Questo è forse l’ultimo importante anniversario della “ritirata di Russia” con dei testimoni ancora in vita. Settantacinque anni sono già passati da quelle tragiche giornate. Lo storico Alim Morozov è il maggiore specialista russo sull’argomento. Tanti sono i libri, da lui scritti, diventati dei veri punti di riferimento per i futuri studiosi.
“No, non sono cambiati i miei sentimenti su quegli eventi – afferma il direttore del museo di Rossosch, il quale vide tutto con i suoi occhi di bambino di 10 anni -. Ho scritto quanto raccolto nei miei libri. Nulla di nuovo è emerso negli ultimi tempi. Ma attenzione: non si devono permettere invenzioni o falsificazioni. Bisogna raccontare la verità”. E purtroppo certi “addomesticamenti” in Russia sono stati frequenti negli ultimi anni.
Professore, quali sono i ricordi più nitidi che Lei ha?
“All’inizio vi fu la ritirata delle truppe sovietiche, poi il terrore per l’occupazione tedesca, quindi l’arrivo degli italiani. In continuazione vi erano attacchi aerei sia da una parte che dall’altra. Ogni notte, che paura!”
Oggi sono pochi i testimoni rimasti in vita. Lei ha un messaggio da tramandare ai posteri?
“Ritengo che lo storico debba scrivere la verità nei suoi lavori. Lo so, a volte, questo è difficile. Ogni storico utilizza i documenti, che non possono, però, essere considerati tutti come fonti attendibili. Io sono stato fortunato: ho radunato racconti orali dei veterani sovietici ed italiani, ho trovato documenti di prima mano. Ecco perché sono riuscito a rappresentare la realtà del tempo, che io ho vissuto in prima persona da bambino”.
Qualcosa deve essere ancora scritto?
“Ormai è difficile aggiungere qualcosa di nuovo non ancora pubblicato. Sono stati persino desecretati i documenti (sovietici, ungheresi, italiani e tedeschi) presenti nell’archivio militare di Podolskij”.
Che futuro ha il suo museo?
“E’ la domanda più difficile che mi fa. Presto avrò 86 anni e non ho potuto preparare un ricambio generazionale. Il museo è grande 400 metri quadrati, ma avrebbe bisogno come minimo di uno spazio di tre volte maggiore. Le autorità locali non hanno fondi per aiutarci. Ho provato invano a cercare un mecenate. A settembre 2018 l’Associazione nazionale alpini verrà qui in massa alla festa per il 25esimo anniversario dell’edificazione della scuola d’infanzia da loro costruita in segno di pacificazione e fratellanza. Staremo a vedere”.
gda
“Servono azioni coordinate per garantire una crescita sostenibile ed equilibrata”. Questo uno dei passaggi principali contenuti nel messaggio del presidente russo, Vladimir Putin, in occasione dell’inaugurazione del ventesimo Forum economico di San Pietroburgo. Alla manifestazione partecipano oltre alcune centinaia di compagnie internazionali nonché un’autorevole rappresentanza politica, tra cui il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon.
Sul Baltico si tenta in realtà di riavvicinare i due poli continentali, le cui relazioni sono provate dalla crisi ucraina, scoppiata nell’autunno 2013, e dalle rispettive sanzioni e contro-sanzioni. Tra mille polemiche a San Pietroburgo è presente anche il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, che ha in programma un incontro con il capo del Cremlino. Il suo intento è di “costruire ponti” sulle questioni economiche, ribadendo, però, l’obbligo di Mosca di applicare in pieno l’accordo di pace di Minsk-2, da lei firmato, sull’Ucraina orientale. Pesanti critiche a questo viaggio sono state espresse dai Paesi Ue centro-orientali che evidenziano come il Cremlino possa sfruttare l’occasione per aumentare le differenze, già esistenti, sul mantenimento o meno delle sanzioni da parte dei Ventotto. Nessun rappresentante degli Stati Uniti è, invece, presente a San Pietroburgo.
Juncker e Putin si conoscono da molti anni ed il loro rapporto personale potrebbe garantire nuovi insperati spiragli. Il presidente della Commissione europea ha tenuto, comunque, a precisare che “l’annessione illegale della Crimea ed il conflitto in Ucraina orientale hanno provocato il peggioramento delle relazioni bilaterali, poiché la Russia ha violato i principi fondamentali dell’ordine internazionale”. Bruxelles si attende che ora Mosca utilizzi tutto il suo “potenziale” per normalizzare la situazione.
