ОРИГИНАЛЫ документов на сайте Федерального архивного агентства.
1. Докладная записка наркома внутренних дел СССР Л.П. Берии И.В. Сталину с предложением поручить НКВД СССР рассмотреть в особом порядке дела на польских граждан, содержащихся в лагерях для военнопленных НКВД СССР и тюрьмах западных областей Украины и Белоруссии.
Март 1940 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.130-133.
2. Выписка из протокола № 13 заседания Политбюро ЦК ВКП(б) «Вопрос НКВД СССР» (пункт 144).
5 марта 1940 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.134.
3. Выписка из протокола № 13 заседания Политбюро ЦК ВКП(б) «Вопрос НКВД СССР» (пункт 144).
5 марта 1940 г.
Экземпляр, направленный председателю КГБ при СМ СССР А.Н.Шелепину 27 февраля 1959 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.135.
4. Листы № 9 и 10, изъятые из протокола заседания Политбюро ЦК ВКП(б) № 13 «Особая папка» за 17 февраля – 17 марта 1940 г.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.136-137.
5. Записка председателя КГБ при СМ СССР А.Н. Шелепина Н.С. Хрущеву о ликвидации всех учетных дел на польских граждан, расстрелянных в 1940 г. с приложением проекта постановления Президиума ЦК КПСС.
3 марта 1959 г.
Рукопись.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.138-139.
6. Папка-двулистка и справка сотрудника I сектора Общего отдела ЦК КПСС В.Е. Галкина об ознакомлении руководителей ЦК КПСС с документами пакета № 1.
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.128-129.
7. Пакет № 1 с перечнем вложенных документов.
На пакете имеются грифы «Сов.секретно», «Особая папка» и запись «Архив VI сектора О.о. ЦК КПСС. Без разрешения Руководителя Аппарата Президента СССР пакет не вскрывать. 24 декабря 1991 г.».
Подлинник.
РГАСПИ. Ф.17. Оп.166. Д.621. Л.140.
“Нельзя вешать портреты Сталина ко Дню Победы!”. Политическая культура — это и сегодня прежде всего культ личности. С 2008 года я видел в России в сто раз больше портретов Медведева, чем за 35 лет жизни в Германии портретов всех немецких президентов и канцлеров вместе взятых.
Статья, Штефан Шолль – “Московский Комсомолец” № 25341 от 30 апреля 2010 г.
Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets
“Si deve mettere fine alla logica occhio per occhio. Se i terroristi vengono sempre uccisi nelle operazioni speciali e non li si portano mai in tribunale queste sono purtroppo le terribili conseguenze”. A parlare è il professor Enver Kisriev, docente di studi caucasici presso un istituto dell’Accademia delle Scienze di Mosca.
Il mese scorso, il 29 marzo, gli attentati suicidi alla metropolitana della capitale con decine di morti e feriti, rivendicati dagli islamici-radicali. I fiancheggiatori delle due giovani kamikaze cecene, una 17enne e l’altra 28enne, sono stati identificati dalla polizia.
Signor Professore, chi può commettere azioni così disperate? “Siamo di fronte a ceceni o a ingusci o a daghestani. Le cosiddette vedove nere sono donne che hanno perso i loro mariti o figli o padri. E contemporaneamente hanno perduto la voglia di vivere. In passato altri attentati di questo genere ci sono già stati. Quella è gente piena di rabbia ed odio”.
Ma dietro alle bombe della metropolitana vi è una qualche strategia, qualcuno che dice ai kamikaze dove colpire e quando, insomma un cervello? “Certo. Ci sono gruppi speciali organizzati di terroristi. Volevo, però, evidenziare che in Caucaso c’è molta gente che ha perso la speranza e vive nell’odio verso i poteri locali. Quando non si controlla più una simile situazione accadono queste cose”.
Lei mi vuole dire, se non capisco male, che non vanno dimenticate le ragioni sociali dell’arretratezza e della realtà esplosiva del Caucaso? “Non so se si possa differenziare la situazione sociale dalla guerra in corso in Caucaso. Secondo me una delle cose che non vanno proprio è il linguaggio utilizzato costantemente dal potere centrale, anche in queste ore. Viene sbandierato pubblicamente ai quattro angoli della Russia che i terroristi verranno eliminati. E’ sempre lo stesso disco. Non si cerca mai di comprendere il perché di questa situazione, non si tenta nemmeno di aprire un dialogo. Con questo linguaggio così duro si fomentano la rabbia e l’odio. E le organizzazioni terroristiche utilizzano a loro favore questa situazione”.
