At the summit held in the Russian city of Rostov-on-Don Presidents Medvedev and Van Rompuy signed a joint declaration on the modernization partnership, which is supposed to give Russia easier access to Western know-how and technology while committing the country to more democratic reforms and fighting corruption.
The EU leader cautioned that the program needed political will from Moscow to succeed. “For the partnership to become successful, the Russian modernization needs to become a reality and it needs to follow certain patterns to avoid protectionism,” he said,
Mr Medvedev took the opportunity to push for progress on Russia’s accession to the World Trade Organisation. Negotiations for Russian accession have been ongoing for 16 years, and it remains the only G20 country outside the grouping. The customs union between Russia, Kazakhstan and Belarus which came into effect earlier this year has threatened to further stall progress, although the USA has indicated that it is willing to push Russia’s application through.
The summit failed to yield progress on visa-free travel. EU officials dashed Kremlin hopes that a roadmap toward visa-free travel could be forged soon. In a surprising move, Moscow submitted its own framework convention for future visa-free travel between Russia and the EU-dominated Schengen zone. Russia is keen to attract skilled workers for key modernisation projects such as the new Skolkovo business park, under construction near Moscow.
Statement – EU Press release.
Il Medio Don continua a restituire cimeli di un passato ormai lontano, ma mai dimenticato. Qui quasi centomila nostri ragazzi immolarono la loro vita in una guerra sbagliata. “Abbiamo – dice con la voce piena di soddisfazione al telefono da Rossosch il professor Alim Morozov – 5 piastrine, che, purtroppo, non sono in buone condizioni e a fatica si lasciano decifrare. Siamo pronti ad inviarle alle famiglie dei caduti o a lasciarle in esposizione al museo”.
Una appartiene certamente ad un alpino, le altre sono di fanti o di militari del Genio. In località Tropilo, dove si ergeva la linea di difesa della Divisione Cuneense, è stata rinvenuta quella di Pietro Bressano, classe 1916, Primo reggimento alpino, 11esima compagnia, matricola 529/79/915. Due altre sono state ritrovate a Novaja Kalitva.
Alim Morozov è il maggior specialista russo della campagna del Don, una vera leggenda per i tanti italiani venuti a Rossosch: chi a rivedere i luoghi dove aveva combattuto in gioventù chi a portare un fiore in una terra lontana che si è presa per l’eternità un proprio caro.
“Sono sempre stato mosso – spiega il professore – dalla curiosità di sapere cosa fosse successo ai miei conoscenti”. Morozov, che allora aveva 10 anni, visse per mesi a contatto di gomito con gli italiani, che poi rivide passare mestamente per le strade della sua città verso la prigionia dopo l’avanzata sovietica.
“Sulle battaglie si è già scritto tanto e probabilmente non si aggiungerà niente di nuovo – precisa Morozov -, ma è il lato umano quello che va ancora studiato, i rapporti tra la gente”. Il professore sta preparando un secondo volume, dal titolo “La mia scoperta dell’Italia”, in uscita tra la fine del 2010 ed il 2011 – se verrà trovata una casa editrice russa disposta a sostenere le spese di pubblicazione -. Il suo primo bellissimo libro con prefazione di Mario Rigoni Stern è stato tradotto in italiano in due edizioni dal Museo di Rovereto.
Morozov è un fiume in piena quando parla di tutte le storie che conosce. Le sue parole a fatica riescono a trasmettere i sentimenti reali di quel mondo di umanità uscito prostrato dalla barbarie della guerra. La vicenda più commovente è certamente la storia di un amore tra un dottore italiano Giacomo e la sovietica Nina, troncata dopo la fine della guerra per l’intervento della polizia politica di Stalin.
MUSEO MEDIO DON Rossosch – Russia – sito in allestimento
Vedi anche DonItalia in EuropaRussia, Qui Museo del Medio Don.
Nikolajewka. La tragedia del Don. EuropaRussia.
