“Questo è un bel regalo ai nazionalisti russi”. Aider Muzhdabaiev, vice direttore del quotidiano Moskovskij Komsomolets, il giornale più letto a Mosca, non ha dubbi: l’attentato all’aeroporto Domodiedovo serve soltanto alle forze più radicali.
“I terroristi – esordisce al telefono questo tataro di Crimea, che vive da anni nella capitale russa, – hanno scelto benissimo il luogo dell’attentato. L’azione è stata pianificata in tutti i particolari. L’uscita del terminal arrivi internazionali sopra al parcheggio scoperto non è controllata. Vi sono tutti i macchinari, ma nessuno li usa. Sono passato di lì milioni di volte e non c’era mai neanche un poliziotto. Gli attentatori avrebbero potuto portare decine di chilogrammi di esplosivo e non solo sette.”
Allora il presidente Dmitrij Medvedev ha ragione a prendersela con i servizi di sicurezza presenti all’aeroporto? Il Cremlino ha annunciato di voler licenziare un sacco di gente: si stanno soltanto definendo le responsabilità. Si prevede un terremoto nelle alte sfere e non solo. “Lo ripeto: l’attrezzatura laggiù all’aeroporto c’è, ma nessuno la usa. Attenzione. Il messaggio di questi delinquenti è chiaro: ‘stranieri state alla larga dalla Russia. Questo non è un posto sicuro per voi’. E’ stato colpito il terminal arrivi internazionali, lo ripeto”.
E Mosca, tra l’altro, ha vinto l’organizzazione delle Olimpiadi di Sochi nel 2014 e del campionato del mondo di calcio del 2018. Chi ci potrebbe essere dietro questa azione terrorista? La stampa federale pubblica una lunga lista di possibili ideatori. “E’ difficile dirlo senza tutti i necessari riscontri del caso. Se è stato realmente utilizzato un kamikaze, come finora riportato dalla polizia, il pensiero va subito agli estremisti del Caucaso. Su Internet quell’uomo, sempre che sia lui, ha fatto testamento in un video in cui urla ‘vi ammazzo tutti!’”
Politicamente chi potrebbe avvantaggiarsi in Russia? Non dimentichiamoci che a dicembre sono previste le legislative e presto il tandem Medvedev – Putin dovrà scegliere il candidato del partito del potere per le presidenziali di marzo 2012. “Il russo medio è abituato a pensare automaticamente da anni che solo Vladimir Putin sia in grado di fronteggiare il terrorismo. E’ una questione d’istinto. Medvedev no, decisamente, no”.
Mi permetta un’ultima domanda. E chi altro potrebbe sfruttare questo momento? “Se posso fare una previsione nelle settimane passate sono stati cruenti gli scontri xenofobi in piazza a Mosca tra i nazionalisti e i caucasici con morti e feriti. I primi chiederanno che il potere prenda misure maggiormente dure contro le minoranze. Gli attentatori non potevano fare di meglio”.
Rossosch (Medio Don). “Hai mangiato la zuppa nelle gavette degli italiani. Ecco perché hai permesso questa vergogna”. Il professor Alim Morozov viene pesantemente apostrofato da un suo ex allievo, Kolja, che, nel recente passato, ha portato decine di veterani a protestare contro il monumento di amicizia tra alpini e sovietici. Una stella rossa è stata accostata al cappello con la penna in ricordo dei giorni dell’orrore, giusto davanti all’asilo per i bambini russi, costruito da centinaia di volontari dell’Associazione nazionale alpini tra il 1992 ed il 1993 sul luogo dove sorgeva il Comando tricolore. “Non lo capisco – dice sorpreso il direttore del Museo del Medio Don -. Eppure gli italiani hanno aiutato Kolja. Gli hanno fatto ottenere anche un permesso di lavoro, quando dopo il crollo dell’Urss qui la situazione economica era difficile, e da lì lui è riuscito a farsi una vita decente”.
Come conservare la corretta memoria della Campagna di Russia, ora che gli ultimi veterani se ne stanno andando e le mistificazioni sono all’ordine del giorno in questa parte d’Europa, è uno dei grandi dilemmi da risolvere. Anche perché il lavoro di ricerca e di studio qui non si è fermato affatto malgrado l’entusiasmo degli anni Novanta sia un po’ scemato. In continuazione saltano fuori le piastrine dei nostri caduti, le quali vengono puntualmente riconsegnate ai parenti in Italia.
Il 2011 è cruciale: i due governi hanno organizzato “l’anno della cultura” russa nel Belpaese e quella italiana in Russia con centinaia di manifestazioni previste. Per il Medio Don questo sarà il trampolino per l’ultima vera occasione di confronto con dei testimoni viventi. Nel 2013 si celebrerà il 70esimo anniversario di una delle peggiori ecatombe nella storia degli italiani e cadrà il ventennale dell’inaugurazione dell’asilo, esempio unico di amicizia e riappacificazione tra popoli. Solo l’immenso cuore degli alpini è stato capace di una tale azione umanitaria a tremila chilometri da casa.