Sulla stessa linea è l’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, che ha invitato la Russia a cancellare per prima le contro-sanzioni, che riguardano essenzialmente i prodotti alimentari, in particolare carne, frutta e verdura. Questa proposta è stata fatta direttamente a Vladimir Putin nel corso di un colloquio tra i due leader.
Le sanzioni occidentali colpiscono, invece, i settori finanziari ed energetici, anche se ieri l’anglo-olandese Shell ha firmato accordi con la russa Gazprom ed un progetto di raddoppio del gasdotto Nord-Stream sotto al Baltico – con numerose aziende dell’Europa centrale rappresentate nel consorzio – sta andando in porto.
Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha, però, smorzato sul nascere qualsiasi tipo di speranza per un primo passo da parte dei russi, mentre il ministro degli Esteri, Serghej Lavrov, è apparso più ottimista nel vedere la luce in fondo al tunnel delle sanzioni.
La comunità di connazionali, sorta nel XIX secolo (tra il 1830 ed il 1870) nella regione orientale della Crimea nei pressi della città di Kerch, fu deportata nel gennaio 1942. Allora si contavano 5-6 mila italiani, in maggioranza gente dedita all’agricoltura ed all’artigianato, di origine pugliese della zona di Trani e Bisceglie.
Oggi a Kerch, città famosa per lo stretto – accesso del mare di Azov dal mar Nero – abitano 500 persone, discendenti di quanti sono tornati dal Kazakhstan, dalla Russia e dall’Uzbekistan. Il presidente Putin ha inserito gli italiani di Crimea con un decreto, pubblicato il 13 settembre 2015, tra i popoli deportati da Stalin da riabilitare. In precedenza né il governo sovietico né quello ucraino avevano agito in tal senso.
I liguri, generalmente commercianti o persone di mare, abitavano nella vicina Feodosia, sempre in Crimea, oppure a Mariupol, secondo porto dell’Ucraina – ancora oggi cruciale per l’esportazione di grano e di prodotti metallurgici -, oppure ad Odessa, dove tra il XIX – ed il XX secolo era stato costituito un liceo italiano.
A Taganrog, un centinaio di chilometri ad est di Mariupol, sempre sul mare di Azov visse Giuseppe Garibaldi tra il 1831 ed il 1833. Qui l’eroe dei due mondi si avvicinò alle idee mazziniane della “Giovane Italia”, propagandate dagli esuli. Sempre a Taganrog, davanti alla passeggiata a mare, è stata eretta l’unica statua dedicata a Garibaldi in territorio ex sovietico.
In tutta questa area, dopo l’unità di Italia, vennero aperti un Regio Consolato ad Odessa e vari vice-consolati a dimostrazione dell’importate presenza di connazionali. Questo periodo si chiuse con la Rivoluzione d’ottobre ed le successive repressioni staliniane.
Giuseppe D’Amato
Testo AUDIO 1. – Luisa Perugini – SBS radio – Australia
Testo AUDIO 2. – Luisa Perugini – SBS radio – Australia
Testo AUDIO 3. – Luisa Perugini – SBS radio – Australia
Testo AUDIO 4. – Luisa Perugini – SBS radio – Australia
Всего на полуострове сейчас живут около 500 крымчан итальянского происхождения, чьи родители по приказу Сталина были депортированы в Казахстан. “К сожалению, в указе о реабилитации депортированных народов итальянцы не упоминаются, про нас просто забыли. И теперь мы не можем пользоваться положенными льготами”, – пожаловалась президенту Путину и экс-премьеру Сильвио Берлускони Джулия Джакетти-Волкова в Ялте. Путин пообещал, что даст поручение разобраться в сложившейся ситуации и исправить историческую несправедливость. “Надеемся, что следующую годовщину депортации мы будем отмечать уже в новом статусе!” – радовались крымские итальянцы, перебивая друг друга на двух языках.
Раньше Владимир Путин и Сильвио Берлускони посещали мемориал итальянцев, погибших во время Крымской войны.
Для экс-премьера оказалось сюрпризом, что Сардинское королевство воевало против России в Крымской войне и прислало в Балаклаву 15-тысячный корпус своих солдат. “Там были геополитические причины, они не хотели, но их заставили”, – дипломатично пояснил экскурсовод. “No, no, итальянцы не могли по собственному желанию воевать с русскими”, – замахал руками Берлускони.