La battaglia della memoria. EuropaRussia
DATI PIASTRINE
1. 33813 22 Zerboni Natale, Cl. 1914. Di Ettore e Toqnacca Maria. Zelbio Veleso, Como
2. Matr. 529\79\915\ Bressano Pietro, Cl. 1916. 1 Rgt. Alp. 11 comp. Monastero Vasco. Trovato Topilo.
3. 74 87 – 55 C Bigoni Adriano, Cl. 1919. Di Giuseppe e Maselli Laura. Ferara. Trovato v. Donscoi. (Vicino Nuova Kalitva).
4. M 36 36 … Amisano Evasio? Cl. 1916. 4 Rgt. Genio. Rasignano. Trovato v. Donscoi. (Vicino Nuova Kalitva).
5. 25886(43) Ferrary Pietro, Cl. 1922. 90 Rgt. Fant. Di Pietro e di Facchetti Francesca. Dello Bresia
Almeno due passeggeri non membri dell’equipaggio erano nella cabina dei piloti poco prima dello schianto dell’aereo presidenziale a Smolensk. La Commissione d’inchiesta bilaterale russo-polacca ha comunicato alcuni particolari sulla sciagura del 10 aprile scorso, ma non è ancora arrivata a conclusioni definitive.
Non trova nemmeno una risposta la domanda principale, ossia se i piloti fossero stati messi sotto pressione per atterrare a tutti i costi. Pochi mesi prima, a Tbilisi, un altro comandante dell’aereo presidenziale era stata sollevato dall’incarico per essersi rifiutato di obbedire ad un ordine del genere impartito dallo stesso Lech Kaczynski. Ai comandi del Tupolev a Smolensk vi era il co-pilota della disavventura in Georgia.
Il capo della Commissione tecnica Aleksej Morozov ha affermato che non si capisce bene cosa dicano le voci registrate dalle scatole nere, poiché la porta della cabina di pilotaggio era aperta. O perlomeno è troppo presto per decifrarlo.
I russi continuano a mettere le mani avanti: i piloti erano stati avvertiti della nebbia; l’aeroporto con la sua strumentazione ha accolto anche il velivolo del premier Putin. Insomma: vi sarebbe stato un evidente errore umano.
Mosca ha scelto la politica della massima apertura fiutando i pericoli. Alcuni giornali conservatori polacchi danno voce ad altre versioni: le telefonate coi cellulari fatte dal Tupolev avrebbero potuto provocare la tragedia; qualcuno potrebbe aver messo una bomba, ma non viene presentato nemmeno uno straccio di prova. Sembra quasi un tentativo maldestro di allungare anche su Lech Kaczynski la stessa ombra che permane sul misterioso incidente aereo in cui perse la vita, a Gibilterra nel 1943, l’allora leader polacco Wladyslaw Sikorski.
Alla destra polacca, nazionalista e xenofoba, non è affatto piaciuto l’avvicinamento alla Russia. Sulla stessa linea sono i repubblicani americani e la potente lobby polacca d’oltreoceano, già bruciati dalla cancellazione da parte di Barack Obama del dispiegamento dello Scudo spaziale Usa in Europa centrale.
La rivoluzione nelle tempestose relazioni bilaterali è stata voluta da Vladimir Putin in persona, che, contraddicendo i consigli del proprio ministero degli Esteri, ha deciso di togliere finalmente dal fianco russo una dolorosa spina. Era Varsavia, fin dalla sua adesione all’Ue nel 2004, a creare a Mosca in maggiori problemi in Europa.
In questa inattesa riorganizzazione di equilibri continentali non lascia, quindi, sorpresi la pubblicazione di un fascicolo supersegreto sulla prossima strategia russa da parte di un settimanale moscovita. In altri tempi un bel soggiorno in Siberia sarebbe stato assicurato ai giornalisti. Ed ora invece. La Russia, si dice nel documento, mira ad avvicinarsi all’Ue ed agli Usa per ammodernizzarsi.
