«Рядом с лидером Джамахирии по-прежнему работают две наших соотечественницы – 32-летняя Ирина из Киева и 38-летняя Татьяна из Шепетовки. Несмотря на уговоры работников украинского посольства, медсестры уезжать из Ливии не собираются….
По словам источника, когда авиация НАТО начала забрасывать резиденцию бомбами, Татьяну и Ирину переселили из служебных квартир в подземный бункер, который находится в нескольких километрах от имения Каддафи. Именно в этой подземной резиденции и находится лидер Джамахирии и его семья. …
Медсестры живут в одной из президентских комнат, в их распоряжении медицинский кабинет. Рабочий график у них практически не изменился. Отличие лишь в том, что во время ночного налета Муамар Каддафи не спит, а следовательно на дежурстве находится и медицинский персонал…
охрана Муамара не разрешает пользоваться связью возле лидера Джамахирии, чтобы самолеты ООН не смогли навести по этому сигналу ракету».
Статья – Комсомольская Правда в Украйне – 12.04.2011
In Russia sarà estate tutto l’anno. L’ha deciso il presidente Dmitrij Medvedev. Il prossimo autunno il gigante slavo non tornerà all’ora solare. La decisione del giovane capo del Cremlino è stata comunicata ad un incontro con dei giovani scienziati. “Il governo ha già ricevuto istruzioni in merito”, ha annunciato Medvedev. Nel 2010 il leader russo scelse di cancellare due fusi orari nella zona asiatica ed uralica, non preoccupandosi troppo di colpire uno degli orgogli nazionali, ossia quello di essere un Paese con 11 diverse ore. Il problema è che in un mondo globalizzato, che non dorme mai, è pressoché impossibile per il potere centrale avere rapporti con le regioni più orientali. Tra mille mugugni e non poche difficoltà tecniche la quadratura del cerchio è stata trovata.
Adesso la novità dell’ora legale perenne, quindi per Mosca 4 ore costanti di differenza da Greenwich. Tutti gli anni, ha spiegato Medvedev, ci sono problemi di “adattamento collegato con stress e malattie” varie, “vengono messi in difficoltà i bioritmi”. Il cambio d’ora è generalmente utilizzato in gran parte del mondo per il migliore utilizzo della luce solare e per la riduzione della bolletta elettrica.
L’idea presidenziale è sostenuta dalle Ferrovie dello Stato, che non avranno più il problema del passaggio dall’ora solare a quella legale e viceversa due volte l’anno, a marzo e ad ottobre. Di tutt’altro tono sono i commenti dei tanti russi che lavorano con l’Unione europea o viaggiano verso occidente. D’estate rimarranno due ore di differenza, ma d’inverno saranno addirittura tre. I rapporti commerciali potrebbero risentirne, viene evidenziato criticamente. E poi la Russia perderà parte dell’attuale sincronismo con una settantina di Paesi, i più avanzati del pianeta. Il gigante slavo è stato tra i primi nel 1917 ad adottare l’ora legale.
E’ stata una delle più cruenti risse viste in un Parlamento di un Paese civile. Da quasi 8 mesi i deputati ucraini non se le davano di santa ragione. L’ultima volta era volato di tutto, mentre era messo al voto l’accordo con la Russia per l’affitto della base militare di Sebastopoli. Adesso il motivo del contendere è la messa in stato di accusa dell’ex premier Julija Timoshenko, leader di Bjut ed ex “pasionaria” della fallita rivoluzione arancione.
Gli schieramenti sono sempre gli stessi: da una parte i russofoni dall’altra i mitteleuropei. Questa volta l’obiettivo “militare” era occupare la sede del presidium all’interno dell’Aula della Rada per bloccare la sessione in corso. Urla con bestemmie e parolacce hanno fatto da corollario all’ennesimo corpo a corpo mentre le sedie volavano ed i deputati si scazzottavano selvaggiamente.
