Non è un “pietroburghese” né tanto meno proviene dalle fila dei servizi segreti, eppure è uno dei principali esponenti del partito del potere e da sempre ha accesso diretto a Vladimir Putin. Serghej Sobjanin è il nuovo sindaco di Mosca dopo il recente clamoroso licenziamento dello “storico” primo cittadino, Jurij Luzhkov, rimasto in carica per ben 18 anni.
Il compito assegnatogli dal presidente Dmitrij Medvedev, intervenuto personalmente alla cerimonia di giuramento, è quello di trasformare nel prossimo quinquennio la capitale russa in uno dei maggiori “centri finanziari del continente euro-asiatico”. Sobjanin ha promesso lotta senza quartiere alla corruzione ed alla burocrazia, mantenimento di alcuni “privilegi” tipici dei moscoviti e maggiore attenzione al patrimonio architettonico della città, andato in parte perduto nelle ultime speculazioni edilizie.
Il Cremlino ha così concluso il cambio dei governatori regionali. In due anni e mezzo ben 25 sono stati sostituiti. Hanno lasciato l’incarico soprattutto il tataro Shajmiev ed il bashkiro Rakhimov, potentissime “cariatidi” sopravvissute al crollo dell’Urss con mire centrifughe grazie alle casse repubblicane piene di petro-rubli.
Per il contestato Luzhkov il discorso è diverso. Il partito del potere aveva ormai la necessità di porre sotto diretto controllo Mosca, che vale oggi ben un quarto del Pil federale. “La capitale torna alla Russia” è uno dei commenti più gettonati degli osservatori più attenti.
L’accantonamento di Luzhkov, gestito dal giovane Medvedev per essere entrato in rotta di collisione con lui, è stato un terremoto che ha chiuso un’epoca. Segna la fine dell’apparente indipendenza dal Cremlino della megalopoli. Vladimir Putin, che sente l’avvicinarsi delle presidenziali del 2012, non ha subito gli eventi ma ha scelto il nuovo sindaco, appunto un suo “fedelissimo” per uno degli incarichi più strategici del Paese.
Come scrive il quotidiano “Mk” vicino a Luzhkov, Serghej Sobjanin conquistò la stima dell’attuale premier nel 1999, quando l’aiutò a mettere fuori gioco il Procuratore generale, Jurij Skuratov, che indagava su fondi neri del Cremlino. Da allora tra i due si è instaurato un profondo rapporto d’amicizia cementato dall’efficienza dimostrata dall’ex governatore di Tjumen nell’espletamento dei compiti affidati e dalla sua capacità di rimanere al di fuori delle continue lotte intestine all’interno dell’Amministrazione russa.
Putin, quindi, pone il 52enne Sobjanin in una posizione centrale, mettendolo anche alla prova. Se il neo-sindaco avrà successo nel gestire Mosca lo aiuterà con più efficacia alle parlamentari dell’autunno 2011 che saranno il trampolino per le presidenziali. E se l’attuale premier, alla fine non dovesse ripresentarsi per continuare a gestire il potere da dietro alle quinte – evitando tra l’altro questioni costituzionali -, non è escluso che all’improvviso possa puntare su questo suo fedelissimo in caso di incomprensioni con l’ambizioso Medvedev.
Депутаты Мосгордумы в четверг подавляющим большинством голосов утвердили представленную президентом РФ кандидатуру Сергея Собянина на пост мэра Москвы. По итогам тайного голосования, Собянина поддержали 32 из 35 депутатов Мосгордумы.
Главная задача нового мэра Москва – поднять уровень жизни москвичей, заявил президент России Дмитрий Медведев.
“Обязанностью нового мэра будет не только не уронить ту планку, которая была достигнута, но и поднять уровень жизни москвичей, всех, кто приезжает в нашу столицу работать и жить. Это непростая задача”, – сказал Медведев.
