The base was opened in December 2001 to support U.S. military operations in the ongoing war in Afghanistan. It has hosted forces from several other International Security Assistance Force member states as well. The base is a transit point for US military personnel coming and going from Afghanistan.
Transit Center at Manas (formerly Manas Air Base and unofficially Ganci Air Base) is its official name. It is located at Manas International Airport, near Bishkek, primarily operated by the U.S. Air Force.
In February 2009 the Kyrgyz Parliament voted to close the base after the two governments failed to agree on a higher rent for the property. American and Kyrgyz officials continued negotiations after the announcement, and on 23 June a tentative agreement was reached. Under the new arrangement the United States will pay $60 million for continued use of the facilities, three times the previous rent.
Article – RFERL – September 2010.
Россия удивила мир: она промахнулась, не забив геополитический пенальти в Киргизии. Даже американцы дали понять, что были готовы принять в участие в “гуманитарной интервенции” под российской командой.
Мир, в том числе постсоветское пространство, порой очень нуждается в ком-нибудь “с яйцами”. В августе 2008-го, несмотря на то что многие танки еще не доехали до поля боя, российские войска одним махом выбили грузин, напавших на Цхинвали. Тогда Запад очень обиделся на грубую российскую силу. А зря: именно эта сила спасла Закавказье от долгой полупартизанской войны между грузинскими войсками с одной стороны и южноосетинскими ополченцами и северокавказскими добровольцами с другой. Войны с жесточайшими этническими чистками и тысячами жертв.
Статья – – Штефан Шолль – “Московский Комсомолец” 6.07.2010г.
Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets
“Ядерный чемоданчик” храняют за 100 тысяч рублей в месяц
Статья – Игнат Калинин «Московский Комсомолец» 9 июня 2010 г.
Il Medio Don continua a restituire cimeli di un passato ormai lontano, ma mai dimenticato. Qui quasi centomila nostri ragazzi immolarono la loro vita in una guerra sbagliata. “Abbiamo – dice con la voce piena di soddisfazione al telefono da Rossosch il professor Alim Morozov – 5 piastrine, che, purtroppo, non sono in buone condizioni e a fatica si lasciano decifrare. Siamo pronti ad inviarle alle famiglie dei caduti o a lasciarle in esposizione al museo”.
Una appartiene certamente ad un alpino, le altre sono di fanti o di militari del Genio. In località Tropilo, dove si ergeva la linea di difesa della Divisione Cuneense, è stata rinvenuta quella di Pietro Bressano, classe 1916, Primo reggimento alpino, 11esima compagnia, matricola 529/79/915. Due altre sono state ritrovate a Novaja Kalitva.
Alim Morozov è il maggior specialista russo della campagna del Don, una vera leggenda per i tanti italiani venuti a Rossosch: chi a rivedere i luoghi dove aveva combattuto in gioventù chi a portare un fiore in una terra lontana che si è presa per l’eternità un proprio caro.
“Sono sempre stato mosso – spiega il professore – dalla curiosità di sapere cosa fosse successo ai miei conoscenti”. Morozov, che allora aveva 10 anni, visse per mesi a contatto di gomito con gli italiani, che poi rivide passare mestamente per le strade della sua città verso la prigionia dopo l’avanzata sovietica.
“Sulle battaglie si è già scritto tanto e probabilmente non si aggiungerà niente di nuovo – precisa Morozov -, ma è il lato umano quello che va ancora studiato, i rapporti tra la gente”. Il professore sta preparando un secondo volume, dal titolo “La mia scoperta dell’Italia”, in uscita tra la fine del 2010 ed il 2011 – se verrà trovata una casa editrice russa disposta a sostenere le spese di pubblicazione -. Il suo primo bellissimo libro con prefazione di Mario Rigoni Stern è stato tradotto in italiano in due edizioni dal Museo di Rovereto.
Morozov è un fiume in piena quando parla di tutte le storie che conosce. Le sue parole a fatica riescono a trasmettere i sentimenti reali di quel mondo di umanità uscito prostrato dalla barbarie della guerra. La vicenda più commovente è certamente la storia di un amore tra un dottore italiano Giacomo e la sovietica Nina, troncata dopo la fine della guerra per l’intervento della polizia politica di Stalin.
MUSEO MEDIO DON Rossosch – Russia – sito in allestimento
Vedi anche DonItalia in EuropaRussia, Qui Museo del Medio Don.
Nikolajewka. La tragedia del Don. EuropaRussia.
