La notizia tanto attesa è arrivata. Il prossimo 8 aprile presidenti Medvedev ed Obama si incontreranno a Praga, città simbolo della Guerra Fredda, per firmare il nuovo Start. L’annuncio ufficiale è stato pubblicato contemporaneamente sui siti del Cremlino e della Casa bianca dopo l’ultima decisiva conversazione telefonica tra i due capi di Stato.
Qualche settimana fa il presidente ucraino Janukovich aveva proposto di organizzare la firma a Kiev: la Russia sembrava d’accordo, gli americani no. La documentazione con le richieste ufficiali di autorizzazione per l’organizzazione dell’evento a Praga sono state consegnate mercoledì scorso. Il presidente ceco Klaus ha dato il suo immediato assenso.
L’accordo stabilisce un tetto di 1.550 testate, 800 vettori, 700 tra missili balistici intercontinentali e quelli a bordo dei sottomarini ciascuno. I russi riducono il loro attuale arsenale di circa il 30%, gli americani del 25%. Il vantaggio economico è enorme: verranno spesi meno soldi per la manutenzione e ve ne saranno di più per lo sviluppo di armi più moderne. Si evita così che appaiano terzi incomodi che ne approfittino dei due litiganti. Tanto russi ed americani hanno armi da poter distruggere il mondo migliaia di volte ed un vantaggio tecnologico che, per decenni, sarà incolmabile.
“Sono stati rispettati gli interessi dei due Paesi”, ha sottolineato Medvedev. La conclusione dell’accordo segna per il capo del Cremlino “il passaggio della cooperazione bilaterale ad un più alto livello”. Il presente accordo è, per Barack Obama, il più ampio documento concordato in due decenni.
Il nuovo Start dovrà essere ratificato dai rispettivi Parlamenti dopo la firma di Praga. “Entro aprile” in contemporanea, ha proposto il ministro degli Esteri Serghej Lavrov. I russi temono imboscate ad Obama dei repubblicani in Senato. Sono riusciti finalmente a vedere legalmente riconosciuto il nesso tra armi offensive e sistemi di difesa anti-missilistici.
Russia e Stati Uniti “inviano un segnale sul loro ruolo di leadership”, ha evidenziato il presidente Usa. Il 13 aprile Medvedev ed Obama si presenteranno a Washington alla Conferenza internazionale sulla sicurezza nucleare, poi in maggio a quella sulla proliferazione, con un’investitura morale che nessun leader ha mai avuto nella storia. Indirettamente lo Start-3 è un chiaro messaggio ad “Iran e Corea del Nord” e a quanti vogliano dotarsi illegalmente di armi letali.
Per Barack Obama questo accordo è il primo passo verso la realizzazione di quel “mondo senza armi nucleari” di cui il presidente Usa parlò proprio a Praga il 5 aprile 2009. Il capo della Casa bianca ha più volte ripetuto che ci si arriverà tra molti decenni. Questo è solo l’inizio.
Vedi anche Tra Start e Scudi – Dossier sempre su EuropaRussia.
President Obama and President Medvedev agreed to meet in Prague, the Czech Republic, on Thursday, April 8, to sign the Treaty on Measures to Further Reduction and Limitation of Strategic Offensive Arms (the “New START Treaty”).
Дмитрий Медведев и Барак Обама встретятся в Праге для подписания нового договора о сокращении и ограничении стратегических наступательных вооружений 8 апреля 2010 года.
The Arctic belongs also to Russia. Restrictions on Moscow’s access to the development of hydrocarbon fields in the Arctic, which accounts for over 25% of global oil and gas reserves, is unacceptable, President Dmitry Medvedev said at a session of the presidential Security Council.
“We have seen attempts to limit Russia’s access to the exploration and development of Arctic deposits which is of course unacceptable from a legal point of view and unfair from the point of the geographical location and the very history of our country,” Medvedev highlighted and stressed that “polar countries are taking active steps to expand their economic and even military presence in the Arctic zone.”
The five Arctic nations — Canada, Denmark, Norway, Russia and the United States — are locked in a tight race to lay claim to vast riches believed to be hidden beneath the ice and snow in the Arctic. They have claimed overlapping parts of the region estimated to hold 90 billion untapped barrels of oil. Under international law, each of the five Arctic Circle countries has a 322-kilometer (200-mile) exclusive economic zone in the Arctic Ocean.