Come contro-risposta, questa volta ufficiale, la Nato ha scelto di considerare come una priorità l’avvicinamento al Cremlino. Si è poi appreso che l’Alleanza e la Russia studiano un mini-Scudo comune per la difesa da missili a breve raggio.
A panel of experts met in Brussels to begin to lay the foundation for the future NATO Strategic Concept to be approved at Lisbon’s summit in November. A document has been issued at the end of the work.
The Alliance now faces a variety of “new threats from non-state actors”, including terrorism, cyber-crime, and maritime piracy. There are also internal differences over its relationship with Russia. While some countries are keen to improve relations with Moscow, some new members from central and eastern Europe have deep-seated suspicions about Kremlin’s plans.
NATO and Russia should work more closely together on fields of mutual interest such as missile defense, counterterrorism, counternarcotics and maritime security, the document said.
The new mission statement emphasized the threat posed by Iran’s nascent ballistic missile capability.
“Missile defense is most effective when it is a joint enterprise and cooperation … between the alliance and its partners — especially Russia — is highly desirable,” the blueprint said.
Criteria for membership in NATO in the recommendations to the new strategic vision are the same as before. Organization’s policy towards Ukraine also remains unchanged – Kiev may be a member of NATO, if it wants, and if it reaches the criteria of the Alliance.
Statement – NATO – Brussels – 17.05.2010
Разработана новая внешнеполитическая доктрина. Написанный МИД проект “Программы эффективного использования на системной основе внешнеполитических факторов в целях долгосрочного развития Российской Федерации” уже одобрен президентом РФ Дмитрием Медведевым.
Проект предполагает развитие отношений, в первую очередь, с Евросоюзом и США. Российские дипломаты в Польше говорили о том, что эта страна блокирует российско-европейское сотрудничество из-за нерешенного катынского вопроса. МИД был против каких-либо уступок, но премьер-министр Владимир Путин решил иначе.
Главная причина поворота во внешней политике России – это недостаточность средств, необходимых для модернизации экономики, транспорта и инноваций.
Статья – Newsweek Russia – 11.05.2010
Парад Победы на Красной площади будет беспрецедентным по сравнению с предыдущими. Будут участвовать новые системы ПВО С-400, стратегические комплексы «Тополь-М», бронированные машины разведки «Дозор». Общее число задействованных в праздничных мероприятиях военнослужащих по всей страны – более 102 тысяч человек. Более десяти с половиной тысяч выступят в Москве. С ними около тысячи солдат стран СНГ, армий Великобритании, Франции, Польши, США…
В целом, на Параде 9 Мая в Москве будут представлены 161 единица сухопутной техники и 127 летательных аппаратов.
Всего в столице будет организовано 14 салютных точек.
Статья – «Комсомольская правда» 6.05.2010
“Si deve mettere fine alla logica occhio per occhio. Se i terroristi vengono sempre uccisi nelle operazioni speciali e non li si portano mai in tribunale queste sono purtroppo le terribili conseguenze”. A parlare è il professor Enver Kisriev, docente di studi caucasici presso un istituto dell’Accademia delle Scienze di Mosca.
Il mese scorso, il 29 marzo, gli attentati suicidi alla metropolitana della capitale con decine di morti e feriti, rivendicati dagli islamici-radicali. I fiancheggiatori delle due giovani kamikaze cecene, una 17enne e l’altra 28enne, sono stati identificati dalla polizia.
Signor Professore, chi può commettere azioni così disperate? “Siamo di fronte a ceceni o a ingusci o a daghestani. Le cosiddette vedove nere sono donne che hanno perso i loro mariti o figli o padri. E contemporaneamente hanno perduto la voglia di vivere. In passato altri attentati di questo genere ci sono già stati. Quella è gente piena di rabbia ed odio”.
