«Совет национальной безопасности (СНБ) Турции внес изменения в Стратегию национальной безопасности, которые будут действовать в течение ближайших пяти лет. Из группы государств, несущих внешнюю угрозу Анкаре, исключены сразу две республики бывшего СССР – Армения и Грузия. Выведены также Иран, Сирия, Болгария, и, наоборот, в «красный список» включен Израиль. Ожидалось, что из ряда потенциальных врагов Турции будет исключена и Россия, особенно с учетом позитивной динамики развития отношений последнего периода. Однако этого пока не произошло…. Анкара поставила цель – стать на Южном Кавказе региональным лидером ».
Статья – Юрий Симонян – Независимая газета – 02.11.2010
«Без сомнения, русские умеют произвести качество! Даже легендарное качество. Однако на “гражданке”, в ежедневной жизни с качеством у вас постоянно возникают проблемы. Не то чтобы русские не умеют, нет. Но почему-то качество в России появляется ненадолго, а исчезает неуловимо. .. Регулярно слышу в России, что основное качество русского народа — это талант или даже гениальность. Знаю немало русских мам, которые воспринимают своих сыновей как будущих гениев. И балуют их соответственно. Наполеоновские слова о том, что гений — это трудолюбие, в России не очень популярны. И, по-моему, здесь не очень заботятся о том, как превратить национальное качество “гениальность” в качественное национальное производство».
Статья – – Штефан Шолль – Московский Комсомолец № 25477 от 16 октября 2010 г.
Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets
La tanto attesa crisi diplomatica tra Russia e Giappone è alla fine scoppiata. Dopo non pochi tentennamenti e ritardi il presidente Medvedev si è recato in visita a Kunashir nelle Curili meridionali e Tokyo, come risposta, ha richiamato il proprio ambasciatore da Mosca. I prossimi colloqui tra lo stesso Medvedev ed il premier nipponico Kan non sono, però, in pericolo, hanno affermato fonti ufficiali giapponesi. Il giovane capo del Cremlino è stato il primo leader russo a decidersi a tale passo.
Da anni sullo scoglio delle Curili, occupate dall’Armata Rossa nel 1945, si infrangono le relazioni tra i due Paesi. I giapponesi definiscono quelle terre i loro territori settentrionali. “Formalmente è vero che non è stato firmato un trattato di pace a conclusione della Seconda guerra mondiale tra Mosca e Tokyo – asserisce Anatolij Koshkin, uno dei maggiori esperti dell’argomento, – ma la Dichiarazione comune del 1956 lo sostituisce di fatto”. Allora, nel documento provvisorio vennero definiti tutti i classici punti di un trattato di pace, tranne la questione dei confini. In “segno di buon volontà” il Cremlino era disponibile a “consegnare” due isole contese (il 6% del totale), mantenendo il controllo delle altre due maggiori.
Il ministero degli Esteri nipponico ha pubblicato un documento in cui fornisce le proprie ragioni. In particolare si dice che queste terre storicamente non appartennero mai alla Russia. I russi, però, controbattono tesi su tesi.
L’89% dell’opinione pubblica russa è contraria a fare qualsiasi concessione ai giapponesi, poiché così verrebbero rivisti gli esiti della Seconda guerra mondiale. Tokyo non dimentica che le Curili vennero occupate dopo che il conflitto era finito ed i suoi abitanti (17mila) espulsi da Stalin. L’orgoglio nazionale ferito nipponico chiede una soluzione. I giapponesi hanno una sensibilità diversa da quella degli europei, che combatterono per secoli per definire i confini. Per loro è inconcepibile dover rinunciare a parte del territorio nazionale. Le due parti, però, non si sono mai potute accordare per numerose ragioni. La principale è di carattere militare.
Anche nell’ultimo scontro tra Mosca e Tokyo gli Stati Uniti hanno sostenuto gli alleati giapponesi con cui il presidente Obama dovrà rivedere alcuni capitoli dei rapporti bilaterali dopo le elezioni di midterms. Washington pare voler rinsaldare le proprie relazioni con Tokyo e Seul per meglio contenere Pechino.
Fine Parte 3/3. – serie “L’eredità della Seconda guerra mondiale”. A 65 anni dalla sua conclusione. In EuropaRussia.
We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.