Medvedev did not specify which nations his comments were addressed to. Russia claims a large part of the Arctic seabed as its own, arguing that it is an extension of its continental shelf. Moscow has undertaken two Arctic expeditions – to the Mendeleyev underwater chain in 2005 and to the Lomonosov Ridge in the summer of 2007 – to support its territorial claims in the region.
It first claimed the territory in 2001, but the United Nations demanded more conclusive evidence.
Russia has said it will invest some 1.5 billion rubles ($50 million) in defining the extent of its continental shelf in the Arctic in 2010.
In 2008, Medvedev signed an Arctic strategy paper saying that the polar region must become Russia’s “top strategic resource base” by the year 2020.
The document called for strengthening border guard forces in the region and updating their equipment, while creating a new group of military forces to “ensure military security under various military-political circumstances. “It said that by 2011 Russia must complete geological studies to prove its claim to Arctic resources and win international recognition of its Arctic borders.
The Kremlin is officially against any arms race in the Arctic. In summer 2009 Denmark announced its plans to establish an Arctic military command and a task force.
MAP By BBC
Trattato Start e Scudi non strategici regionali. In queste settimane la comunità internazionale sta scegliendo la nuova architettura militare per il 21esimo secolo. I contatti ufficiali ed informali sono febbrili e segreti. Sta nascendo il nuovo mondo post Guerra Fredda.
A Ginevra i negoziatori delle due superpotenze del Ventesimo secolo sono vicini a chiudere il nuovo Start, sulla riduzione degli armamenti strategici, scaduto il 5 dicembre scorso. Russi ed americani avranno 1.500 testate nucleari operative a testa. E’ stato definito poi un complesso sistema di controlli.
Il 12 aprile, affermano fonti moscovite, il nuovo trattato verrà firmato a Washington prima del summit sulla sicurezza nucleare. La ratifica parlamentare, però, dovrà avvenire in contemporanea. I veri grattacapi ce li ha Obama, che al Senato può contare oggi solo su 59 voti e per approvare lo Start – i cui aspetti negoziali pubblici sono stati criticati dai repubblicani – ne servono 67 su 100. Obama vorrebbe risolvere il problema prima delle elezioni d’autunno. Il Cremlino, però, non si fida. Ha tra le mani un accordo che considera inaspettatamente vantaggioso dopo anni di ritirate.
Ma potrebbe essere la vittoria di Pirro. Barack Obama ha rivoluzionato la strategia Usa: ha rinunciato allo Scudo spaziale globale di Bush (quello contro i missili intercontinentali) per ragioni economiche e tecnologiche; ha dato il via libera a quelli “non strategici” regionali – più pratici ed in funzione in breve tempo. Il pericolo ufficiale è l’Iran con i suoi missili a corto e medio raggio. Stati Uniti e Russia non ne dispongono dal 1991.
Il Cremlino è stato così preso in contropiede. In Europa centro-orientale è iniziata la corsa alla partecipazione a questi sistemi. La Polonia ha accettato di ospitare a Morag (nei pressi del confine russo) i “Patriot-3”, venendo in questo modo ricompensata per la perdita settembrina dei 10 intercettori dello Scudo spaziale. Romania e Bulgaria hanno fatto altrettanto a metà febbraio. Durissime note diplomatiche si sono scambiate Mosca e Sofia, un tempo storiche alleate.
Durante la Guerra Fredda le due superpotenze si erano accordate per limitare lo sviluppo delle difese anti-missilistiche con lo scopo di rafforzare la deterrenza nucleare. Ma adesso il pericolo viene da lanci di terzi.
Questi “mini-Scudi” locali, su cui il Cremlino ha chiesto chiarimenti, non sono in grado di fermare i missili intercontinentali (a lungo-raggio). Come tutta risposta la segretaria di Stato Usa, Hillary Clinton, ha addirittura ipotizzato una Russia all’interno della Nato. La Casa bianca è pronta a far partecipare subito Mosca alla partita. A Bruxelles alti ufficiali dell’Alleanza atlantica si sono appena incontrati con quelli russi per discutere gli aspetti tecnici.