Ma dietro alle bombe della metropolitana vi è una qualche strategia, qualcuno che dice ai kamikaze dove colpire e quando, insomma un cervello? “Certo. Ci sono gruppi speciali organizzati di terroristi. Volevo, però, evidenziare che in Caucaso c’è molta gente che ha perso la speranza e vive nell’odio verso i poteri locali. Quando non si controlla più una simile situazione accadono queste cose”.
Lei mi vuole dire, se non capisco male, che non vanno dimenticate le ragioni sociali dell’arretratezza e della realtà esplosiva del Caucaso? “Non so se si possa differenziare la situazione sociale dalla guerra in corso in Caucaso. Secondo me una delle cose che non vanno proprio è il linguaggio utilizzato costantemente dal potere centrale, anche in queste ore. Viene sbandierato pubblicamente ai quattro angoli della Russia che i terroristi verranno eliminati. E’ sempre lo stesso disco. Non si cerca mai di comprendere il perché di questa situazione, non si tenta nemmeno di aprire un dialogo. Con questo linguaggio così duro si fomentano la rabbia e l’odio. E le organizzazioni terroristiche utilizzano a loro favore questa situazione”.
In autunno l’attentato dinamitardo al treno superlusso Nevsky Express, in primavera il metrò di Mosca. E’ una nuova ondata di terrore? Se sì, come la si può fermare? “Fermarla non è possibile. La prima cosa per migliorare le cose è iniziare a parlare un nuovo linguaggio e cambiare disco. Serve capire il perché di questi fenomeni, altrimenti non si va da nessuna parte. L’uccidere solo i terroristi provoca come risposta questo tipo di azioni”.
La prima reazione dell’ex premier Timoshenko e dei nazionalisti ucraini è stata quella di richiedere una riunione d’emergenza del Parlamento, poi fissata in sessione ordinaria per il 27 aprile. Il neopresidente Viktor Janukovich ha, infatti, allungato a sorpresa l’affitto della base navale di Sebastopoli ai russi di altri 25 anni + eventuali opzionali altri 5.
La sua scelta provoca una vera e propria svolta nelle dinamiche geostrategiche dell’intera regione. Per prima cosa, addio alla contestata e controversa adesione del Paese slavo alla Nato, poi messa in archivio del progetto dei neocons Usa, vicini a George Bush jr., di creare un cuscinetto tra Russia ed Europa.
Il precedente Esecutivo ucraino “filo-occidentale” aveva chiarito che Mosca avrebbe dovuto trovare un’altra sistemazione per la Flotta del Mar Ner. Il Cremlino si apprestava a costruire una base vicino a Novorossijsk.
Patto di Kharkiv: Accordo vantaggioso per Kiev, ma conto salato per Mosca
Janukovich rimanda, indirettamente, a metà secolo la spinosissima questione della sovranità della Crimea – penisola “regalata” da Chrusciov all’Ucraina nel 1954 -. Gli abitanti della regione, trovatisi dopo il crollo dell’Urss fuori dalla loro Madrepatria, non vedono oggi di buon occhio il potere di Kiev. Negli anni Novanta si svilupparono movimenti indipendentisti o filo-russi.
In cambio del prolungamento dell’affitto a Sebastopoli fino al 2042 (dal precedente 2017), il leader ucraino ottiene da Mosca 40 miliardi di dollari, di cui 7 nei prossimi 24 mesi in sconti sul prezzo del gas. L’Ucraina, da tempo sull’orlo del default, ha chiesto al Fondo monetario internazionale un nuovo prestito da 12 miliardi di dollari, dopo aver in parte usufruito di un altro, poi congelato da 16,4.
La complessa situazione economica necessita di sacrifici. Al recente vertice sulla proliferazione nucleare di Washington Kiev si era accordata per la consegna del suo plutonio ad uranio arricchito agli Stati Uniti entro il 2012.
