The campaign to elevate the status of Estonian and to marginalize Russian goes on.
Article – New York Times – June 2010
Father Jerzy Popiełuszko was beatified during an open-air Mass held in Piłsudski Square. Close to 150,000 faithful flooded into Warsaw for the ceremony. Popiełuszko’s 100-year-old mother Marianna Popiełuszko and his siblings attended the services, along with Poland’s Prime Minister Donald Tusk and Jerzy Buzek, the head of the European Parliament.
Pope Benedict XVI, on a visit to Cyprus, said, speaking in Polish “May his example and his intercession fire the enthusiasm of the priesthood and fill the faithful with love,” “His passionate service and his martyrdom are a special token of the victory of good over evil,” he added.
Father Popiełuszko, who was a vocal supporter of Lech Wałęsa’s anti-communist Solidarity trade union movement, drew thousands of people to his sermons during the crackdown by communist authorities against the opposition in the early 1980s. Calling for peaceful resistance against the communist regime, Popiełuszko urged Poles to “overcome evil with good.”
At the Holy Mass in Warsaw Archbishop Angelo Amato, prefect of the Vatican’s Congregation for Saints’ Causes, recalled how Father Jerzy Popiełuszko “did not yield to temptation to survive in this death camp” under communist rule.
“Father Jerzy … helped only by spiritual means, such as truth, justice and love, demanded freedom of conscience for citizen and priest,” Archbishop Amato said. “But the lost ideology did not accept the light of truth and justice.”
“So this defenseless priest was shadowed, persecuted, arrested, tortured and then brutally bound and, though still living, thrown into water by criminals with no respect for life, who thus left him contemptuously to his death,” he said.
As SIR agency reports, over the years, 18 million people have visited, individually or in groups, the tomb of Father Jerzy Popiełuszko in the parish of St Stanislao Kostka in Warsaw.
The 37-year-old priest was murdered by Communist intelligence agents on 19 October 1984. The persons who were directly responsible for his assassination served their punishment, but the instigators of the murder have never been officially identified.
Although Communist authorities had placed a ban on attending public demonstrations, more than 500,000 people took part in the funeral of Father Jerzy, celebrated in Warsaw on 3 November 1984, as for them the priest symbolised the justice and truth denied by the regime.
The first request for the beatification of Fr. Jerzy was submitted to the Chancery Office of the primate of the Polish Church just two days after his funeral. In the course of 1985, 15,000 similar requests were sent to the Vatican’s Secretariat of State, one year after the death of the priest.
John Paul II initiated the process of Popiełuszko’s beatification in 1997.
Nel mare increspato continentale è la sorprendente Polonia ad apparire come un’isola di stabilità. La sua economia ha affrontato la crisi nettamente meglio di quanto hanno fatto quelle della cosiddetta “nuova Europa”.
Se si segue il flusso di capitali dall’estero in entrata si capisce il perché. Solo nel primo trimestre 2010 il numero di investimenti diretti stranieri è stato di 132 con un aumento sull’analogo periodo del 2009 del 70%. Varsavia è anche la principale beneficiaria dei fondi Ue (tra cui fondi di coesione, fondi per l’agricoltura e fondi per la pesca). Tra il 2007 ed il 2013 ha ricevuto o otterrà ben 81,2 miliardi di euro, una somma pari all’incirca al 3,3% del Pil annuale.
Le ragioni di un tale imponente sforzo continentale hanno anche ragioni storiche e geopolitiche non solo economiche. Alla fine della Seconda guerra mondiale il Paese slavo fu abbandonato al suo destino dagli occidentali. Si è voluto ora, in qualche modo, saldare un debito morale e premiare i meriti conquistati nella caduta della Cortina di ferro. Una Polonia forte e ricca è una garanzia per l’area centro-orientale e la completa saturazione di antiche ferite coi vicini.