Contemporaneamente ha colpito la quasi non-curanza americana per la possibile vendita di 4 navi francesi della potentissima classe “Mistral” a Mosca. Un affare semplicemente epocale. Il Cremlino sarebbe in grado di risolvere una crisi tipo quella georgiana in poche ore. L’intero Baltico, futura dislocazione delle unità, è in subbuglio.
Ma alla Casa bianca si punta al bersaglio grosso. Si è aperta la possibilità di creare più difese anti-missilistiche regionali comuni a Russia, Nato e Stati Uniti. Evidenti le conseguenze per l’intero pianeta. Dalle parole si sta pongono le fondamenta per la stabilità strategica europea. Il nodo cruciale è se il Cremlino – messo al corrente a giochi fatti – accetterà di essere un membro di questo accordo e non il protagonista principale.
Giuseppe D’Amato
I rapporti franco-russi sono tornati normali dopo la crisi georgiana dell’estate 2008. Parigi e Mosca stringono affari commerciali vantaggiosi ed accordi militari di un’importanza inusuale, guardando ad un futuro prossimo con una minore influenza Usa nel Vecchio Continente.
La società GDF Suez è entrata nel consorzio per la costruzione del gasdotto a conduzione tedesca North Stream con una quota pari al 9%. In precedenza, in dicembre, l’EDF aveva fatto ingresso in quello del South Stream – capitanato dall’italiana Eni –. Entrambi questi mastodontici progetti sottomarini mirano a garantire una maggiore stabilità nelle forniture energetiche russe all’Europa, evitando il passaggio sul territorio di Paesi terzi come Ucraina e Bielorussia.
I tre giorni del presidente Medvedev a Parigi sono stati ricchi di appuntamenti. Accompagnato da un centinaio di imprenditori, il capo del Cremlino ha cercato investitori e compagnie che portino tecnologia in Russia. Le maggiori discussioni hanno riguardato il settore automobilistico con la Renault e quello delle costruzioni per le Olimpiadi di Sochi 2014. Incoraggianti i risultati in campo culturale (il 2010 è l’anno della Francia in Russia e viceversa) ed in quello spaziale con l’utilizzo dei vettori Sojuz per il lancio di satelliti transalpini.
La Francia sta valutando la vendita di 4 navi da guerra della classe Mistral da dislocare nel mar Baltico. In poche ore i russi potrebbero essere in grado di trasportare un grosso numero di truppe. Mai in passato un membro della Nato aveva messo in preventivo una scelta del genere. I Paesi baltici hanno reso noto la loro contrarietà ed hanno chiesto un intervento di Washington. “Sarebbe il simbolo della nostra fiducia”, ha dichiarato il presidente Sarkozy.
Il collega Medvedev si è detto disponibile a sanzioni “intelligenti” contro l’Iran. Il trattato Start tra le due superpotenze della Guerra Fredda, scaduto nel dicembre scorso, dovrebbe chiudersi presto. Su questo ultimo punto una fonte dell’Amministrazione Obama ha confermato che gli Stati Uniti si preparano ad una riduzione spettacolare del loro arsenale nucleare, mantenendo, però, la deterrenza.
Dietro alle quinte ci si sta preparando alla costruzione degli Scudi, ossia delle difese anti-missilistiche, considerando che Paesi, definiti un tempo “canaglia”, hanno ormai sviluppato tecnologia in grado di colpire a medio raggio. Ecco il perché, per la rabbia del Cremlino, Paesi come Romania e Bulgaria sono disponibili ad ospitare pezzi dello Scudo USA e la Polonia è pronta a dislocare altri tipi di armi americane sul suo territorio.
Совместное региональное ПРО с участием России и НАТО может стать одним из главных элементов новой общеевропейской системы безопасности.
Сергей Михайлович Рогов – Независимая Газета 19.02.2010
Подпись соглашения по СНВ состоится в марте в восточноевропейской стране. Битва в американском сенате за ее ратификацию будет тяжелой.
Михаил Ростовский – МК
Mikhail Rostovsky Moskovskij Komsomolets
Iran is Israel’s arch foe and the Jewish state accuses Tehran of trying to develop a nuclear weapon. By contrast, Russia has the strongest ties with Iran of any major power and has repeatedly urged restraint in the nuclear standoff.
Israel, like the U.S. and much of the international community, believes ayatollahs’ program is aimed at developing a nuclear bomb, which Iran denies. While Jerusalem says it hopes diplomacy will resolve the nuclear standoff, it has not ruled out military action and Iran has frequently mentioned it could suffer a military strike from Israel or its allies.