Julija Timoshenko (photo by Sebastian Zwez)
In Russia sono nati i primi domini Internet in caratteri cirillici. L’ICANN, l’organismo mondiale che assegna i nomi e i numeri dei siti, ha dato ufficialmente il via libera a livello internazionale. Il Cremlino президент.рф ed il governo federale правительство.рф hanno così immediatamente approfittato dell’occasione. Soprattutto gli anziani hanno parecchie difficoltà ad usare la tastiera con i caratteri latini. Enormi sono poi i problemi connessi con gli indirizzi di posta elettronica. La loro dettatura al telefono si trasforma in qualcosa di impossibile: alcune lettere sono spiaccicate in un inglese maccheronico, altre dette in russo, altre ancora semplicemente grugnite.
In novembre l’ICANN aveva approvato la scelta di permettere l’utilizzo di caratteri non latini, ma aveva preso tempo per la sua applicazione. I siti arabi, soprattutto in Egitto e negli Emirati, erano stati i più attivi a tastare il terreno con gli utenti nazionali in inverno.
I russi si erano limitati ad accettare richieste per la registrazione di siti commerciali o di organizzazioni ufficiali in caratteri cirillici, ma più di 20mila sono state rifiutate per violazione dei marchi già registrati. Dal primo ottobre chiunque potrà scegliere il carattere del proprio dominio.
Su quanto sia più conveniente usare l’alfabeto cirillico invece che quello latino le discussioni impazzano. Il dubbio maggiore è che sebbene si recuperino utenti attempati in Patria si rischiano di perdere contatti all’estero, dove mancano le tastiere adeguate. E poi il cirillico non ha caratteri super-utilizzati da Internet. Ad esempio, quale sarà il sostituto della @ ossia (sobaka=cane) che manca sulla tastiera russa? I cyber-utenti dell’ex superpotenza, che da poco ha cancellato il dominio .su, sono chiamati a raccolta a partecipare alla creazione dell’Internet russo.
Nella speciale classifica dei parlamenti più rissosi al mondo la Rada ucraina è certamente ai primi posti. Fin dal crollo dell’Urss nel 1991 l’ex repubblica sovietica si è lanciata verso il primato assoluto. Ma se fino al Duemila una delle ricorrenti zuffe non faceva notizia adesso tremano i polsi nelle cancellerie occidentali dopo le crisi del gas con la Russia ed il Vecchio continente rimasto a secco.
Alla votazione sul Patto di Kharkiv per la normalizzazione delle relazioni con Mosca, si è raggiunto il massimo. I deputati hanno trovato tessere false per le votazioni, gli scanner pieni di colla e gran parte dell’aula avvolta da una bandiera nazionale come una qualsiasi curva da stadio. Lo speaker della Rada Volodimir Litvin, al suo ingresso, è stato fatto oggetto di lanci di uova marce da parte di membri dell’opposizione “filo-occidentale”, che protestava contro l’allungamento dell’affitto della base navale di Sebastopoli fino al 2042 in cambio di uno sconto da svendita sul prezzo delle forniture di gas russo.
Due inservienti l’hanno protetto con degli ombrelli mentre il malcapitato leggeva l’ordine del giorno e si ripuliva la faccia da un tuorlo rancido con un fazzoletto. Poi è stato il turno del lancio di fumogeni e di una scazzottatura da mille ed una notte, roba da Bud Spencer e Terence Hill, con nasi rotti e fratture tra i deputati. Alla fine della gazzarra, con l’opposizione ormai uscita, 236 sono stati i “sì”. A Mosca, invece, contemporanea ratifica con 410 voti unanimi.
La Rada rispecchia una società spaccata letteralmente in due tra l’ovest mitteleuropeo e l’est russofono con il centro a fare da equilibratore. Nel caso del Patto di Kharkiv è abbastanza diffusa la sensazione che qualcuno a Kiev sia più che altro preoccupato per i propri interessi personali connessi con il poco chiaro mondo del gas ucraino piuttosto che per l’eventuale perdita di sovranità in Crimea.