In autunno l’attentato dinamitardo al treno superlusso Nevsky Express, in primavera il metrò di Mosca. E’ una nuova ondata di terrore? Se sì, come la si può fermare? “Fermarla non è possibile. La prima cosa per migliorare le cose è iniziare a parlare un nuovo linguaggio e cambiare disco. Serve capire il perché di questi fenomeni, altrimenti non si va da nessuna parte. L’uccidere solo i terroristi provoca come risposta questo tipo di azioni”.
La carta energetica continua ad essere quella più usata dalla Russia per mantenere il suo status di potenza globale. I due progetti South Stream e Nord Stream rimangono i cavalli di battaglia per le materie prime tradizionali, mentre il nuovo piano nucleare per l’export sta prendendo forma con inatteso dinamismo.
Dal vertice di villa Gernetto si è avuta la riconferma della solidità della partnership russo-italiana in campo energetico. Mosca ha scelto da anni l’Eni come interlocutore privilegiato per il South Stream ed ha affidato con una commessa da oltre 2 miliardi di euro alla Saipem la costruzione un segmento complesso del Nord stream, a conduzione tedesca. La passata esperienza positiva con il Blue Stream – oleodotto sottomarino fino alla Turchia, con un tratto di 385 chilometri sottomarini, consegnato nel 2005 – ha favorito la decisione russa.
Berlusconi e Putin hanno voluto cancellare le troppe voci che sono circolate recentemente su incomprensioni tra l’Eni e la Gazprom per il South Stream. Alla base di tutto l’entrata ufficiale dal giugno 2010 nel consorzio dei francesi di EDF – a cui andrà il 20% dell’azionariato – e i costi astronomici per la realizzazione dell’opera.
Vladimir Putin ha offerto energia nucleare russa ad uso civile all’Italia. La proposta è quasi la stessa fatta ad altri partner in giro per il mondo negli ultimi 3 anni. Ossia vi costruiamo la centrale e ci riportiamo via le scorie, tanto da far contenti gli ecologisti locali.
La Russia ha approvato un mega-piano sia per il mercato interno che per l’estero. Intende raddoppiare la produzione di energia nucleare entro il 2030, fino al 25% del fabbisogno interno. I reattori di nuova generazione, affermano gli specialisti, sono notevolmente più efficienti, grazie all’evoluzione iniziata a metà anni Novanta. E poi l’uranio, la Russia ce l’ha in casa.
Come partner tecnologico è stata scelta nel 2009 la tedesca Siemens. Adesso Putin intende spalancare all’Enel le porte per la costruzione della strategica centrale di Kaliningrad. L’Unione europea ha costretto la Lituania a chiudere la centrale di Ignalina, troppo simile a quella di Cernobyl, lasciando in pratica il Baltico alla mercè degli umori russi.
In pochi anni Mosca, che ha oggi 31 reattori, ne disporrà di 59. Sta costruendo o si accinge a costruire centrali in Iran, Cina, India, Bulgaria, Bielorussia e Turchia. La scorsa settimana Medvedev ha offerto tecnologia nucleare russa persino alla lontana Argentina dopo non aver avuto risposte convincenti dal Venezuela.
L’obiettivo del Cremlino è quello di diventare uno dei maggiori produttori di energia nucleare e di guadagnare sulla vendita della sua tecnologia. La terribile tragedia di Cernobyl intralcia indirettamente questi disegni.
Il 22 aprile Vladimir Ilich Uljanov Lenin avrebbe compiuto 140 anni. La ricorrenza viene celebrata nella sua città natale Uljanovsk, un tempo denominata Simbirsk, con una serie di iniziative, organizzate dal locale memoriale. In epoca sovietica questo sito era uno dei luoghi maggiormente visitati dai turisti, più di 40 milioni in 40 anni. Adesso, però, l’interesse verso Lenin e la sua vita è di molto sceso. Al memoriale, riconosce una delle responsabili Elena Gorbunova, non vi sono più le tradizionali file.