“Москва – это не только политическая столица нашей страны, но и центр деловой активности. Недаром мы решили, что в Москве будет финансовый центр нашей страны. А если получится – мы для этого все сейчас работаем – и финансовый центр на территории всей Евразии“, – добавил президент.
На церемонии инаугурации новый мэр обещал “сохранить неповторимый исторический и архитектурный облик столицы, ее природные парки и зеленые зоны”. 52-летний Сергей Собянин стал 76-м градоначальником в истории Москвы.
“Главная особенность Собянина — подчеркнутая лояльность руководству. Столица переходит в прямое личное управление Владимира Путина”, пишет Московский Комсомолец.
Статья – Михаил Ростовский – Московский Комсомолец № 25478 от 18 октября 2010 г..
Mikhail Rostovsky – Moskovskij Komsomolets.
Se qualcuno pensa che Grozny assomigli a Stalingrado dopo la fine della famosa battaglia campale si sbaglia di grosso. La capitale cecena è oggi uno dei centri più moderni della Russia, niente a che vedere con le sfortunate repubbliche vicine. Praticamente quasi nulla ricorda le recenti passate tragedie che provocarono rovine e lutti in numero impressionante. Capitali imponenti sono giunti da Mosca, dalla diaspora cecena all’estero e dai Paese “amici” islamici moderati, per porre le fondamenta della pacificazione russa. Una grandiosa moschea, a scanso d’equivoci, troneggia sul corso principale dedicato a Vladimir Putin, che ha scelto Ramzan Kadyrov come “uomo forte” dell’ex regione ribelle.
Ed è proprio il pro-console di Mosca, accusato da varie ONG di violazioni dei diritti umani, il vero obiettivo dell’ultima azione suicida al Parlamento ceceno che ha avuto come prologo in agosto l’attacco fallito al suo villaggio natale, Tsenteroj. A Grozny era in programma una sessione congiunta dei deputati locali con una cinquantina di colleghi provenienti dagli Urali. Il ministro degli interni federale Nurgaliev era anche lui in città.
I terroristi dell’ultima generazione, ormai ridotti a poche centinaia e con alla testa nuovi capi in cerca di gloria, non potevano certo lasciarsi scappare un’occasione migliore per un attentato clamoroso. E così è stato.
Due erano gli scopi da raggiungere: proseguire la faida contro i Kadyrov e dimostrare al mondo che il loro clan non controlla la situazione come afferma. Dopo il 2000 Putin ha avuto la sagacia di far diventare il conflitto ceceno da internazionale a locale. Ha vinto la guerra spaccando la società nazionale, tradizionalmente divisa in “teip” (ossia clan), appoggiando i più forti. La catena di vendette tra ceceni, registratasi successivamente negli anni, è stata lunghissima.
Gli specialisti di sicurezza ritengono che il commando suicida era agli ordini del quarantenne Hussein Gakaiev, “capo del settore di Shalì del fronte orientale”, che avrebbe adottato strategie di combattimento simili a quelle dei talebani afghani.
Dopo un periodo di relativa tranquillità gli estremisti hanno colpito nello scorso febbraio la metropolitana di Mosca. Una kamikaze è riuscita a suicidarsi, provocando una strage, nella stazione della Lubjanka sotto alla sede dei famigerati servizi segreti. In Russia meridionale quest’anno i terroristi hanno distrutto tra l’altro una centrale idroelettrica e massacrato decine di clienti del mercato di Vladikavkaz.
Il maggiore pericolo è ora che i terroristi del Caucaso uniscano le forze contro Mosca ed inglobino anche gli “infidi” ceceni, tradizionalmente temuti dai popoli limitrofi. Finora non bisognava confondere la realtà di Grozny e provincia con quella dei vicini, dove la situazione socio-economica e quella dell’ordine pubblico appaiono decisamente più serie per la mancanza di un progetto di sviluppo e di fondi in quantità. La piovra, che unisce politica locale corruzione e criminalità, è difficile da sconfiggere.