Nella stessa sessione è stato finalmente approvata la legge finanziaria per il 2010, congelata per mesi a causa della campagna elettorale per le presidenziali di gennaio-febbraio.
Gli osservatori neutrali sono stati sorpresi dalle nuove tecniche di lotta messe in atto dai deputati. In passato, veniva di solito bloccato il presidium della Rada. I parlamentari fisicamente più prestanti formavano un muro umano per impedire il passaggio degli avversari. Iniziava così uno scontro simile ad una specie di tiro alla fune tra decine di energumeni, petto contro petto, con l’obiettivo di buttare fuori gli altri dall’aula. Chi soccombeva faceva sparire i microfoni.
Al Consiglio regionale di Dniepropetrovsk, qualche anno, i fedelissimi dell’attuale presidente Janukovich letteralmente sfondarono porte e mobilia, come una marea impazzita, pur di entrare nell’aula che, nel frattempo, era stata sprangata dagli avversari di turno.
Meno vanto, più praticità. La Russia, estesa su ben 11 fusi orari, ha deciso di cancellarne due. Dal 28 marzo 5 regioni si avvicineranno a Mosca. Le remote Ciukotka e Kamchatka nell’Estremo oriente, la siberiana Kemerovo insieme a Samara e all’Udmurtia non adotteranno l’ora legale. L’iniziativa è del presidente Medvedev, che lanciò l’idea nel suo discorso sullo Stato della nazione nello scorso autunno. L’obiettivo è dare maggiore impulso al business. Fare affari con l’altro capo del Paese è quasi impossibile oggi. Quando nel Pacifico si dorme nella capitale si è nel pieno della giornata lavorativa. Questa scelta è solo la prima in vista di ulteriori cambiamenti.
Il mondo politico regionale approva la decisione del Cremlino, qualcuno adducendo spiegazioni originali. Ad esempio il vulcanico Aman Tuleiev si è procurato una tabella in cui si nota l’aumento degli incidenti in miniera con l’ora legale.
Il problema è, però, che il potere si è dimenticato, come al solito, di chiedere al popolo cosa ne pensa di questa iniziativa. I social forum su internet sono pieni di critiche ed invettive. Nel 1989 la regione di Samara adottò l’ora della capitale, salvo fare marcia indietro due anni dopo. La gente era insoddisfatta e i costi per l’energia elettrica andarono alle stelle. A dicembre alle 15 era già buio pesto.
In passato, in epoca comunista, qualcuno lanciò l’idea di avere solo 4 fusi, in modo da dare un segnale alla gente di un Paese un po’ più unito. Non se ne fece nulla, ma i biglietti aerei o ferroviari venivano ovunque venduti con l’orario di Mosca. Inutile raccontare i complessi calcoli a cui si era costretti se ci si trovava, che so, in Kamchatka.
Medvedev ha indicato il percorso. I russi di 5 regioni temono adesso per i propri cicli biologici!
I russi non si fidano più tanto dell’informazione ufficiale. Il Cremlino corre subito ai ripari. Chi vorrà fare politica a livello regionale d’ora in avanti dovrà conoscere Internet, usarlo e partecipare attivamente ai social forum. Ne dà notizia l’autorevole quotidiano Nezavisimaja Gazeta, citando fonti dell’Amministrazione presidenziale.
Dall’ottobre 2008 il giovane leader russo Dmitrij Medvedev ha un suo blog, assai popolare, attraverso il quale conversa con la gente. Lo stesso dovranno fare in futuro i capi regionali se hanno ambizioni con la A maiuscola. Mosca darà delle valutazioni caso per caso e questa inciderà notevolmente sulle candidature.