A parte queste considerazioni, fare business a Varsavia è conveniente. Le classifiche specifiche e i dati sono chiari: il tasso di corruzione è basso, quello del rischio è più che rassicurante, quello della libertà economica nella media. Le esenzioni fiscali, definite di concerto con Bruxelles, richiamano dall’estero investitori, che, però, devono impegnarsi per assumere personale locale e mantenere i posti di lavoro per almeno 5 anni. Automative, biotecnologie, agricoltura ed infrastrutture sono alcuni dei comparti più in crescita.
Varsavia ha oggi, quindi, l’occasione di ammodernare definitivamente il Paese, uscito prostrato dal periodo comunista, e sta sfruttando al meglio l’occasione. I campionati europei di calcio del 2012 metteranno in vetrina i risultati di questo intenso lavoro e potrebbero essere un ulteriore volano per l’economia nazionale se il comparto turistico inizierà a tirare come molti operatori sperano. Gli aeroporti ed i complessi alberghieri sono stati rimessi in ordine o costruiti, mentre il tallone d’Achille restano le strade.
I fondamentali polacchi sono soddisfacenti. Se nel 2007 il Pil è cresciuto del 6,8% per poi crollare nel 2009 a +1,7, nel 2010 l’aumento è previsto nell’ordine del 2,5-2,8%. Durante la crisi finanziaria del 2008 lo zloty è stato svalutato – salvo poi recuperare posizioni -, mentre le banche nazionali avevano pochi asset tossici.
L’ultima preoccupazione in ordine di tempo è il troppo rapido deprezzamento dell’euro a cui Varsavia ha collegato lo zloty. Aderire alla moneta unica era ormai un obiettivo prossimo tacitamente fissato per il 2012-2013, ossia al termine dell’operazione di rilancio del Paese pianificata nel 2000-2004. L’opinione pubblica ha finora assistito a polemici scontri tra specialisti e politici, con i conservatori fortemente contrari alla cessione di parte della sovranità nazionale a Francoforte. Ma aderire alla valuta continentale significa entrare con tutti e due i piedi nell’Europa del XXI secolo.
Avere i conti in ordine ed un’economia moderna pronta a competere nel mondo globalizzato sono requisiti essenziali, anche per contare nell’Unione europea. L’importante è essere pronti alla realtà post-2013, quando la pioggia di fondi Ue terminerà. Se nel frattempo si è costruito bene non ci saranno timori per il futuro, altrimenti torneranno i vecchi mal di pancia passati.
Giuseppe D’Amato
Almeno due passeggeri non membri dell’equipaggio erano nella cabina dei piloti poco prima dello schianto dell’aereo presidenziale a Smolensk. La Commissione d’inchiesta bilaterale russo-polacca ha comunicato alcuni particolari sulla sciagura del 10 aprile scorso, ma non è ancora arrivata a conclusioni definitive.
Non trova nemmeno una risposta la domanda principale, ossia se i piloti fossero stati messi sotto pressione per atterrare a tutti i costi. Pochi mesi prima, a Tbilisi, un altro comandante dell’aereo presidenziale era stata sollevato dall’incarico per essersi rifiutato di obbedire ad un ordine del genere impartito dallo stesso Lech Kaczynski. Ai comandi del Tupolev a Smolensk vi era il co-pilota della disavventura in Georgia.
Il capo della Commissione tecnica Aleksej Morozov ha affermato che non si capisce bene cosa dicano le voci registrate dalle scatole nere, poiché la porta della cabina di pilotaggio era aperta. O perlomeno è troppo presto per decifrarlo.
I russi continuano a mettere le mani avanti: i piloti erano stati avvertiti della nebbia; l’aeroporto con la sua strumentazione ha accolto anche il velivolo del premier Putin. Insomma: vi sarebbe stato un evidente errore umano.
Mosca ha scelto la politica della massima apertura fiutando i pericoli. Alcuni giornali conservatori polacchi danno voce ad altre versioni: le telefonate coi cellulari fatte dal Tupolev avrebbero potuto provocare la tragedia; qualcuno potrebbe aver messo una bomba, ma non viene presentato nemmeno uno straccio di prova. Sembra quasi un tentativo maldestro di allungare anche su Lech Kaczynski la stessa ombra che permane sul misterioso incidente aereo in cui perse la vita, a Gibilterra nel 1943, l’allora leader polacco Wladyslaw Sikorski.