Efforts by some countries to weaken their currencies to stimulate growth are “especially worrying,” Russian Finance Minister Alexei Kudrin said at the International Monetary Fund’s annual meeting in Washington. International policymakers failed to narrow their differences and Brazil warned that a “currency war” was under way. While the United States criticized China for undervaluing the yuan, officials from emerging nations blamed low U.S. interest rates for flooding them with capital. Global economic recovery is significantly slowing as the effect of anti-crisis stimulus measures. A further slowing of economic growth in the second half of 2010 and 2011 is a cause for concern shared by many experts.
The BRIC countries “have agreed on a position that exchange rates aren’t themselves a problem,” Deputy Finance Minister Dmitry Pankin said. “Rather, they are a consequence of deeper processes, such as tendencies to save, to invest, of the investment climate.” Capital “fluctuations” may also pose a risk for Russia, Pankin added.
After the IMF meeting the first measure taken by Moscow was to move away from managing the rouble toward a free-float. The Central Bank widened the so-called floating corridor it uses to guide the national currency against a basket of dollars and euros and abolished a wider band set during the credit crisis to “increase flexibility” of the exchange rate. This decision potentially allows for more volatility but gives the bank the ability to target inflation rather than the exchange rate.
“The more flexible rate of the rouble is not linked to any kind of devaluation race but rather is aimed at minimising or eliminating the use of interventions by the Central bank,” Alexei Kudrin explained. Prime Minister Vladimir Putin said that the rouble was in an “optimal position” and that he didn’t expect the currency to weaken or strengthen “excessively.” The rouble’s value was a major concern for the government and ordinary Russians at the onset of the 2008 financial crisis as it tumbled to lows that raised the spectre of Russia’s 1998 financial meltdown.
According to Kudrin, to ensure stable growth in 2011 Russia needs oil prices above $60 per barrel, although the country’s economy is less vulnerable than those of developed markets. This level is 21 percent less than this year’s average price. The Urals blend, Russia’s benchmark for oil exports, has risen 7.3 percent to $82.31 per barrel this year. It averaged $76.08 during the period and dropped to a low of $67.31 on May 25, according to data compiled by Bloomberg.
“Russia is less vulnerable than other countries,” Kudrin told journalists. “Developing economies are as a whole better off, have more optimistic outlook.” However, substantial uncertainty remains and that if the situation in developed countries deteriorates it would hurt emerging markets. “This would impact energy producers, metal producers, trade, capital outflows,” said Russian Finance Minister.
Moscow feels safe. Reserves jumped $6.7 billion to $501.1 billion, the Russian Central bank said. It’s the first time the reserves have broken $500 billion since mid-October 2008, a month after the collapse of U.S. brokerage Lehman Brothers triggered the global credit crisis. Russia reduced its reserves from a record $598.1 billion at the beginning of August 2008 to $376.1 billion in March 2009, the lowest since at least January 2008. The Central Bank buys and sells foreign currency to manage the rouble and prevent swings that hurt exporters and used the reserves to engineer a “gradual devaluation” of the currency between November 2008 and the end of January 2009, as the global economic crisis and credit crunch hit.
Officially Euros account for 41 percent of Russia’s reserves, while dollars constitute 47 percent, British pounds — 10 percent, Japanese yen — 2 percent, along with a small amount of Swiss francs. Only China and Japan have larger reserves than Russia.
Перепись пройдет с 14 по 25 октября. В целом она обойдется российскому бюджету в 17 миллиардов рублей. Эта сумма на несколько лет: с 2007 года, начала подготовки к переписи, до 2013 года, когда будут подведены ее итоги. Две трети суммы пойдет на оплату труда переписчиков и отчисления в социальные фонды на них. Остальные затраты связаны с техническим обеспечением, закупкой необходимого оборудования, оргтехники, автомобилей, оснащением помещений, командировочными расходами, рекламой. Помимо удостоверения и инструкции каждый переписчик будет обеспечен гелиевой ручкой, записной книжкой, портфелем и фонариком.