Finora la rete è stata utilizzata dai politici unicamente per comunicati stampa e per propaganda elettorale. Sono pochissimi, ad esempio, i governatori che sono in contatto continuo con gli internauti il cui numero è ormai in crescita vertiginosa.
Secondo alcune indagini i russi cercano principalmente notizie personali sui vari funzionari ed uomini pubblici. Si vuol sapere se hanno ville di lusso, orologi speciali, automobili fuoriserie, mogli inaspettatamente ricche. Recentemente, grazie al web, si è scoperto che un governatore ha un Rolex da 31mila dollari, un vice sindaco ha al polso un orologio che di listino vale più di un milione di franchi svizzeri, un altro alto responsabile si è fatto acquistare una Mercedes da mille e una notte al modico costo di 150mila euro.
Chiunque può mettere in circolazione notizie per la rabbia di funzionari che sperano al contrario nella riservatezza e nel silenzio. Non poche denunce sono arrivate fino ai tribunali. Un deputato della regione di Vladimir, tale Volodia Kisiliov, ha litigato per giorni con un anonimo, a cui ha poi fornito il suo numero telefonico dell’ufficio. “Se sei un uomo!” chiama, l’invito. Questi gli ha risposto che era disponibile ad incontrarlo, ma in piazza davanti a dei presenti. La corrispondenza si è interrotta dopo che la locale questura ha chiesto al webmaster l’indirizzo IP (ossia del computer) dell’anonimo.
Duecento euro di multa ha beccato un giornalista per aver dato della “bestia” ad un governatore. In generale, i funzionari cercano di far cancellare dai blog i commenti più disdicevoli. Certa pubblicità in quegli ambienti non piace proprio.
Gli occidentali hanno il calcio con la Champions League. Gli ex sovietici la musica con il festival della canzone continentale Eurovision. In palio vi è sempre l’onore nazionale. Mai nei 53 anni precedenti della competizione si erano registrati tanti scandali. Ma c’era da aspettarselo. Nel maggio 2008 a Belgrado vinsero i russi, che hanno acquisito il diritto di organizzare a Mosca la gara dell’anno successivo. Due i momenti principali di scontro: la canzone in rappresentanza della Georgia, Paese che ha combattuto in estate una sanguinosa guerra contro il Cremlino, e la selezione di quella padrona di casa.
A Tbilisi ha trionfato il motivetto in inglese “We don’t wanna put in”, che, per assonanza, quando viene eseguito il ritornello, sembra diventare “We don’t want Putin” (noi non vogliamo Putin). Il gruppo Stephane and 3G non si accontenta solo di cantare qualcosa di poco accettabile per il potere moscovita, ma si spinge oltre mimando persino il gesto di puntare una pistola e sparare. Immaginabile la reazione dei russi, che hanno preso serissimamente la competizione organizzata con il patrocinio del governo. “Siamo dispiaciuti – ha detto il portavoce di Putin, Dmitrij Peshkov, – che i georgiani usino una gara così popolare in Europa per dimostrare le loro ambizioni semipolitiche”.
Dietro alle quinte i russi hanno lavorato sodo e sono riusciti a far escludere dalla giuria internazionale questa canzone. Tbilisi ha così deciso di non inviare alcun rappresentante, adducendo rischi alla sicurezza personale. “We don’t wanna put in” è orecchiabile ed aveva concrete possibilità di sbancare Eurovision. Quasi tutti i Paesi dell’ex blocco sovietico, oggi in aperto contrasto con Mosca, l’avrebbero votata. Uno smacco del genere in casa sarebbe stato difficilmente digeribile dai russi!
Il festival europeo verrà guardato dall’intero gigante slavo disteso su 11 fusi orari. Ecco perché era importante la selezione di chi avrebbe difeso l’onore nazionale all’Olimpiskij stadion. Ha vinto la 21enne Anastasia Prikhodko con “Mamo”, ossia “mamma”. Gran parte delle strofe è in russo, mentre il ritornello è in ucraino. La ragazza è di Kiev con tanto di passaporto della repubblica slava sorella, entrata in contrasto con il Cremlino per il gas. Il testo di “Mamo” è stato scritto da un noto compositore georgiano, Konstantin Meladze. Di nuovo i georgiani! I georgiani, del resto, nel panorama canterino ex sovietico, sono come i napoletani in Italia.
