The bill that has angered Israel by imposing a jail term for anyone who accuses Poland of being complicit in the Holocaust.
The US State Department has urged Poland “to reevaluate the legislation in light of its potential impact on the principle of free speech.”
Reacting to President Duda’s move, Israel‘s foreign ministry said it hoped that “changes and corrections” would be made to the Polish anti-defamation law.
In Poland, the new rules are seen as a way of fighting the use of the phrase “Polish death camps”, which many say implies the country’s involvement in the Holocaust.
Poland has long fought the use of such phrases, which have often appeared in foreign media in relation to Nazi German-run extermination camps located in occupied Polish territory during World War II. Poland’s ruling conservatives have said such phrases distort history.
Questo è forse l’ultimo importante anniversario della “ritirata di Russia” con dei testimoni ancora in vita. Settantacinque anni sono già passati da quelle tragiche giornate. Lo storico Alim Morozov è il maggiore specialista russo sull’argomento. Tanti sono i libri, da lui scritti, diventati dei veri punti di riferimento per i futuri studiosi.
“No, non sono cambiati i miei sentimenti su quegli eventi – afferma il direttore del museo di Rossosch, il quale vide tutto con i suoi occhi di bambino di 10 anni -. Ho scritto quanto raccolto nei miei libri. Nulla di nuovo è emerso negli ultimi tempi. Ma attenzione: non si devono permettere invenzioni o falsificazioni. Bisogna raccontare la verità”. E purtroppo certi “addomesticamenti” in Russia sono stati frequenti negli ultimi anni.
Professore, quali sono i ricordi più nitidi che Lei ha?
“All’inizio vi fu la ritirata delle truppe sovietiche, poi il terrore per l’occupazione tedesca, quindi l’arrivo degli italiani. In continuazione vi erano attacchi aerei sia da una parte che dall’altra. Ogni notte, che paura!”
Oggi sono pochi i testimoni rimasti in vita. Lei ha un messaggio da tramandare ai posteri?
“Ritengo che lo storico debba scrivere la verità nei suoi lavori. Lo so, a volte, questo è difficile. Ogni storico utilizza i documenti, che non possono, però, essere considerati tutti come fonti attendibili. Io sono stato fortunato: ho radunato racconti orali dei veterani sovietici ed italiani, ho trovato documenti di prima mano. Ecco perché sono riuscito a rappresentare la realtà del tempo, che io ho vissuto in prima persona da bambino”.
Qualcosa deve essere ancora scritto?
“Ormai è difficile aggiungere qualcosa di nuovo non ancora pubblicato. Sono stati persino desecretati i documenti (sovietici, ungheresi, italiani e tedeschi) presenti nell’archivio militare di Podolskij”.
Che futuro ha il suo museo?
“E’ la domanda più difficile che mi fa. Presto avrò 86 anni e non ho potuto preparare un ricambio generazionale. Il museo è grande 400 metri quadrati, ma avrebbe bisogno come minimo di uno spazio di tre volte maggiore. Le autorità locali non hanno fondi per aiutarci. Ho provato invano a cercare un mecenate. A settembre 2018 l’Associazione nazionale alpini verrà qui in massa alla festa per il 25esimo anniversario dell’edificazione della scuola d’infanzia da loro costruita in segno di pacificazione e fratellanza. Staremo a vedere”.
gda
E’ un anniversario sopportato non tanto celebrato. Nessuna manifestazione ufficiale ha in pratica ricordato uno degli eventi principali della realtà contemporanea, capace di cambiare i destini del mondo.
Già nel 2016 il presidente Putin invitò il Paese a utilizzare le lezioni della storia per rafforzare la pace civile e a non speculare sulle tragedie per propri fini politici o di qualsiasi altro genere.
Questa linea dai toni bassi e dimessi è proseguita per mesi tanto che il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, si è lasciato scappare davanti alla stampa internazionale “ma che cosa si deve festeggiare? Spiegatemelo”.
Le ragioni di questa scelta sono molteplici.
In primo luogo, la Rivoluzione d’ottobre è stata per la Russia il prologo alla guerra civile ed alle repressioni, causa di milioni di morti. In estrema sintesi: una tragedia. Allo stesso tempo, però, iniziò l’epoca sovietica che, a costi catastrofici, modernizzò il Paese e lo fece diventare una superpotenza mondiale.