Во время первой осады Севастополя сардинцы потеряли более 2 тысяч человек. Правда, подавляющее большинство из них умерло не от пуль и штыков, а от болезней – на полуострове вовсю свирепствовала холера.
Как бы то ни было, потомки итальянцев создали на горе Гасфорт мемориальный некрополь с часовней – его содержание на протяжении многих лет оплачивало итальянское правительство. Однако в советские времена захоронения были практически уничтожены.
В 2004 году украинские власти установили на месте кладбища мраморную стелу, к подножию которой Путин и Берлускони возложили по букету красных роз. Президент пообещал, что Россия внесет свой вклад в благоустройство мемориального комплекса. Вокруг стелы будет разбит парк, также планируется увековечить имена всех погибших в период крымской кампании, если Туринский музей артиллерии восстановит их поименно. Экс-премьеру идея понравилась: он сказал, что лично озаботиться этим вопросом и даже пришлет в Крым растения для будущего парка.
Ogni tanto l’opinione pubblica internazionale scopre l’esistenza di un qualche summit informale che immancabilmente si trasforma in un’ottima occasione per i leader per parlarsi a quattr’occhi al di fuori delle camice di forza rappresentate dalle istituzioni mondiali e dalle visite di Stato.
E’ in queste occasioni che realmente si pongono le basi per la soluzione di questioni spinose e si architettano alleanze più o meno formali da utilizzare successivamente.
A momenti, a Milano, manco gli addetti ai lavori hanno compreso i risultati finali del vertice ASEM Europa – Asia. I leader principali presenti non hanno parlato altro che della crisi ucraina oltre che di problemi bilaterali.
Soltanto prossimamente, quindi, sapremo se l’ASEM avrà fatto centro. A Bruxelles europei – russi ed ucraini dovrebbero chiudere l’eterna partita sulle forniture di gas a Kiev. Il che significherebbe un inverno di stabili approvvigionamenti russi al Vecchio Continente.
E’ bastata la minaccia di Putin, lanciata dalla Serbia, sul pericolo imminente per le consegne di metano per ammorbidire gli europei, che tuttavia non alleggeriranno le sanzioni contro Mosca.
Ma intanto la Russia porta a casa “cash” fresco, vitale in un momento in cui il rublo sta colando a picco, il Pil è vicino alla recessione e le riserve di valuta si sono assottigliate di 50 miliardi di dollari in pochi mesi. Ecco cosa sta costando la campagna di difesa del “cortile ex sovietico” e la mancata riforma dell’economia federale troppo dipendente dal prezzo del petrolio.
A Milano la cancelliera tedesca Angela Merkel era furente per l’ennesimo sgarbo subito dal capo del Cremlino, cronicamente in ritardo. L’incontro bilaterale giovedì sera è stato prima cancellato, poi riorganizzato in fretta e furia per evitare un incidente diplomatico. Questi screzi tra leader sono uno dei punti per comprendere alcune logiche che hanno provocato la crisi ucraina.
I russi continuano a credersi giocatori centrali nel nuovo mondo della globalizzazione, dimenticandosi che i tempi della Guerra Fredda sono finiti da un pezzo ed il loro peso economico-finanziario a livello di Pil è più o meno pari a quello di un Paese come l’Italia.
La differenza nella crisi ucraina è stata finora fatta dalle forti motivazioni di Mosca rispetto a quelle più fiacche euro-americane. Putin si gioca il suo futuro politico, la Russia la sua posizione dominante nell’ex Urss. Bruxelles difende i principi ed il diritto internazionale. Gli ucraini sono invece le vittime sacrificali in questa partita geostrategica.
L’Ue vorrebbe prendere sotto controllo la frontiera russo-ucraina attraverso la quale passano i rifornimenti ai separatisti del Donbass. In un certo senso si duplicherebbe la missione EUBAM, che è presente da anni sul confine ucraino-moldavo dalla parte della repubblica della Transnistria. Figuriamoci, se in questo momento – con elezioni in Ucraina e forse in Donbass – i filo-russi accetteranno la proposta.
Ed in ultimo. Se i separatisti dell’Est terranno loro elezioni il 9 novembre la Merkel già ha promesso fuoco e fiamme. Conclusione: in Ucraina si va verso uno scenario da conflitto congelato, ma non per il freddo!