Israel has been on the forefront of pushing for sanctions, and Mr. Netanyahu said Monday they could be effective since 80 percent of the Iranian economy was based on energy. Russia generally has resisted new sanctions but has shown increasing frustration over the past week as Tehran proceeds with uranium enrichment despite international pressure.
Mr. Netanyahu highlighted that in his talks with Mr. Medvedev he noticed a shift in the Russian position. “I can say that Russia definitely understands there is a need to prevent Iran from obtaining nuclear weapons and it understands that steps must be taken,” he said. “I think that Russia understands Iran’s direction very well and is considering what to do with other members of the Security Council.”
Last week, Iran announced its decision to enrich uranium to higher levels, sparking warnings from President Barack Obama of punishing sanctions against the Islamic regime.
Russia has also yet to fulfil a contract to deliver sophisticated S-300 missile systems to Tehran, a deal that has worried Israel as it would significantly strengthen Iranian air defences against military action.
The deputy secretary of the Russian security council Vladimir Nazarov said Sunday there was no reason not to send Iran the S-300 missile system, saying a “contract was signed which we must fulfil.”
These declarations were also meant to send a message to Israel that it does not approve the resumption of its arms sales to Georgia, which were frozen in August 2008. According to the Itar-Tass, Israel resumed the sale of arms to Georgia and “is no longer limiting itself to the sale of UAVs [drones],” which are perceived to be defensive weapons. The truck-mounted S-300 can shoot down hostile missiles or aircraft up to 150 km [90 miles] away.
In 1981, Israeli warplanes destroyed an Iraqi nuclear reactor, and what is believed to be an Israeli air attack in 2007 destroyed what the U.S. says was a nearly finished nuclear reactor in Syria that would have been able to produce plutonium.
See : Article in The Jerusalem Post – ‘Russia: S-300 delivery delayed’
5 dicembre 2009. Come era nell’attesa della vigilia russi ed americani non hanno purtroppo fatto in tempo. Lo Start, firmato nel lontano ’91, è scaduto senza che sia stato definito un trattato in sua sostituzione.
Mosca e Washington conserveranno per ora “lo spirito dell’accordo” che ha garantito il disarmo internazionale negli ultimi 2 decenni, hanno dichiarato in una nota congiunta i presidenti Medvedev ed Obama.
Il negoziato va avanti da mesi, ma restano ancora alcune difficoltà nonostante gli Stati Uniti abbiano eliminato il maggiore ostacolo rappresentato dal progetto di dislocamento dello Scudo spaziale Usa in Europa centrale.
Il mondo entra così in un periodo di incertezza fino a che non verrà finalmente concordato un nuovo testo e questo sarà ratificato sia dalla Duma che dal Congresso.
In novembre i nodi in sospeso riguardavano in particolare il sistema di calcolo delle armi ed il loro controllo. Pochissime sono le notizie filtrate in questi mesi anche se si sapeva che russi ed americani partivano da posizioni lontanissime che si sono riavvicinate con l’inizio della presidenza Obama.
One of the symbols of its land, a myth and a legend. Mikhail Kalashnikov has been a hero for generations of Soviets and Russians. For a long period the world thought that this man didn’t even exist and it was an invention of communist propaganda. “It was the Germans who turned me into an arms designer,” he says.
“ If I hadn’t taken part in the war, I would probably have made technology to ease the tough work of the peasants.”
Mr Kalashnikov started working on his rifle, driven to design by Soviet defeats in the early years of World War II at the hands of far better-armed German soldiers. From the start, he clearly identified his own principles of design: his submachine gun should be simple and reliable. It was only in 1947, after the failure of numerous prototypes, that Kalashnikov’s design was accepted in a competition organised by the defence procurement agency. “I created this weapon primarily to safeguard our fatherland,” he says.
Although some 100 million Kalashnikovs have been produced during its 60 years of service, only roughly half of them are licenced output, meeting Russian quality standards. 30 foreign producers currently make them and 55 countries are using the Kalashnikov, a weapon put on the Guinness Book of Records for its popularity.
The Izhmash machine-building plant was the first to launch mass production of the AK-47 rifle that spawned a whole new generation of small arms.
Read Tony Halpin The Times November 11th, 2009
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