Per tentare di cambiare questo trend negativo sono stati resi pubblici nuovi documenti sulla vita del capo del proletariato mondiale. Gli specialisti sono ad esempio riusciti a stabilire che Lenin era un lontano parente del grande compositore Piotr Cajkovskij (Tchaikovsky).
La popolarità del fondatore dell’Urss è letteralmente crollata tra i russi negli ultimi due decenni. Secondo un sondaggio del centro “Levada” è passata dal 72 al 34%. Allo stesso tempo, dopo il Duemila, è risalita quella di Stalin dal 12 al 36%. Il “padre dei popoli”, caduto in disgrazia dopo la sua morte nel 1953, simboleggia le conquiste dell’impero sovietico. La propaganda di Stato ha semplicemente preferito Stalin, spiegano gli esperti.
In epoca sovietica ai bambini delle elementari “nonno Lenin” era portato come esempio positivo da seguire per tutta la vita. Col crollo dell’Urss i programmi scolastici sono cambiati ed il ricordo del capo dei bolscevichi è stato posto in secondo piano. Le sue statue, però, restano nelle piazze delle principali piazze del Paese e spesso rappresentano il centro cittadino.
La questione del mausoleo sulla Piazza rossa a Mosca rimane irrisolta per non urtare la suscettibilità di chi credette nell’Urss e nel suo fondatore. Da più parti si chiede la sepoltura del corpo imbalsamato di Lenin, ma l’argomento è stato tagliato dall’agenda politica.
La prima reazione dell’ex premier Timoshenko e dei nazionalisti ucraini è stata quella di richiedere una riunione d’emergenza del Parlamento, poi fissata in sessione ordinaria per il 27 aprile. Il neopresidente Viktor Janukovich ha, infatti, allungato a sorpresa l’affitto della base navale di Sebastopoli ai russi di altri 25 anni + eventuali opzionali altri 5.
La sua scelta provoca una vera e propria svolta nelle dinamiche geostrategiche dell’intera regione. Per prima cosa, addio alla contestata e controversa adesione del Paese slavo alla Nato, poi messa in archivio del progetto dei neocons Usa, vicini a George Bush jr., di creare un cuscinetto tra Russia ed Europa.
Il precedente Esecutivo ucraino “filo-occidentale” aveva chiarito che Mosca avrebbe dovuto trovare un’altra sistemazione per la Flotta del Mar Ner. Il Cremlino si apprestava a costruire una base vicino a Novorossijsk.
Patto di Kharkiv: Accordo vantaggioso per Kiev, ma conto salato per Mosca
Janukovich rimanda, indirettamente, a metà secolo la spinosissima questione della sovranità della Crimea – penisola “regalata” da Chrusciov all’Ucraina nel 1954 -. Gli abitanti della regione, trovatisi dopo il crollo dell’Urss fuori dalla loro Madrepatria, non vedono oggi di buon occhio il potere di Kiev. Negli anni Novanta si svilupparono movimenti indipendentisti o filo-russi.
In cambio del prolungamento dell’affitto a Sebastopoli fino al 2042 (dal precedente 2017), il leader ucraino ottiene da Mosca 40 miliardi di dollari, di cui 7 nei prossimi 24 mesi in sconti sul prezzo del gas. L’Ucraina, da tempo sull’orlo del default, ha chiesto al Fondo monetario internazionale un nuovo prestito da 12 miliardi di dollari, dopo aver in parte usufruito di un altro, poi congelato da 16,4.
La complessa situazione economica necessita di sacrifici. Al recente vertice sulla proliferazione nucleare di Washington Kiev si era accordata per la consegna del suo plutonio ad uranio arricchito agli Stati Uniti entro il 2012.
Con l’Unione europea in stand-by ad Est e l’avvicinamento della Polonia alla Russia, giustificato soprattutto da ragioni economiche, l’Ucraina rischiava di rimanere fuori dai giochi continentali. Ora passa all’incasso. Janukovich è sempre quel politico che realizzò la maggior privatizzazione del suo Paese. L’asta la fece vincere agli oligarchi locali a scapito dei russi con una perdita per l’Erario locale di una montagna di dollari.