Giuseppe D’Amato
The European Council has appointed Federica Mogherini as the next EU High Representative and Polish Prime Minister Donald Tusk as EU Council President.
In view of the situation in Ukraine, the Federal Council has today decided to take further measures to prevent the circumvention of international sanctions. It has amended the Ordinance of 2 April 2014 on measures to prevent the circumvention of international sanctions in relation to the situation in Ukraine to include the sanctions imposed by the EU in July. The revised ordinance enters into force at 6 pm today.
During its discussions on the situation in Ukraine of 13 August 2014, the Federal Council decided to widen its current policy and to take all the measures required to ensure that the most recent sanctions imposed by the European Union cannot be circumvented via Swiss territory. Today the Federal Council decided on the necessary measures.
In the field of finance, issues of long term financial instruments by five Russian banks will be made subject to authorisation. In future, authorisation for new issues will only be granted if they are within the average financial engagement of the past three years. The subsidiaries of these Russian banks in Switzerland are exempt from the authorisation requirement as long as they are not acting on behalf of, or on the instructions of their parent companies. The EU’s restrictive measures also allow a similar exemption for subsidiaries of the Russian banks in question on its territory. Secondary trading in financial instruments newly issued outside Switzerland and the EU will be subject to a duty to notify. Eleven names have been added to the existing list of natural persons and businesses with whom financial intermediaries are prohibited from entering into new business relationships and whose existing business relations are subject to a duty to notify.
With regard to specific military goods and dual-use goods subject to licence, the Federal Council decided to add a further criterion for rejecting the application for an export licence to the existing list of criteria in goods control legislation. An application may now be refused if goods are intended to be used exclusively or partially for military purposes, or if they are intended for a military end user. With regard to war material, the Federal Council decided that a ban on imports of such goods from Russia and Ukraine should apply. The Federal Council also decided to introduce a duty to notify for exports of certain goods used in the extraction of oil in deep sea, Arctic or shale gas projects in Russia.
As a result of Switzerland’s decision not to recognise the annexation of Crimea by Russia constituing a breach of international law, the Federal Council has imposed a ban on imports and a ban on exports of certain key goods used in the extraction of oil and gas, as well as restrictions on investments for Crimea and Sevastopol.
The Federal Council has acknowledged the measures taken by Russia in respect of agricultural goods. It stresses that Switzerland is not engaged in any state measures to promote additional Swiss exports to Russia.
The Federal Council continues to monitor the situation in Ukraine closely and reserves the right to take further measures depending on how the situation develops.
Il vento è cambiato in Ucraina. Con la scelta di un presidente, legittimato dall’investitura popolare addirittura senza il ballottaggio, il presunto vuoto di potere a Kiev è stato colmato. La Russia ha per questo, almeno parzialmente, cambiato il proprio approccio alla crisi, dopo aver ritirato le truppe dalla frontiera la settimana prima delle elezioni.
La fase – definiamola “militare regolare” -, è per il momento chiusa. Invadere “ufficialmente” il Donbass e la regione di Lugansk sarebbe un inutile suicidio politico – diplomatico. Mosca erediterebbe realtà socio-economiche difficilissime, che necessitano di rilevanti investimenti finanziari. Che ci pensi l’Europa a prendersi un tale fardello!”
Il Cremlino ora mira ad incassare gli oltre due miliardi di dollari di forniture di gas non pagate dagli ucraini, che, dal canto loro, sono disposti sì a saldare il conto, ma soltanto in cambio di un futuro prezzo equo. Altrimenti Kiev si rivolgerà al Tribunale arbitrale di Stoccolma e la Gazprom sarà costretta ad aspettare i suoi soldi ancora chissà quanto.
La Russia ha adesso non poco da perdere: il vantaggio accumulato nelle settimane post deposizione di Janukovich è finito. Ecco la ragione delle timide aperture diplomatiche di queste ore. Mosca, però, non vuole mediatori occidentali tra i piedi. La ragione è semplice: gli europei hanno colpe enormi nello scoppio della crisi; i ministri degli Esteri polacco, francese e tedesco hanno garantito il 20 febbraio scorso un accordo per la sopravvivenza politica di Janukovich, sconfessato dagli eventi dopo manco una notte.