Alla destra polacca, nazionalista e xenofoba, non è affatto piaciuto l’avvicinamento alla Russia. Sulla stessa linea sono i repubblicani americani e la potente lobby polacca d’oltreoceano, già bruciati dalla cancellazione da parte di Barack Obama del dispiegamento dello Scudo spaziale Usa in Europa centrale.
La rivoluzione nelle tempestose relazioni bilaterali è stata voluta da Vladimir Putin in persona, che, contraddicendo i consigli del proprio ministero degli Esteri, ha deciso di togliere finalmente dal fianco russo una dolorosa spina. Era Varsavia, fin dalla sua adesione all’Ue nel 2004, a creare a Mosca in maggiori problemi in Europa.
In questa inattesa riorganizzazione di equilibri continentali non lascia, quindi, sorpresi la pubblicazione di un fascicolo supersegreto sulla prossima strategia russa da parte di un settimanale moscovita. In altri tempi un bel soggiorno in Siberia sarebbe stato assicurato ai giornalisti. Ed ora invece. La Russia, si dice nel documento, mira ad avvicinarsi all’Ue ed agli Usa per ammodernizzarsi.
Come contro-risposta, questa volta ufficiale, la Nato ha scelto di considerare come una priorità l’avvicinamento al Cremlino. Si è poi appreso che l’Alleanza e la Russia studiano un mini-Scudo comune per la difesa da missili a breve raggio.
On May 10th, Benedict XVI appointed Archbishop Jozef Kowalczyk, 71, as the archbishop of Gniezno and primate of Poland. He succeeds Archbishop Henryk Muszynski, who presented his resignation for reasons of age. Archbishop Kowalczyk had been serving as the apostolic nuncio to Poland since 1989. He witnessed firsthand the radical changes in his motherland.
Interview – Zenit -.
There’s little uncertainty in these early presidential elections. Civic Platform’s Bronislaw Komorowski is the clear favourite front-runner and Jaroslaw Kaczynski, candidate for Law and Justice, is the best outsider. At the beginning of the presidential race the main interrogative is whether the speaker of the Sejm (Parliament) might win without a risky run-off.
Current surveys give Komorowski around 45 percent of the vote, 15 percentage points more than Kaczynski. If none of the candidates receives over 50 percent of the vote on June 20th, a second round will be held on July 4th.
In autumn 2005, in the very last hours of campaigning, Lech Kaczynski succeeded in overturning the results of the first round of the presidential elections and the surveys that showed him as the loser against Donald Tusk.
To avoid any bad surprise, Komorowski shouldn’t forget the past and try to find the best way to keep his voters watch. Jaroslaw Kaczynski, like his dead brother, is a good and experienced fighter. He will never surrender before the end of the contest.
Till now, the emotional effect doesn’t seem to play a role after the air tragedy in Smolensk. The nationalist wave, whose chiefs were the twins Kaczynski, was already crushed in October 2007, when a record turnout – with 13% more voters – marked their defeat in the parliamentary polls. But, again, it was a record turnout.
The new element is that Poland in 2010 is a different country from the one that got a complicated EU membership in May 2004. The followed psychological and political crisis after the adhesion fostered the rise of the Kaczynskis’.
Today the scenario is more positive for the liberals. The Polish economy will grow at the fastest pace in the European Union this year, driven by export growth and investment, the European Commission said at the end of April, raising its November forecasts. Poland will expand 2.7 percent, compared with an average of 1 percent for the 27-member EU. Warsaw’s budget deficit will widen to 7.3 percent of gross domestic product in 2010 from 3.7 percent last year. The debt level estimate was revised to 53.9 percent of GDP from the earlier 57%.