Migliaia di ceri con all’interno dei ceri sono stati lasciati dai polacchi davanti al palazzo presidenziale. Alcune vie del centro di Varsavia sono state chiuse per la tanta gente che viene anche solo per un minuto a recitare una preghiera. Pochi osservatori avrebbero mai potuto credere che Lech Kaczynski, uno dei politici che più ha diviso il Paese slavo nella storia, potesse ottenere un tale tributo. “Adesso la politica non è importante – è il ritornello ripetuto da giovani ed anziani convenuti -. Lui era il presidente della Polonia”. La forza dei polacchi si vede in questi momenti. Quattro le spartizioni subite dal Paese e troppi i nemici storici con cui lottare. Gli anticorpi per sopravvivere alle tragedie ci sono tutti.
Rapporti bilaterali
Indirettamente questo ennesimo dramma sta aiutando a far viaggiare più speditamente la riappacificazione con la Russia anche se una specie di “road map”, definita grazie all’ausilio anche delle Chiese cattoliche ed ortodosse, era già stata concordata all’inizio dell’anno. Fiori e candele sono state deposte davanti all’ambasciata di Mosca ed al consolato di Kaliningrad. Un tempo sarebbero volate uova.
Da questa terribile sciagura aerea il Cremlino vuole ora ripartire per mettere solide fondamenta per un futuro migliore. Nell’epoca della globalizzazione sono altre le sfide. Addirittura rivoluzionaria è la decisione (sicuramente su ordine dei vertici politici) del primo canale televisivo “Ort” che ha scelto di mostrare domenica in prima serata il film di Andrzej Wajda “Katyn” che in Russia aveva subito l’ostracismo dei distributori. Per la prima volta da sempre il pubblico ha visto i propri connazionali non vittime ed eroi nella Seconda guerra mondiale, ma in veste di carnefici. Nazisti e comunisti, tedeschi e sovietici, sono messi sullo stesso piano.
Il massacro di Katyn è il cuore del dissidio tra i due popoli che, in passato, ha provocato ripercussioni anche a livello continentale. La Russia, che ha visto milioni di suoi cittadini finire nelle mani dei boia durante gli anni Trenta e Quaranta, punta il dito sulla comune tragedia causata dal totalitarismo, ma, in un gioco di complessi equilibrismi, non dimentica che milioni di sovietici si immolarono per difendere la Patria e soprattutto Stalin. Dire oggi ai reduci scomode verità non è affatto facile. Ecco perché la trasmissione del film di Wajda è una scelta epocale.
La volontà di seppellire il passato con Varsavia è evidenziata da altri segnali. Medvedev e Putin sono stati mostrati, sabato mattina poche ore dopo la sciagura di Smolensk, seduti allo stesso tavolo. L’evento è rarissimo. Poi, di nuovo insieme, i due hanno acceso in chiesa delle candele per le vittime di Severnyj, prima che il primo ministro volasse sul luogo della catastrofe ad abbracciare con gli occhi pieni di lacrime il collega Donald Tusk. Solo a Severdvinsk, quando nel 2000 incontrò le famiglie del sottomarino Kursk, il gelido agente dell’ex Kgb era apparso così commosso.
Se il diavolo non ci metterà più lo zampino quell’abbraccio e gli atti successivi di dimostrazione di compartecipazione al dolore dei polacchi potranno entrare nella storia come le immagini di Willy Brandt in ginocchio nel ghetto di Varsavia o Francois Mitterand e Helmut Kohl che si stringono le mani in preghiera al cimitero di Verdun.
Centrale per il futuro il responso della Commissione d’inchiesta
I risultati sull’indagine per la sciagura aerea sono fondamentali per i futuri rapporti bilaterali. Dai primi rilievi si sa che il Tupolev volava troppo basso ed ad una velocità troppo lenta. Il velivolo, di fabbricazione sovietica, era stato in manutenzione a Samara alla fine del 2009. Gli investigatori segnalano che nessun guasto tecnico può essere avvenuto. Le registrazioni radio confermano poi che la torre di controllo russa aveva invitato il pilota polacco ad atterrare per la fitta nebbia a Minsk o a Mosca, lontane parecchie ore di auto da Katyn. Una tale decisione avrebbe significato cancellare la cerimonia. Qualcuno a bordo del velivolo potrebbe aver pensato ai soliti brutti scherzi dei russi. E’ bene ricordare un altro evento che potrebbe aver inciso sulle decisioni prese sul Tupolev: durante un viaggio in Georgia un pilota, che non aveva rispettato l’ordine dello stesso Kaczynski di atterrare all’aeroporto di Tbilisi in quel momento chiuso, era stato licenziato.
