aderire d’urgenza all’Ue nel 2007-08 con una qualche formula, a vantaggio delle ugualmente problematiche Romania e Bulgaria. Bruxelles si sarebbe perlomeno garantita le strategiche vie di approvvigionamento delle materie prime dalla Russia e dall’Asia.
Il ballottaggio è aperto nonostante i 10 punti di differenza del primo turno. Notoriamente la Timoshenko è bravissima nei recuperi ed è molto più abile del russofono davanti alle telecamere.
Affluenza: 67% – circa 8 punti in meno del 2004
24,1 milioni di votanti
Candidati |
percentuale |
Numero voti |
Janukovich |
35,3% |
8.5 milioni |
Timoshenko |
25% |
6 milioni |
Tigipko |
13% |
3,1 milioni |
Jatsenjuk |
6,9% |
1,6 milioni |
Jushenko |
5,5% |
1,3 milioni |
For the first time in many years the power is actually at stake in Kiev. Eighteen are the candidates at the first round of the presidential election. There are not really great ideological or ethnical differences among them. The image of the candidate will give him or her the victory. 20% of the electors are uncertain who to vote for. Some experts say that the central Ukrainian regions along the river Dnepr will be crucial in the second round runoff.
Sunday’s election for president, the fifth since independence from the Soviet Union in 1991, takes place amid deep economic gloom in Ukraine where the global recession has hit jobs, family budgets and pockets.
According to several polls taken this week, Viktor Yanukovych will collect more than 30 percent of the vote Sunday, while prime minister Yulia Tymoshenko will get 15 percent to 20 percent. The outgoing President Viktor Yushchenko is supported by slightly more than 3 percent of the electorate. He is widespread considered the main responsible for the economic crisis and the political paralyze after 2006. For Russia’s VTsIOM the former CEO of the National Bank, Serhiy Tihipko, might be the surprise. Yushchenko may agree with him to knock out his prime minister and have better guarantees for the future.
A December 2009 poll found that 82 percent of Ukrainians expect vote rigging, as in 2004. These fears are shared by election observers, both international and domestic. The later also fearing the lack of an independent exit poll.
Both Yanukovych and Tymoshenko have been accused of having close links with Russia. But Ukraine is not coming back under Kremlin’s supervision. National entrepreneurs have their own interests that are often in contrast with those of their Russian competitors. Kiev will continue its way towards a better integration with the European Union and one day will be a full EU member.
Yushchenko’s main mistake in foreign policy was to force this westwards direction and to want a fast membership in NATO at any cost. He forgot the historical roots of his mainland.
We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.