Руководитель Федеральной службы государственной статистики Александр Суринов отвечает на вопросы.
Статья – Михаил Ростовский – Московский Комсомолец № 25473 от 12 октября 2010 г.
Mikhail Rostovsky – Moskovskij Komsomolets.
«Китай вышел на первое место в мире по темпам экономического роста. Россия могла бы повторить ее успех, если бы развивала научно-технический потенциал страны. Однако власти выбрали более простой путь – опору на экспорт сырья.
Особую гордость у китайских специалистов вызывает тот факт, что высокие темпы роста ВВП удалось поддержать, несмотря даже на негативное влияние мирового финансового кризиса и на серьезные стихийные бедствия. Большинство независимых экспертов отмечают, что, с одной стороны, наращивание Китаем экономической мощи положительно для России.
Однако, с другой стороны, рост китайского спроса на российское сырье еще больше усугубит национальную болезнь России – зависимость от экспорта природных ресурсов».
Статья – Анастасия Башкатова – Независимая газета
“Извините, не получится. Не вы выбирали мэра, а москвичи. Теперь только они и могут снять” — так в декабре 1992 года Юрий Лужков отреагировал на угрозы депутатов Верховного Совета сместить его с должности столичного градоначальника”.
Статья – Михаил Ростовский – Московский Комсомолец № 25462 от 29 сентября 2010 г. Mikhail Rostovsky Moskovskij Komsomolets
See also:
Mosca. Luzhkov licenziato dal Cremlino. EuropaRussia, 28 settembre 2010. Лужков, мэр-писатель под атакой. EuropaRussia, 21.09.2010.
Il Cremlino sperava in una sua uscita volontaria. 18 anni come sindaco di Mosca sono davvero tanti, servono nuovi politici. Ieri Luzhkov, appena rientrato da una breve vacanza in Austria per il suo 74esimo compleanno, aveva annunciato che non ci pensava proprio a dimettersi. L’unica strada rimasta al presidente Medvedev era quella del licenziamento. In due anni e mezzo il Cremlino ha sostituito ben 25 governatori. Luzhkov sarebbe dovuto rimanere in carica ancora un anno, ma la leadership federale ha ufficialmente “perso fiducia” in lui.
E’ dall’inizio della crisi finanziaria che l’astro del sindaco di Mosca si appanna. Cominciano le critiche contro di lui e la moglie, Elena Baturina, la donna più ricca di Russia. L’ex deputato liberale Boris Nemtsov si accorge dell’incredibile conflitto di interessi e accusa il sindaco di aver favorito in questi anni la consorte con licenze e sgravi fiscali. Alla Duma è durissimo l’attacco del vice speaker Vladimir Zhirinovskij, che parla addirittura di “sistema mafioso moscovita”. Il Cremlino si allinea a questa linea con la crisi estiva del fumo e degli incendi. Luzhkov è in vacanza e rientra in ritardo, secondo i suoi detrattori. Ad inizio settembre le televisioni federali iniziano a mettere in onda programmi in cui si denuncia l’intreccio colossale di interessi, capitali, cantieri ed appalti della coppia. Il premier Putin è rimasto in disparte sulla querelle, ma sa di aver perso un fedele alleato. “Il presidente ha seguito la legge. I rapporti tra loro non andavano, andavano normalizzati in tempo”, ha spiegato gelidamente il primo ministro.
La campagna per le presidenziali è tremendamente vicina e l’ex primo cittadino di Mosca, forte di una potente macchina da guerra, potrebbe essere un inatteso candidato. La moglie ha, però, già messo le mani avanti. In una recente intervista ha dichiarato che ha la sensazione che qualcuno voglia far fare al marito la stessa fine di Michail Khodorkovskij, a lungo maggior oligarca dell’ex superpotenza e da anni in prigione in Siberia dopo aver sfidato apertamente il Cremlino. La Baturina è conscia che potrebbe adesso iniziare una lunga serie di procedimenti giudiziari.