La battaglia della memoria. EuropaRussia
DATI PIASTRINE
1. 33813 22 Zerboni Natale, Cl. 1914. Di Ettore e Toqnacca Maria. Zelbio Veleso, Como
2. Matr. 529\79\915\ Bressano Pietro, Cl. 1916. 1 Rgt. Alp. 11 comp. Monastero Vasco. Trovato Topilo.
3. 74 87 – 55 C Bigoni Adriano, Cl. 1919. Di Giuseppe e Maselli Laura. Ferara. Trovato v. Donscoi. (Vicino Nuova Kalitva).
4. M 36 36 … Amisano Evasio? Cl. 1916. 4 Rgt. Genio. Rasignano. Trovato v. Donscoi. (Vicino Nuova Kalitva).
5. 25886(43) Ferrary Pietro, Cl. 1922. 90 Rgt. Fant. Di Pietro e di Facchetti Francesca. Dello Bresia
A panel of experts met in Brussels to begin to lay the foundation for the future NATO Strategic Concept to be approved at Lisbon’s summit in November. A document has been issued at the end of the work.
The Alliance now faces a variety of “new threats from non-state actors”, including terrorism, cyber-crime, and maritime piracy. There are also internal differences over its relationship with Russia. While some countries are keen to improve relations with Moscow, some new members from central and eastern Europe have deep-seated suspicions about Kremlin’s plans.
NATO and Russia should work more closely together on fields of mutual interest such as missile defense, counterterrorism, counternarcotics and maritime security, the document said.
The new mission statement emphasized the threat posed by Iran’s nascent ballistic missile capability.
“Missile defense is most effective when it is a joint enterprise and cooperation … between the alliance and its partners — especially Russia — is highly desirable,” the blueprint said.
Criteria for membership in NATO in the recommendations to the new strategic vision are the same as before. Organization’s policy towards Ukraine also remains unchanged – Kiev may be a member of NATO, if it wants, and if it reaches the criteria of the Alliance.
Statement – NATO – Brussels – 17.05.2010
Парад Победы на Красной площади будет беспрецедентным по сравнению с предыдущими. Будут участвовать новые системы ПВО С-400, стратегические комплексы «Тополь-М», бронированные машины разведки «Дозор». Общее число задействованных в праздничных мероприятиях военнослужащих по всей страны – более 102 тысяч человек. Более десяти с половиной тысяч выступят в Москве. С ними около тысячи солдат стран СНГ, армий Великобритании, Франции, Польши, США…
В целом, на Параде 9 Мая в Москве будут представлены 161 единица сухопутной техники и 127 летательных аппаратов.
Всего в столице будет организовано 14 салютных точек.
Статья – «Комсомольская правда» 6.05.2010
“Si deve mettere fine alla logica occhio per occhio. Se i terroristi vengono sempre uccisi nelle operazioni speciali e non li si portano mai in tribunale queste sono purtroppo le terribili conseguenze”. A parlare è il professor Enver Kisriev, docente di studi caucasici presso un istituto dell’Accademia delle Scienze di Mosca.
Il mese scorso, il 29 marzo, gli attentati suicidi alla metropolitana della capitale con decine di morti e feriti, rivendicati dagli islamici-radicali. I fiancheggiatori delle due giovani kamikaze cecene, una 17enne e l’altra 28enne, sono stati identificati dalla polizia.
Signor Professore, chi può commettere azioni così disperate? “Siamo di fronte a ceceni o a ingusci o a daghestani. Le cosiddette vedove nere sono donne che hanno perso i loro mariti o figli o padri. E contemporaneamente hanno perduto la voglia di vivere. In passato altri attentati di questo genere ci sono già stati. Quella è gente piena di rabbia ed odio”.
Ma dietro alle bombe della metropolitana vi è una qualche strategia, qualcuno che dice ai kamikaze dove colpire e quando, insomma un cervello? “Certo. Ci sono gruppi speciali organizzati di terroristi. Volevo, però, evidenziare che in Caucaso c’è molta gente che ha perso la speranza e vive nell’odio verso i poteri locali. Quando non si controlla più una simile situazione accadono queste cose”.
Lei mi vuole dire, se non capisco male, che non vanno dimenticate le ragioni sociali dell’arretratezza e della realtà esplosiva del Caucaso? “Non so se si possa differenziare la situazione sociale dalla guerra in corso in Caucaso. Secondo me una delle cose che non vanno proprio è il linguaggio utilizzato costantemente dal potere centrale, anche in queste ore. Viene sbandierato pubblicamente ai quattro angoli della Russia che i terroristi verranno eliminati. E’ sempre lo stesso disco. Non si cerca mai di comprendere il perché di questa situazione, non si tenta nemmeno di aprire un dialogo. Con questo linguaggio così duro si fomentano la rabbia e l’odio. E le organizzazioni terroristiche utilizzano a loro favore questa situazione”.