The 58-year-old Komorowski has all the cards to win. It depends on him not to make too many mistakes. Before the air tragedy in Smolensk, he pledged to work together with the Tusk government, saying that the country needs someone “who helps and doesn’t disturb, doesn’t block this modernisation process” as it was during Lech Kaczynski’s presidency. Now he has the chance.
List of candidates by signatures gained
Jaroslaw Kaczynski (PiS) – 1,650,000
Bronislaw Komorowski (PO) – 770,000
Grzegorz Napieralski (SLD) – 380,000
Andrzej Olechowski – 233,000
Waldemar Pawlak (PSL) – 190,000
Marek Jurek (Prawica RP) – 180,000
Boguslaw Zietka (WZZ Sierpien ’80) – 170,000
Janusz Korwin-Mikke (UPR) – 138,000
Andrzej Lepper (Samoobrona) – 122,000
Kornel Morawiecki – 110,000
Парад Победы на Красной площади будет беспрецедентным по сравнению с предыдущими. Будут участвовать новые системы ПВО С-400, стратегические комплексы «Тополь-М», бронированные машины разведки «Дозор». Общее число задействованных в праздничных мероприятиях военнослужащих по всей страны – более 102 тысяч человек. Более десяти с половиной тысяч выступят в Москве. С ними около тысячи солдат стран СНГ, армий Великобритании, Франции, Польши, США…
В целом, на Параде 9 Мая в Москве будут представлены 161 единица сухопутной техники и 127 летательных аппаратов.
Всего в столице будет организовано 14 салютных точек.
Статья – «Комсомольская правда» 6.05.2010
Why? No one has ever tried to understand the reasons for such as terrible decision taken by the Soviet authorities. The Russian historian, Natalia Lededeva, frames the tragedy of Katyn in the historical context of the time and recounts how the former superpower has begun to discover the awful truth.
Article. Ria Novosti, Russia. April 2010.
The original documents on line. Russian Archives.
Natalia Lebedeva, a leading Russian historian of Katyń, is a senior researcher at the Institute of General History (Russian Academy of Sciences), an editor and contributor to twenty three volumes of documents on the Nuremberg Trials and a four-volume collection of documents on the Katyń massacre. She has been awarded the Officer’s Cross and the Commander’s Cross of the Order of Merit of Poland.
ОРИГИНАЛЫ документов на сайте Федерального архивного агентства.
1. Докладная записка наркома внутренних дел СССР Л.П. Берии И.В. Сталину с предложением поручить НКВД СССР рассмотреть в особом порядке дела на польских граждан, содержащихся в лагерях для военнопленных НКВД СССР и тюрьмах западных областей Украины и Белоруссии.
Март 1940 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.130-133.
2. Выписка из протокола № 13 заседания Политбюро ЦК ВКП(б) «Вопрос НКВД СССР» (пункт 144).
5 марта 1940 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.134.
3. Выписка из протокола № 13 заседания Политбюро ЦК ВКП(б) «Вопрос НКВД СССР» (пункт 144).
5 марта 1940 г.
Экземпляр, направленный председателю КГБ при СМ СССР А.Н.Шелепину 27 февраля 1959 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.135.
4. Листы № 9 и 10, изъятые из протокола заседания Политбюро ЦК ВКП(б) № 13 «Особая папка» за 17 февраля – 17 марта 1940 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.136-137.
5. Записка председателя КГБ при СМ СССР А.Н. Шелепина Н.С. Хрущеву о ликвидации всех учетных дел на польских граждан, расстрелянных в 1940 г. с приложением проекта постановления Президиума ЦК КПСС.
3 марта 1959 г.
Рукопись.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.138-139.
6. Папка-двулистка и справка сотрудника I сектора Общего отдела ЦК КПСС В.Е. Галкина об ознакомлении руководителей ЦК КПСС с документами пакета № 1.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.128-129.
7. Пакет № 1 с перечнем вложенных документов.
На пакете имеются грифы «Сов.секретно», «Особая папка» и запись «Архив VI сектора О.о. ЦК КПСС. Без разрешения Руководителя Аппарата Президента СССР пакет не вскрывать. 24 декабря 1991 г.».