In secondo luogo, analizzare un evento così complesso significa anche parlare delle ingiustizie sociali e delle ineguaglianze durante lo zarismo. Il pensiero correrebbe subito a fare un confronto con la situazione attuale in un Paese ora in crisi, alla ricerca di una propria identità nel mondo globalizzato del XXI secolo. A pochi mesi dalle elezioni di marzo ciò non è affatto auspicale.
Il motivo di questo navigare quasi a vista e a volte zigzagante è che l’attuale società russa continua a vivere sui miti sovietici e nessuno vuole adesso metterli in discussione o scontrarsi con loro.
Per questo, da oltre un decennio il Cremlino ha fatto diventare un po’ artificiosamente il 4 novembre festa nazionale, il Giorno dell’Unità, in cui – in maniera conciliante – si ricorda la cacciata dei polacchi da Mosca nel 1612.
Così è facilmente immaginabile quanto adesso dia fastidio nella “stanza dei bottoni” russi la polemica sul cosa fare del mausoleo di Lenin! Da una parte sono schierati i liberali, la candidata alle presidenziali Sobchak, il leader ceceno Kadyrov (il cui popolo fu deportato da Stalin), e dall’altra tutta la galassia comunista, radunata intorno al segretario del Pc Zjuganov. Le fonti ufficiali, invece, tacciono.
La terza ragione dei toni dimessi per il centenario è la linea politica, adottata da Vladimir Putin in questi anni. Il Cremlino è schierato da sempre ovunque per lo “status quo”. E’ stato così nello spazio ex sovietico contro le “rivoluzioni colorate” (Georgia 2003, Ucraina 2004, Ucraina 2014,) ed all’estero in generale contro le rivolte di ispirazione liberale ed occidentale (Siria 2011, Libia, 2011, Egitto 2011). Ogni manifestazione di dissenso viene considerata a Mosca come un delitto.
Come si sarebbe potuto, in conclusione, celebrare la Rivoluzione d’ottobre?
La risposta è una sola: è meglio far finta di nulla. Se bisogna festeggiare qualcosa, è meglio che sia il 4 novembre.
gda
Когда вы включаете телевизор в России, то рано или поздно на вас обрушивается разговор о русофобии. Кажется, что весь мир живет 24 часа сосредоточенным на ненависти к стране, защищающей традиционные ценности и не желающей принимать общие глобальные тенденции….
… cогласно ряду опросов, проведенных в последние 3–4 года, общественность верит в русофобию….Тогда я спрашиваю себя: где находится русофобия за границей? Или это просто изобретение политиков и телевидения? Какие опасности здесь кроются? …
Статья – Джузеппе Д’Амато – “Московский комсомолец” №27469 от 15 августа 2017 Giuseppe D’Amato Moskovskij Komsomolets
Some 3,000 actors have brought to life the 1410 Battle of Grunwald on its 607th anniversary to a crowd of 60,000, making it one of Europe’s largest medieval re-enactments.
King of Poland Wladyslaw Jagiello commanded an allied Polish-Lithuanian army to defeat the Teutonic Order, previously considered invincible.
It is considered to be one of the most glorious and significant military victories in Polish history.
Европейский союз (ЕС) отмечает 60-ю годовщину первых Римских договоров… Мне здесь хотелось бы еще раз вернуться к функциям, которые выполняет ЕС, а они часто забываются. Во-первых, это — антифашистское сообщество.
Во-вторых, он является противовесом опасным националистам, которые всегда сталкиваются между собой…пора определенным российским кругам смириться с тем, что появился новый серьезный партнер — конкурент в Старом Свете. Но конкурент не враждебный!…После падения Берлинской стены выросли поколения, которые знают только единую Европу без границ и единую монету, то есть евро. Их называют «поколением Эразмуса» (название, произошедшее от успешной университетской интеграционной программы ЕС)…
Статья – Джузеппе Д’Амато “Московский комсомолец” №27354 от 25 марта 2017 Giuseppe D’Amato Moskovskij Komsomolets
8 -11 marzo (23-26 febbraio vecchio calendario) scoppiano tumulti a Petrograd per protesta contro le carestie di pane e carbone.