In autunno l’attentato dinamitardo al treno superlusso Nevsky Express, in primavera il metrò di Mosca. E’ una nuova ondata di terrore? Se sì, come la si può fermare? “Fermarla non è possibile. La prima cosa per migliorare le cose è iniziare a parlare un nuovo linguaggio e cambiare disco. Serve capire il perché di questi fenomeni, altrimenti non si va da nessuna parte. L’uccidere solo i terroristi provoca come risposta questo tipo di azioni”.
La prima reazione dell’ex premier Timoshenko e dei nazionalisti ucraini è stata quella di richiedere una riunione d’emergenza del Parlamento, poi fissata in sessione ordinaria per il 27 aprile. Il neopresidente Viktor Janukovich ha, infatti, allungato a sorpresa l’affitto della base navale di Sebastopoli ai russi di altri 25 anni + eventuali opzionali altri 5.
La sua scelta provoca una vera e propria svolta nelle dinamiche geostrategiche dell’intera regione. Per prima cosa, addio alla contestata e controversa adesione del Paese slavo alla Nato, poi messa in archivio del progetto dei neocons Usa, vicini a George Bush jr., di creare un cuscinetto tra Russia ed Europa.
Il precedente Esecutivo ucraino “filo-occidentale” aveva chiarito che Mosca avrebbe dovuto trovare un’altra sistemazione per la Flotta del Mar Ner. Il Cremlino si apprestava a costruire una base vicino a Novorossijsk.
Patto di Kharkiv: Accordo vantaggioso per Kiev, ma conto salato per Mosca
Janukovich rimanda, indirettamente, a metà secolo la spinosissima questione della sovranità della Crimea – penisola “regalata” da Chrusciov all’Ucraina nel 1954 -. Gli abitanti della regione, trovatisi dopo il crollo dell’Urss fuori dalla loro Madrepatria, non vedono oggi di buon occhio il potere di Kiev. Negli anni Novanta si svilupparono movimenti indipendentisti o filo-russi.
In cambio del prolungamento dell’affitto a Sebastopoli fino al 2042 (dal precedente 2017), il leader ucraino ottiene da Mosca 40 miliardi di dollari, di cui 7 nei prossimi 24 mesi in sconti sul prezzo del gas. L’Ucraina, da tempo sull’orlo del default, ha chiesto al Fondo monetario internazionale un nuovo prestito da 12 miliardi di dollari, dopo aver in parte usufruito di un altro, poi congelato da 16,4.
La complessa situazione economica necessita di sacrifici. Al recente vertice sulla proliferazione nucleare di Washington Kiev si era accordata per la consegna del suo plutonio ad uranio arricchito agli Stati Uniti entro il 2012.
Con l’Unione europea in stand-by ad Est e l’avvicinamento della Polonia alla Russia, giustificato soprattutto da ragioni economiche, l’Ucraina rischiava di rimanere fuori dai giochi continentali. Ora passa all’incasso. Janukovich è sempre quel politico che realizzò la maggior privatizzazione del suo Paese. L’asta la fece vincere agli oligarchi locali a scapito dei russi con una perdita per l’Erario locale di una montagna di dollari.
8 aprile 2010. Il mondo è un po’ più sicuro dopo la firma di Praga. Le due superpotenze del Ventesimo secolo hanno voltato definitivamente pagina, indicando la via del disarmo nucleare globale. Mosca e Washington incamerano un bagaglio di credibilità incommensurabile da spendere nei prossimi negoziati sulla non proliferazione e lanciano indirettamente un monito a chi spera di farla franca, leggi Iran e Corea del Nord.
Ma non è tutto oro quel che luccica. A Praga i sorridenti Medvedev ed Obama hanno dato un’interpretazione dello Start 2 opposta. I russi continuano a vedere attacco e difesa uniti legalmente ed in maniera vincolante, gli americani assolutamente no.
La questione, su cui ora le due Amministrazioni evitano di sottilizzare troppo per incassare subito gli enormi vantaggi momentanei, non è da poco. In giro per il mondo si stanno sviluppando mini-scudi regionali per proteggersi da lanci isolati di missili a corto e a medio raggio. Gli ipotetici Paesi “pericolosi” (ex canaglia) hanno per ora questi vettori a disposizione; per quelli intercontinentali di concezione e tecnologia molto più complesse ci vorranno ancora degli anni (ecco perché Obama ha rinunciato ai progetti di Bush!).
I tagli agli arsenali sono stati la parte del negoziato più semplice da concordare. Russi ed americani traggono in ugual misura vantaggi tecnologici ed economici rilevanti da questa decisione. Vengono mandate in pensione armi ormai vecchie e superate, la cui manutenzione incide troppo sui costi. Si registreranno risparmi finanziari sia sulle testate che sui vettori da utilizzare per la ricerca e lo sviluppo.