Disgrazia, vergogna, shock sono i commenti più gettonati tra i pretendenti sconfitti e sulla stampa. “Cosa cavolo c’entri un’ucraina con la Russia”, è la domanda più comune nei forum di Internet, nonostante Anastasia Prikhodko non sia una sconosciuta ed abbia vinto la settima edizione di “Fabbrica delle stelle”.
La sua canzone non era stata selezionata per Eurovision dagli ucraini, che non volevano essere rappresentati da una canzone con alcune strofe in russo. Nel 2007 Kiev aveva scelto Verka Serdjuchka. La sua “Lasha Tumbai”, quando veniva eseguita, sembrava trasformare il ritornello ufficiale in “Russia goodbye” (Russia, arrivederci). Insomma dall’ascia di guerra alla guerra dei microfoni. L’evoluzione sembra positiva.
Marzo – Aprile 2009
Stanchi della solita vista, della luce troppo intensa in alcune ore della giornata e dei vicini che vi guardano dentro alle tapparelle? Presto i “nuovi ricchi” russi e del Dubai godranno di straordinarie contromisure e disporranno di un gioiello in più da esibire. Questa nuova settima meraviglia è il grattacielo rotante.
L’idea futuribile e la tecnologia sono completamente italiane. Come al solito, ciò che non riusciamo a realizzare a casa nostra immancabilmente viene apprezzato ed ha successo all’estero.
L’architetto fiorentino 58enne, David Fisher, è la “mente” del sorprendente progetto, presentato per l’ammirazione del pubblico a New York. Gran parte dei componenti verranno prefabbricati da un’azienda alle porte di Bari. Il primo edificio verrà costruito a Dubai entro il 2010 e sarà adibito ad hotel di super lusso, mentre il secondo nella capitale russa nel 2011-2012 dalla compagnia Mirax, che sta già erigendo la cosiddetta “Torre della Federazione”, uno dei simboli giganteschi della rinascita della Russia post sovietica.
Il grattacielo rotante di Mosca avrà una settantina di piani per 300 metri di altezza. Ogni piano potrà ruotare autonomamente, in senso orario o in senso anti-orario, per 360 gradi a seconda del desiderio del proprietario, avendo come fulcro un’immensa colonna centrale. Gli spostamenti avranno una velocità molto lenta da non risultare fastidiosi agli inquilini, che non percepiranno nemmeno il movimento od il rumore. Una completa rotazione durerà da una a tre ore.
Il grattacielo cambierà continuamente forma a seconda dei desideri di chi vi abita e produrrà elettricità in misura decisamente superiore al suo fabbisogno grazie allo sfruttamento dell’energia eolica e solare. Cellule fotovoltaiche verranno messe sul tetto di ogni piano rotante, 15% del quale sarà ad ogni ora esposto al sole, mentre verranno montate orizzontalmente tra un piano e l’altro delle turbine. In un anno la torre dovrebbe fornire circa 190 milioni di kilowatt di energia per un valore di oltre 7 milioni di euro.
I maggiori problemi tecnici sono stati quelli connessi con le tubature. La soluzione è stata trovata nell’uso di valvole simili a quelle utilizzate dagli aerei militari riforniti in volo. Oltre alle piscine ed ai giardini il grattacielo avrà speciali ascensori per auto così che i residenti potranno parcheggiare la loro vettura affianco dell’uscio del loro appartamento.
“La vita di oggi è dinamica – sostiene Fisher – così lo spazio in cui viviamo deve essere lo stesso dinamico. Gli edifici seguiranno i ritmi della natura, cambiando direzione e forma a seconda delle stagioni, della giornata, del tempo atmosferico”.