Secondo alcune versioni, riportate dalla stampa, i piloti polacchi dell’aereo presidenziale, comunicavano con la torre di controllo a terra in uno stentato russo, non utilizzando, invece, l’inglese come da prassi. Probabilmente hanno confuso le cifre che indicavano l’altezza. Gli argomenti per pericolose polemiche possono quindi essere trovati.
Il messaggio che lancia ora il Cremlino è semplice: questa volta, amici polacchi credeteci, noi non c’entriamo niente.
La maledizione di Katyn – EuropaRussia 10.04.2010. Un Presidente euroscettico – 2005. EuropaRussia.
Has the time come to recognize all the sins and help knowing the painful truth at the end? Is it also the moment to forgive and turn the page?
Russians and Poles commemorate the massacre of Katyn together for the first time. It’s probably the needed symbolic act to start new relationships. Willy Brandt, Chancellor of the Federal Republic of Germany, knelt before the Warsaw Ghetto Memorial in December 1970. In 1984 the French president François Mitterrand and the German Helmut Kohl stood hand-in-hand as they paid tribute to the soldiers from the two countries who died in combat during the First World War.
For seventy years, Katyn tragedy has provided Soviet and Russian governments with a political and diplomatic headache. It is the heart of the dispute between Moscow and Warsaw that has even undermined EU-Russian relationships with unthinkable consequences in the recent past, after May 2004.
Until the late 1980s, the official version was that German troops had killed about 22,000 Poles in 1941, in the wake of the German attack on the Soviet Union. But the Germans uncovered the mass graves at Katyn in 1943 and shifted the blame towards the Soviets.
The truth emerged almost half a century later. The then Russian president Boris Yeltsin opened the archives in 1992 and released documents carrying the signature of the Soviet dictator Joseph Stalin. It was the first piece of irrefutable proof that Soviet death squads, not German soldiers, were the perpetrators.
“I did it right away,” said Yeltsin. “Every secretary-general of the Communist Party handed these documents to his successor, who put them in his personal safe and kept silent.” Yeltsin offered his apologies to Poland, according to witnesses, with tears in his eyes.
Now Poland demands the opening of archives related to an investigation, carried out between 1990 and 2004, of the massacre, as well as an official rehabilitation of the victims.
Arguments between Russia and the West about who was responsible with Adolf Hitler for the start of World War II cast a shadow over last year’s 70th anniversary commemorations in Gdansk and still irk relations. The Kremlin has resisted attempts to challenge the Soviet role in World War II, in which 27 million Soviet citizens died, according to official figures. Prime Minister Putin underlined that he is aware of how important the issue is for Poles when he invited his colleague Donald Tusk.
Katyn massacre is only a drop in the ocean of blood caused by Stalinism. According to the latest research, other 100,000 Poles living in the Soviet territory died in gulags. But millions of people, above all Russian citizens, lost their lives in the 1930s and in the 1940s. These elements give some explanation of Moscow’s attitude towards its history.
In the current attempt of reconciliation the two Slavic countries requested the Catholic and Orthodox Churches for help. It was the same solution used in 1965, when Polish bishops wrote an historic letter to German hierarchs furthering the process of pacification between both nations.
It is also important that the Federal channel “Kultura” transmitted the documentary film “Katyn” by the Polish director Andrzej Wajda. For the first time since the invention of television Russian audience could see their people not behaving as heroes or becoming victims of the evil but acting as criminals. Last Friday’s show must not be forgotten when experts will discuss about censorship.
Giuseppe D’Amato
See also Danzica – 70 anni dopo, EuropaRussia. Andrzej Wajda. Katyn. The defeat of the silence, EuropaRussia.
Средний размер взятки в России в 2009 году вырос более чем в два раза и превысил 23 тысячи рублей. В 2008 средняя взятка тянула всего на 9 тысяч. Всего же в России выявлено почти 44 тысячи преступлений в коррупционной сфере, совершенных против государственной власти, интересов государственной службы и службы в органах местного самоуправления.
Премьеру фильма Анджея Вайды “Катынь” на конец-то показывают по российскому телеведению на канале “Культура”
Check also: Interview with Andrzej Wajda. Katyn. The defeat of the silence, EuropaRussia.
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