Con l’Unione europea in stand-by ad Est e l’avvicinamento della Polonia alla Russia, giustificato soprattutto da ragioni economiche, l’Ucraina rischiava di rimanere fuori dai giochi continentali. Ora passa all’incasso. Janukovich è sempre quel politico che realizzò la maggior privatizzazione del suo Paese. L’asta la fece vincere agli oligarchi locali a scapito dei russi con una perdita per l’Erario locale di una montagna di dollari.
ITALIANO – ENGLISH
Altri lutti per la Polonia nella foresta di Katyn. Il Paese è letteralmente sotto shock: è morta buona parte della sua élite.
Il presidente Lech Kaczynski, insieme alla moglie Maria ed ad una delegazione ufficiale, era diretta al cimitero monumentale, che ricorda i quasi 22mila connazionali massacrati dalla polizia segreta di Stalin nel 1940.
Mercoledì scorso qui i due premier Putin e Tusk si erano incontrati per simboleggiare la riconciliazione di russi e polacchi, divisi da secoli di dissidi storici. Sabato era il turno di Kaczynski con una seconda cerimonia.
Secondo le prime ricostruzioni il Tupolev 154, proveniente da Varsavia, si sarebbe abbassato troppo presto ed avrebbe colpito degli alberi con un’ala. Il velivolo è, quindi, caduto, spezzandosi in più tronconi a poche centinaia di metri dall’aeroporto di Severni nella regione di Smolensk, a circa 500 chilometri ad ovest di Mosca.
Le condizioni atmosferiche nella zona non erano buone. C’era una fitta nebbia mattutina. La torre di controllo del piccolo scalo militare avrebbe invitato il pilota ad atterrare a Minsk o a Mosca. Al quarto tentativo, dopo tre falliti, la catastrofe.
Della delegazione facevano parte oltre alla coppia presidenziale, il governatore della Banca centrale, i capi delle Forze armate, una quindicina di parlamentari ed altre personalità religiose e del mondo della cultura. 96 i morti in totale.
Il ministro della Protezione civile russa è subito volato a Smolensk. Il Cremlino ha organizzato una commissione d’inchiesta presieduta da Vladimir Putin. “Amici polacchi, siamo sconvolti per la tragedia avvenuta – ha detto il presidente Medvedev in un messaggio televisivo al popolo polacco -. Siamo con voi. Prometto che l’inchiesta sarà la più ampia possibile. Lunedì 12 sarà lutto nazionale in Russia”.
Il conservatore Lech Kaczynski era stato eletto capo di Stato nell’ottobre 2005 quasi a sorpresa. Filo-americano, euroscettico, in non buoni rapporti con il premier Tusk, avrebbe forse tentato di ottenere un secondo mandato in autunno. Il fratello gemello Jaroslaw è stato primo ministro per due anni ed è leader del partito Legge e Giustizia.
La Polonia ha decretato sette giorni di lutto nazionale. “Questa è la peggiore tragedia dopo la fine della Seconda guerra mondiale”, ha evidenziato Tusk, che ha promesso che lo Stato, mutilato da questa sciagura, “continuerà a funzionare, funzionerà!” Entro la metà del mese di giugno si terranno le elezioni presidenziali anticipate.
Il film del grande regista Wajda “Katyn“, che, per un paio di anni, ha subito in Russia l’ostracismo dei distributori, viene mostrato in prima serata domenica 11, subito dopo il telegiornale sul Primo canale nazionale, Ort. Il 2 aprile era stato proposto sul canale “Kultura“. Per la prima volta nella storia il telespettatore russo vede propri connazionali non vittime ed eroi nella Seconda guerra mondiale, ma nelle vesti di carnefici. I due Paesi slavi stanno mettendo a segno una vera rivoluzione nelle loro relazioni bilaterali.
Giuseppe D’Amato
* Elenco delle persone a bordo del Tupolev. Gazeta Varsavia.