Architettura dinamica e sostenibilità dell’ambiente sono i due nuovi assi della genialità italiana, che in Russia gode di una stima ineguale. Se Rastrelli nel ‘700 fu uno di quelli a porre le fondamenta di San Pietroburgo Fisher ha ora la possibilità di entrare nella storia dell’ultramoderna Mosca.
Mosca. Zio Paperone abita di certo a Mosca. Ne è convinto il quotidiano Komsomolskaja pravda che ha scoperto che in città gira una Porsche 911 con la carrozzeria d’oro. In un primo momento si è pensato ad uno scherzo, ad una verniciatura andata male. Ed invece è tutto vero. Il giornale ha pubblicato varie fotografie dell’automobile su cui Re Mida si è appoggiato.
Gli sforzi di parlare con il proprietario del gioiello sono andati a vuoto. L’uomo, che si è comprato un paio di anni fa un appartamento in un semplice palazzo di cinque piani alla periferia sud-occidentale della capitale, è “un tipo taciturno”. Così lo descrivono i vicini, che, però, riferiscono che il Paperone, di professione manager in una società di commercialisti, raramente pernotta in quella casa. La Porsche 911 dorata è stata vista nei parcheggi dei più lussuosi casinò e ristoranti moscoviti.
Una successiva indagine ha stabilito che, per la carrozzeria della macchina, sono stati utilizzati ben venti chili di oro puro. Soltanto il valore del metallo prezioso usato si aggira sui 14 milioni di rubli, circa 390mila euro. A questo si deve aggiungere il lavoro degli specialisti automobilistici, dei cesellatori e quello dei designer. E chissà poi quale è il costo della polizza d’assicurazione in caso di furto.
L’ostentazione della propria ricchezza, spesso maleducata e cafona, è la caratteristica più marcata dei “nuovi russi”, circa centomila supermilionari e qualche centinaio di miliardari che, in barba alle difficoltà finanziarie di molti connazionali, fanno a gara a distinguersi dagli altri dopo decenni di uniformità comunista.
Nei primi anni post sovietici le tazze del water d’oro delle toilette nelle ville nuove di zecca erano abbastanza comuni. Adesso ci si limita a parquet aurei, a telefonini od orologi esclusivi pieni di diamanti e pietre preziose. Ma certo la Porsche dorata supera qualsiasi stravaganza, persino, l’ultima in ordine di apparizione, quella delle hostess con sul viso una specie di crema d’oro zecchino.
Ci immaginiamo l’auto di zio Paperone tentare di sfrecciare nel traffico infernale di Mosca mentre provoca l’invidia dei tanti che si credono “già arrivati” – e guidano solo un’utilitaria straniera o l’ultimo modello di Suv da centinaia di migliaia di dollari – e di quelli che vogliono, ma non posso a bordo delle anti-diluviane Lada, modello sovietico.
Dopo qualche giorno dalla pubblicazione della foto della Porsche d’oro sui giornali un uomo d’affari di Kazan, centro a circa 700 chilometri dalla capitale russa, ha portato nella stessa carrozzeria moscovita un’“Infiniti”, comprata per la moglie Liudmila alla sua quarta gravidanza, a cui sono stati applicati vari chili di argento. Poi solito lavoro dei cesellatori e quello dei designer. Costo dell’operazione circa 70mila euro. L’auto è stata ricondotta a Kazan durante un temporale, in maniera tale che i poliziotti della strada, che in Russia hanno una sinistra fama, non prestassero troppa attenzione alla macchina e non chiedessero mazzette. La signora Liudmila potrà adesso mostrare ai suoi concittadini il suo status symbol di ricca moglie di un businessman. Certo che al quinto figlio una placchetta d’oro ci potrebbe pure scappare!
Autunno 2008
We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.