La diplomazia russa ha quindi iniziato una mini-offensiva con contatti a più livelli. Il presidente Putin ha parlato al telefono con Matteo Renzi. L’Italia avrà dal primo luglio la presidenza di turno semestrale dell’Ue. Il Cremlino si attende un aiuto dagli storici partner per uscire da questo pantano.
Giuseppe D’Amato
La chiamavo Beatrix, la donna che regala la beatitudine. Lei rideva e mi lasciava nel dubbio.
Nel bosco c’ erano una ventina di gradi sotto lo zero. Con le sue amiche faceva un buco nella crosta ghiacciata dello stagno e si tuffava con il bikini nell’acqua gelida. Come se fosse a Catanzaro Lido in agosto. Orgogliosa ci faceva vedere il giorno dopo le fotografie. Le dicevo. Tu sei pazza, sorella.
Andava a cavallo e galoppava tra le betulle come un’amazzone. Io restavo a terra. La guardavo con il fiato sospeso perché temevo che il cavallo potesse scivolare, imbizzarrirsi, disobbedire. Bionda, con gli occhi chiari. Pareva una nordica, non una russa perché le russe hanno un diverso colore di capelli e sono molto alte. Bea non era alta.
Nella mia casa a Mosca ci riunivamo di sera i giornalisti e tiravamo con una balestra vera contro il bersaglio inchiodato dietro la porta.
Capitava che il dardo saltasse prima del tiro. Niente da fare.
La regola era: ‘un colpo solo’. Perdevi così il turno. Beatrice quasi sempre faceva centro.
Un giorno del 1994 le cadde sul piede lo sportello dell’armadio e le fratturò l’alluce. Io andai a trovarla e le regalai una vecchia icona bruciacchiata che avevo comprato il giorno prima al mercatino di Ismailovo. Le piaceva molto. La teneva sempre sul comodino. Chissà dove sarà ora quella vecchia icona.
Venne con il piede ingessato a una mia festa. Ghenna la prese in braccio e la fece ballare. Piroettavano da un capo all’altro della stanza al suono di un lento. Forse Battisti.
Ghenna cercò di baciarla. Lei si scansò. Il russo ci rimase male, ma non si sbilanciò. Continuò a farla ballare tenendola in braccio.
Poi l’Ansa mi mandò in India. Beatrice andò a Belgrado. La rividi due anni fa. Scrissi questo pezzo per scarfone.blogspot.com.
***
‘’L’Università di Roma, la Sapienza, e l’Università Statale di Mosca, si somigliano. Non solo per la presenza nei due atenei di statue e dipinti che mostrano uomini di proporzioni colossali intenti a costruire il mondo nuovo. Non solo. Si somigliano principalmente nei volti austeri dei docenti, nell’allegria dei ragazzi che sciamano per corridoi, aule, scalinate.
Sono le tre del pomeriggio del 2 dicembre 2011. Nell’ingresso dell’università, grande due volte uno stadio di basket, si affollano centinaia di studenti, professori, fotografi. S’inaugura la mostra dell’agenzia ‘Ria Novosti’ e della stessa università sui venti anni (1991-2011) della Russia dopo la dissoluzione dell’Urss.
C’è uno spazio fisico, un vuoto tra le quattro persone che si accingono a presentare le mostra e la folla degli studenti. Diciamo pure, c’è la doverosa distanza tra chi apprende e chi insegna. All’esterno della Facoltà ci sono manifesti degli ‘Indignados’ contro la crisi e la disoccupazione giovanile. I ragazzi della Sapienza non sono cambiati: contestatori, ma rispettosi della ‘distanza accademica’.
I quattro sono: il rettore della Sapienza Luigi Frati, il padrone di casa. Esordirà dicendo in russo ‘Gospodin pamilumtsia’ (Signore perdonaci o qualcosa del genere) e poi proseguirà in italiano elogiando il lavoro dei fotografi della Novosti. C’è l’ambasciatore della Russia in Italia alexej Meshkov: a occhio e croce alto 1,85, ha il corpo di un medio-massimo sotto l’impeccabile completo blu ambasciatoriale. Nel suo discorso, tutto in italiano, si sofferma sul cammino comune fatto da Italia e Russia nel tempo. C’è il prorettore Antonello Biagini, responsabile per i rapporti internazionali, c’è il giornalista Sergey Startsev, direttore della Ria Novosti per l’Italia.