“Non ho intenzione di vivere all’estero”, è stata una delle prime frasi di Luzhkov dopo aver appreso del suo licenziamento ed aver chiesto l’uscita dal partito del potere “Russia Unita“. C’è un precedente poco rassicurante per Medvedev. Negli anni Ottanta Boris Eltsin, primo segretario del partito comunista nella capitale, fu licenziato dagli apparati, ma venne successivamente eletto leader russo dal popolo.
Autoritario, populista, nazionalista l’ex sindaco di Mosca ha soldi, potere, popolarità e mass media allineati per mettere in crisi il tandem al potere in Russia. Nella capitale ha vinto ben tre elezioni consecutivamente con più del 70% dei voti. Ha concesso favori a uomini d’affari e funzionari, garantito stipendi ad insegnanti e lavoratori municipali, conquistato l’ambiente della cultura con fondi copiosi. A causa di questo sistema compiacente Mosca è stata letteralmente violentata in due decenni soprattutto dal punto di vista architettonico. Impressionante è il numero dei monumenti distrutti per lasciare spazio all’ennesimo centro commerciale di turno. Le strade sono perennemente intasate, poiché mal costruite ed amministrate, e la quotidianità presenta ostacoli continui al cittadino comune. La mazzetta al funzionario di turno, anche per le cose più semplici, è la norma.
Dove erano in questi anni i tanti moralisti che adesso plaudono per questo terremoto politico e per la fine della “piovra” moscovita? Oppure la capitale è stata annientata da un qualcosa di più grande di lei? Il grande merito di Luzhkov è comunque di aver garantito alla megalopoli stabilità ed in parte ordine anche durante i tempi bui dei primi anni Novanta; il grande demerito è che questo sistema di racket e tangenti creato, oggi denunciato dalla politica federale, non ha dato la possibilità ai moscoviti di diventare piccoli imprenditori (aprendo bar, ristoranti o attività di servizi) a tutto vantaggio delle grandi catene di distribuzione e dei gruppi di acquisto, disposti a pagare di più.
Google Translation of this article into English
The Prosecutor General’s Office has given Polish authorities 20 additional volumes of documents concerning the Soviet execution of Polish officers at Katyn in 1940, the RIA Novosti news agency reports. In May Moscow sent to Poland 67 volumes of the case. The Polish commission insisted, however, that those volumes did not contain any new information concerning the case.
“We are handing over additional 20 files from case #159, which partly fulfills the Polish request,” senior Russian Prosecutor Saak Karapetyan said. The files contain additional lists of Polish servicemen held captive by the Soviet secret police, interrogation and forensic reports, medical records, burial certificates and other data related to the massacre.
In the 1990s, Russia handed over to Poland copies of archive documents from the top-secret File No.1, which placed the blame solely on the Soviet Union. In September 1990, Russian prosecutors also launched a criminal case into the massacre, known as “Case No.159.” The investigation was closed in 2004.
Poland’s Institute of National Remembrance, which has been investigating the case since 2004, has proposed including Russia’s materials into its own investigation.
“Sevastopol belongs to Ukraine, but hardly anyone here is Ukrainian. Two rival fleets ride at anchor in its majestic harbour. Two rival flags fly from its public buildings… the city has gone from being a sort of Stalinist Sparta, austere and warlike, to a seaside Babylon of pizzerias and nightclubs…. Ukrainians force Russians to turn their back on their language and change their names”.
Article – Daily Mail (UK)
See also : Кому принадлежит Севастополь? EuropaRussia; Ucraina-Russia. Sebastopoli alla Flotta del Mar Nero per altri 25 anni EuropaRussia.
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