Non tutti gli esperti militari, però, concordano sulla bontà dei numeri dell’accordo ed affermano che la riduzione degli armamenti è, invero, minima. Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project, parla addirittura di cifre “truccate” se si calcola come una sola “testata nucleare” ogni singolo bombardiere dislocato, mentre, invece, a bordo di bombardieri nucleari come i B-52 possono essere caricati da 6 a 20 ordigni atomici.
Per restare ai numeri: la Russia – come riporta il Bulletin of the Atomic Scientist – dispone attualmente di 4.850 testate “operative” (cioè efficienti, utilizzabili) mentre gli Stati Uniti di 5.200. Il nuovo trattato sottoscritto non taglia le testate nucleari “operative”, bensì quelle “dispiegate” (cioè montate sui vettori e pronte al lancio) e con gittata superiore ai 5.500 chilometri. È in questo modo che si arriva al “risultato” dello Start-2 di 1.550 testate e 800 vettori per parte.
In questo computo non si tiene conto, tuttavia, del numero reale complessivo degli ordigni atomici stipati negli arsenali dei due Paesi e della quantità di testate caricate sui bombardieri nucleari. Per essere precisi bisognerebbe ancora aggiungere che dal calcolo sono escluse le altre 12.350 testate (non operative, ma non ancora smantellate) tuttora possedute complessivamente dalle due superpotenze del Ventesimo secolo. Tirate le somme, il 95% delle circa 23mila armi nucleari esistenti sul pianeta Terra restano nelle mani delle due maggiori potenze atomiche
Russia e Stati Uniti incassano a Praga una vittoria politica e rilanciano la loro leadership a livello globale. Dire a loro di “no” su certi capitoli scottanti sarà in futuro più difficile.
Vedi anche: Un calcio alla Guerra Fredda, EuropaRussia
Una delle due kamikaze della linea rossa della metropolitana di Mosca era una ragazza di 17 anni, Jennet Abdurakhmanova, vedova di un cosiddetto “signore” della guerra daghestano, ucciso dalle forze federali il 31 dicembre 2009. Con lei la suicida aveva una lettera d’amore, scritta su carta araba (difficilissima da trovare in Caucaso), che terminava con la frase “ci incontreremo in Paradiso”. Questi i primi elementi in mano agli specialisti dell’anti-terrorismo, pubblicati dalla stampa russa. Come raccontano gli studiosi, i Signori della guerra hanno in genere dalle 10 alle 12 mogli.
Le “vedove nere” sono uno dei peggiori prodotti del terrorismo in Caucaso. Mai nella storia e nelle rigide tradizioni di queste regioni uomini e donne sono state così uguali. Una vera rivoluzione importata dall’estero!
E’ negli anni Novanta che i cosiddetti “salafiti” di origine araba hanno iniziato a fare proseliti, sfruttando anche la grande disponibilità di fondi e l’endemica crisi economica in Caucaso. L’islamismo secolare, tipico di queste latitudini, è stato così sconvolto da una cieca ondata di fondamentalismo.
La società cecena, divisa in clan, è profondamente maschilista. La donna ha una posizione subalterna. Vive una vita tutta sua, appartata ad educare i figli piccoli.
Ma in Caucaso nelle nuove generazioni, abituate a quasi due decenni di guerra, molto è cambiato. Questa gente è abituata a combattere e a morire e non fa riferimento agli anziani come avveniva prima. I giovani hanno preso tanto potere, un fatto contrario alle tradizioni. Adepti caucasici sono stati poi inviati ad istruirsi ai dettami religiosi all’estero: Emirati arabi, Arabia Saudita, Pakistan e Turchia.
Con la vittoria dei federali nella guerra in Cecenia gli estremisti locali e quelli stranieri si sono spostati nelle repubbliche limitrofe, portando con sé la “jihad”, che mira alla costituzione di un “emirato del Caucaso”. Non si è più di fronte ad una guerra di liberazione contro i russi, ma alla lotta santa. La discriminante non è più la nazionalità, ma la religione. Anche un russo convertito all’Islam può essere parte della causa comune. Non a caso per gli attentati della metropolitana di Mosca sono ricercate persone con la fisionomia slava.
I collegamenti con le centrali internazionali del terrore, in primis Al Qaeda, sono denunciati dai russi e confermati da fonti americane. Ecco perché il tandem Medvedev-Putin ha una brutta gatta da pelare.
Vedi anche Mosca: bagno di sangue nel metrò, EuropaRussia; Russia: i falchi come risposta al terrorismo? EuropaRussia; Cecenia: vince la pax russa. Primavera 2009, EuropaRussia.
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