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.140.
10 kwietnia 2010 mój Tatuś, Andrzej Sariusz-Skąpski, prezes Zarządu Federacji Rodzin Katyńskich, miał nad grobami w Katyniu, nad grobem swego Ojca, powiedzieć te słowa.
Chciałabym, aby przyjęli je ode mnie wszyscy, którzy zechcą zmówić modlitwę za wieczny spokój mojego Taty.
Izabella Sariusz-Skąpska
Honor poległym!
Katyń 1940 (ostatni list): Lech Makowiecki
— ITALIANO
“Papà ha raggiunto il nonno nello stesso luogo, dopo una vita di lotte per avere giustizia e conoscere la verità”. Andrzej Sariusz-Skąpski era il presidente della Federazione delle Famiglie delle vittime del massacro di Katyń. E’ morto insieme al leader polacco Lech Kaczyński nella sciagura aerea di sabato 10 aprile. “Mercoledì 7 – ricorda tra le lacrime la figlia Izabella, segretaria della stessa organizzazione, – papà ed io eravamo al cimitero memoriale di Katyń all’incontro tra i due premier Tusk e Putin. In serata siamo rientrati a Varsavia. Poi il presidente Kaczyński l’ha invitato a tornare nuovamente con la sua delegazione ufficiale”.
La foresta di Katyń è proprio un posto maledetto per voi polacchi. “Mia sorella, sabato, era arrivata prima al memoriale a Katyń con altri mezzi e stava aspettando papà quando è giunta la terribile notizia della sciagura. Nessuno poteva crederci”.
Quanti anni aveva sua padre? “72 compiuti. Era nato nel 1937. Aveva una croce che si è portato dietro per tutta la sua vita: non si ricordava suo padre, che fu fatto prigioniero nel 1939, quando lui aveva 2 anni. Ecco perché aveva costantemente lottato per la verità su Katyń. Lui, a differenza del nonno, però, riposerà per sempre in pace a casa sua, a Cracovia”.
Potrà questo ulteriore dramma aiutare la riappacificazione tra russi e polacchi in futuro?
“Il 3 aprile alla cerimonia con i due premier era evidente che stava iniziando una nuova storia tra i nostri popoli. Il discorso di Putin è stato chiaro e noi tutti siamo tornati a casa pieni di speranza. Mio padre non stava nella pelle. Finalmente cambiavano i rapporti bilaterali. Questa sciagura aerea può davvero aiutare a superare gli ultimi ostacoli. Inizia una nuova storia. La conferma l’ho avuta nuovamente quando ho visto sabato notte il viso di Putin a Smolensk davanti alla carlinga dell’aereo”.
Il primo canale russo, “Ort”, ha rivoluzionato i palinsesti ed ha mostrato domenica 11, addirittura in prima serata, il film di Andrzej Wajda “Katyń”, osteggiato per anni in Russia. Per la prima volta i sovietici, impegnati nella Seconda guerra mondiale, non sono né vittime né eroi, ma agiscono come criminali.
“Mercoledì 7 eravamo in compagnia di Wajda e di sua moglie. Per lui, come ospite speciale, quella era la prima visita al memoriale. Mio padre aveva con sé alcune foto scattate in loro compagnia. Ho parlato poco fa con sua moglie: Andrzej è ora sotto shock. Con loro mio papà, mia sorella ed io avevamo cenato giovedì sera. E’ l’ultimo ricordo che ho di lui. Papà era felice. Dopo anni si aprivano nuovi orizzonti, nuove possibilità. La verità completa su Katyń era finalmente a portata di mano”.
Mi dica un suo ultimo pensiero. “Per la nostra famiglia la tragedia di Katyń è stata un’ingiustizia. Mio padre ha perso suo papà a 2 anni. Adesso la sua amata nipotina, sempre di 2 anni, non lo vedrà più e quando lei sarà grande non se lo ricorderà come successe a lui con suo padre!”
Giuseppe D’Amato
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