* Aggiornamenti sciagura aerea Polonia-Russia. Insieme nel dolore. Basta incomprensioni. EuropaRussia, 12.04.2010.
* Kaczynski e la sua presidenza vedi libro L’EuroSogno e i nuovi Muri ad Est.
* Kaczynski, l’euroscettico, Intervista 2005. EuropaRussia
ENGLISH
* Katyn, the end of the shame. EuropaRussia. Poland, interview to president Kaczynski. EuropaRussia.
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8 aprile 2010. Il mondo è un po’ più sicuro dopo la firma di Praga. Le due superpotenze del Ventesimo secolo hanno voltato definitivamente pagina, indicando la via del disarmo nucleare globale. Mosca e Washington incamerano un bagaglio di credibilità incommensurabile da spendere nei prossimi negoziati sulla non proliferazione e lanciano indirettamente un monito a chi spera di farla franca, leggi Iran e Corea del Nord.
Ma non è tutto oro quel che luccica. A Praga i sorridenti Medvedev ed Obama hanno dato un’interpretazione dello Start 2 opposta. I russi continuano a vedere attacco e difesa uniti legalmente ed in maniera vincolante, gli americani assolutamente no.
La questione, su cui ora le due Amministrazioni evitano di sottilizzare troppo per incassare subito gli enormi vantaggi momentanei, non è da poco. In giro per il mondo si stanno sviluppando mini-scudi regionali per proteggersi da lanci isolati di missili a corto e a medio raggio. Gli ipotetici Paesi “pericolosi” (ex canaglia) hanno per ora questi vettori a disposizione; per quelli intercontinentali di concezione e tecnologia molto più complesse ci vorranno ancora degli anni (ecco perché Obama ha rinunciato ai progetti di Bush!).
I tagli agli arsenali sono stati la parte del negoziato più semplice da concordare. Russi ed americani traggono in ugual misura vantaggi tecnologici ed economici rilevanti da questa decisione. Vengono mandate in pensione armi ormai vecchie e superate, la cui manutenzione incide troppo sui costi. Si registreranno risparmi finanziari sia sulle testate che sui vettori da utilizzare per la ricerca e lo sviluppo.
Non tutti gli esperti militari, però, concordano sulla bontà dei numeri dell’accordo ed affermano che la riduzione degli armamenti è, invero, minima. Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project, parla addirittura di cifre “truccate” se si calcola come una sola “testata nucleare” ogni singolo bombardiere dislocato, mentre, invece, a bordo di bombardieri nucleari come i B-52 possono essere caricati da 6 a 20 ordigni atomici.
Per restare ai numeri: la Russia – come riporta il Bulletin of the Atomic Scientist – dispone attualmente di 4.850 testate “operative” (cioè efficienti, utilizzabili) mentre gli Stati Uniti di 5.200. Il nuovo trattato sottoscritto non taglia le testate nucleari “operative”, bensì quelle “dispiegate” (cioè montate sui vettori e pronte al lancio) e con gittata superiore ai 5.500 chilometri. È in questo modo che si arriva al “risultato” dello Start-2 di 1.550 testate e 800 vettori per parte.
In questo computo non si tiene conto, tuttavia, del numero reale complessivo degli ordigni atomici stipati negli arsenali dei due Paesi e della quantità di testate caricate sui bombardieri nucleari. Per essere precisi bisognerebbe ancora aggiungere che dal calcolo sono escluse le altre 12.350 testate (non operative, ma non ancora smantellate) tuttora possedute complessivamente dalle due superpotenze del Ventesimo secolo. Tirate le somme, il 95% delle circa 23mila armi nucleari esistenti sul pianeta Terra restano nelle mani delle due maggiori potenze atomiche
Russia e Stati Uniti incassano a Praga una vittoria politica e rilanciano la loro leadership a livello globale. Dire a loro di “no” su certi capitoli scottanti sarà in futuro più difficile.
Vedi anche: Un calcio alla Guerra Fredda, EuropaRussia
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