Il 10 marzo i battaglioni spediti a reprimere si unirono agli insorti. Non c’erano truppe disponibili. Mentre zar Nicola II era al fronte il regime collassò. I funzionari si nascosero, la polizia si era dissolta. La gente cercò una guida nella Duma.
L’11 marzo i suoi membri più autorevoli ignorarono un decreto imperiale di scioglimento ed il 12 marzo crearono un governo provvisorio con loro esponenti. Il principe Grigorij Lvov, ex presidente dell’Unione degli zemstva e delle città, assunse l’incarico di presidente del consiglio dei ministri e quello di responsabile del dicastero degli Interni. Pavel Miljukov (capo del partito dei cadetti) ebbe il portafoglio degli Esteri, Aleksandr Gluchkov (leader degli ottobristi) quello della guerra, Aleksandr Kerenskij (unico membro socialista della formazione dei social rivoluzionari) quello della Giustizia. In sostanza questo Esecutivo rispecchiava la maggioranza del blocco progressista alla Duma.
Il 15 marzo Nicola II abdicò a favore del fratello Michail, il quale abdicò il giorno seguente.
Prima di uscire di scena Nicola II aveva nominato Lvov primo ministro. Finiva così la dinastia dei Romanov in Russia dopo 304 anni.
Gli Stati Uniti ed alcune potenze europee presero atto positivamente del passaggio di potere e riconobbero il governo del principe Lvov, che, però, si trovò immediatamente a vedersela con il Soviet dei deputati e degli operai di Pietrogrado. Questa assemblea, costituita il 12 marzo, si era insediato nel palazzo della Duma.
Сайт правозащитной организации “Мемориал”, на котором были опубликованы данные около 40 тысяч сотрудников НКВД эпохи “большого террора”, временно недоступен из-за большого количества обращений.
Справочник “Кадровый состав органов государственной безопасности СССР. 1935-1939” выложен на сайт “Мемориала” 23 ноября.
В справочнике представлены краткие данные о 39 тысячах 950 сотрудниках НКВД, получивших специальные звания системы госбезопасности с момента их введения в 1935 году до начала 1941 года.
“Конгресс интеллигенции” начал сбор подписей под письмом, призывающим «остановить попытку государственного переворота». Речь в нем идет о преспективе принятия единой государственной идеологии РФ. Высказать свое мнение по поводу письма и подписаться под ним можно на сайте КИ. Подписи под обращением поставили писатели Людмила Улицкая, Светлана Алексиевич, Владимир Войнович, сестра Михаила Прохорова, общественный деятель Ирина Прохорова, известные правозащитники.
Украинский парламент принял Декларацию памяти и солидарности сейма Республики Польша и Верховной Рады Украины по событиям Второй мировой войны. Об этом говорится в сообщении, опубликованном на сайте украинского парламента.
Ранее планировалось принятие декларации парламентами трех стран – Украины, Польши и Литвы. Однако из текста было исключено упоминание о сейме Литвы в связи с формированием в этой стране нового состава парламента, передает “Интерфакс”.
В декларации отмечается “великая историческая жертва народов Польши и Украины ради защиты свободы и независимости“. “Представители сейма Республики Польша и Верховной Рады Украины совместно и одновременно принимают эту Декларацию памяти и солидарности, чтобы почтить память миллионов жертв, которые понесли наши народы во время Второй мировой войны, и осудить внешних агрессоров, которые пытались уничтожить нашу независимость”, – говорится в документе.
Ответственность за начало Второй мировой войны в декларации возлагается на нацистскую Германию и Советский Союз. По мнению авторов документа, пакт Молотова – Риббентропа, заключенный в 1939 году “между двумя тоталитарными режимами – коммунистическим Советским Союзом и нацистской Германией”, “привел к взрыву 1 сентября Второй мировой войны, вызванной агрессией Германии, к которой 17 сентября присоединился Советский Союз“.
“Следствием этих событий была оккупация Польши Германией и Советским Союзом и массовые репрессии против наших народов. Те события привели также к принятию в Ялте в 1945 году решений, которые начали новый этап порабощения всей Восточной и Центральной Европы, длившийся полвека”, говорится в декларации.
We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.