Poco prima della cerimonia si avvicina a Scarfone una donna, una bella donna, e lo fissa dubbiosa con grande intensità. L’uomo si sente imbarazzato e chiede: ‘’Lei è per caso parente degli Ottaviano?’.
La donna rimane zitta. Poi Scarfone sente per mezzo secondo un grido rabbioso: ‘Un colpo solo’. Certo, riconosce la donna e l’abbraccia con immenso affetto. Quella è Beatrice Ottaviano, ex capo di Ansa a Mosca, ora a Roma, incaricata di seguire la mostra fotografica sui vent’anni.
Nella mia casa a Mosca si riunivano di sera i giornalisti e tiravano con una balestra vera contro il bersaglio inchiodato dietro la porta. Ottaviano quasi sempre faceva centro. Il ruolo delle giornaliste italiane in Russia meriterebbe un libro: per la loro cultura, il coraggio, la femminilità nel Paese degli ussari e dei cosacchi.
Roberto Scarfone
CONVEGNO INTERNAZIONALE
Identità italiana: unità nella varietà
15-16 ottobre 2013
Martedí, 15 ottobre
10:00-10:30
10.30-10.45
Apertura dei lavori del Convegno
Saluto del Magnifico Rettore dell’ RGGU Prof. Efim I. Pivovar
Saluto del Direttore dell’Istuto Italiano di Cultura Prof. Adriano dell’Asta
10.45-11.40
Piergabriele Papadia de Bottini, Console della Repubblica Italiana
Identita italiana ed Unita’ d’Italia: riflessioni dal punto di vista storico e linguistico.
11:40-12:00 – pausa caffè
12:00-14:00
Kirill Kholodkovskij
Variazioni dell’identità italiana nella storia
Irina Semenenko
Demarcazioni socioculturali nell’Italia contemporanea e orientamenti dell’identità politica
Valerij Ljubin
L’identità italiana vista dagli italiani
Mikhail Kabizkij
“La ricerca del popolo italiano” e la demoetnoantropologia
14:00-15:00 – pausa pranzo
15:00-16:25
Mikhail Andreev
L’ultimo classico: Benedetto Croce
Kirill Checalov
L’italiano demoniaco della letteratura popolare dei secoli XVIII e XIX
Natalia Mazur
“Il tuo Buonarroti”, Michelangelo Buonarroti nell’opera di Osip Mandelštam
16:25-16:40 – pausa pranzo
16.40-18.00
Tatiana Bystrova
L’immagine dell’Italia nel romanzo di Giuseppe Genna “Italia de profundis”
Vladimir Smirnov
Dialetto come costante della cultura italiana: lingua e dialetto nell’estetica di Luigi Pirandello
Elena Okhotnikova
Scenografia dell’Unità: il Liberty come primo stile della nuova Italia: mitologia dell’immagine e della ricezione di memoria culturale nella seconda metà del XX secolo
Mercoledí, 16 ottobre
10:30 –12:20
Marina Bakhmatova
Alle origini della formazione dell’identità italiana: Genova, Venezia e Bisanzio nel XIII secolo
Irina Celyševa
L’Italia e la lingua italiana agli occhi dell’Europa medievale
Anna Pozhidaeva
Specificità della formazione di iconogafia dei giorni della Creazione in Italia
Anna Toporova
Topos dell’unità nella letteratura italiana medievale
12:20-12:40 – pausa caffè
12:40-14:10
Tatiana Matasova
L’immagine degli Stati italiani nella Rus’ Moscovita dalla metà del XV secolo ai primi decenni del XVI secolo
Mikhail Šumilin
L’identità nazionale nella “Vertunniana” di Annia da Viterbo, XV secolo
Grigorij Vorobiev
L’immagine italiani nelle opere dell’umanista bizantino Teodoro Gaza
14.10-15.00 – pausa pranzo
15.00-17.00
Liubov Zholudeva
La concettualizzazione linguistica dell’identità italiana nelle opere linguistiche del Cinquecento
Irina Zvereva
Le strategie di traduzione come espressione dell’identità nazionale. Storia delle traduzioni di Shakespeare in Italia
Ksenia Mitokhina
La singolare esperienza delle colonie italiane in Crimea: passato e presente
Olga Gurevich
“Perché siamo italiani?” riflessioni di emarginati (diari e lettere di ebre italiani 1938-1945)
Chiusura dei lavori del Convegno
We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.