“Con mia moglie Nina stiamo sistematizzando e catalogando informaticamente tutto”, ci spiega il 78enne Morozov, che nel suo Museo, fulcro dell’attività di ricerca, ha creato un’ampia area dedicata agli italiani. Un primo sito Internet è stato organizzato, mentre sono in corso contatti con Trento per una mostra in autunno. “Sarebbe importante – ammette il professore – che trovassimo degli sponsor che ci aiutassero a pubblicare qui un libro con gli ultimi materiali raccolti”. Il timore è che le falsificazioni e i giudizi fuorvianti di gente come Kolja possano prendere il sopravvento sulla verità storica.
A parte l’aspetto militare e non tralasciando purtroppo nemmeno le inevitabili reciproche atrocità commesse dai pochi, russi ed italiani hanno scritto una pagina unica di umanità sia durante la Seconda guerra mondiale che dopo l’inizio della perestrojka gorbacioviana con l’operazione “Sorriso” dell’Ana. Quanti nostri ragazzi sono stati curati o rifocillati dalla popolazione locale durante la ritirata o la prigionia a 30 gradi sotto zero, evitando morte certa, e quanti russi sono stati protetti dall’Armir nel corso dei rastrellamenti nazisti!
Morozov aveva 10 anni durante quei drammatici mesi di presenza nemica che gli ha cambiato la vita. Ancora oggi, pur mantenendo fermo il suo punto di vista sugli avvenimenti, sembra un moderno “Don Chisciotte” in lotta per la verità contro tutto e tutti. Molti degli amici italiani, che, da dopo il 1988, l’hanno aiutato in questa encomiabile impresa, hanno raggiunto nell’aldilà i compagni lasciati per sempre nella steppa nel gennaio ’43. I più giovani, invece, hanno ormai perso mordente.
Percorriamo in auto i sentieri della ritirata. Quando eravamo arrivati a Rossosch la temperatura era sopra lo zero e non c’era la neve. Il giorno dopo raggiungiamo il Don nel bel mezzo di una tormenta spaventosa. Sul grigio fiume, vicino alle postazioni occupate dalla Tridentina durante la guerra, si stanno formando spesse lastre di ghiaccio. Il gelo ed il vento rendono impossibile stare all’aperto, mentre le strade sono ben presto impraticabili. Passano poche ore e la temperatura precipita a meno 10 per poi piombare a meno 20. Cosa hanno patito quei poveracci nel ’43!
Morozov nasconde la sua tristezza con un sorriso. Vuole vincere ad ogni costo la battaglia della memoria: soltanto la verità dovrà rimanere per i posteri.
Giuseppe D’Amato
Per leggere altri articoli sulla Campagna di Russia.
«Чем дольше живу я в России, тем больше ощущаю себя нерусским… Развилась другая идентичность, которую сам я не осознавал, пока жил там. А здесь, в России, понял, что я — европеец. Или евросоюзник… Неважно, встречаю ли я в России каталонского коллегу, студента из Швеции, голландскую правозащитницу или итальянского торговца деликатесами, — сразу чувствую с ними земляческую близость. Мы понимаем друг друга, у нас есть не только общая база юмора, но и ценностей, и стереотипов. Свой менталитет. Другой, чем у русских…
Это Европа, старуха Европа, заповедник терпимости для секс-меньшинств, гастарбайтеров и велосипедистов, зона правовой и банковской безопасности, край социальных гарантий. Наша Европа умеренная, многонациональная, без комплексов неполноценности или претензий на статус самой крутой. Европа — не Америка и уж точно не Россия.
Россиянам мы в основном сочувствуем… У нас столько общего!… У каждого русского очень много своих дел, но практически нет дела общего… Как и европейцы, даже больше, русские заботятся о благе своих близких, достаточно узкого круга родственников, одноклассников, сослуживцев. Но, в отличие от европейцев, большинству русских сугубо по фигу благо их компании, общества или Родины».
Штефан Шолль Cтатья Московский Комсомолец № 25549 от 21 января 2011 г. Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets
Rossosch (Medio Don). Percorrere una delle strade più tragiche della Storia d’Italia. E’ questa l’idea, che sta realizzando un gruppo di camminatori lombardi. Sono in cinque, tutti con considerevoli esperienze come alpini e scout. Alessio Cabello, Cristiano Baroni, Diego Pellacini, Giancarlo Cotta Ramusino e Nicola Mandelli hanno organizzato questa passeggiata di oltre 150 chilometri dalle rive del fiume Don a Nikolajewka, l’odierna Livenka, dove, il 26 gennaio 1943, quello che rimaneva delle divisioni italiane riuscì a rompere l’accerchiamento delle truppe sovietiche ed uscì dall’infernale “sacca”. Decine di migliaia di nostri ragazzi persero la vita in quelle giornate terribili, le peggiori di sempre per le Forze Armate italiane. Le temperature erano allora intorno ai 30 gradi sottozero, i campi pieni di neve e le vie principali occupate dai mezzi corazzati sovietici.
L’anniversario del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia ha reso questa iniziativa ancora più significativa. Il nostro – hanno scritto prima della partenza – “è un cammino che vuole incontrare anche coloro che vivono in quelle terre. Non ci sono vette da conquistare o méte da raggiungere. E’ un viaggio per ricordare quanto terribile sia il dramma della guerra e per prodigarsi per evitarla in futuro”.
In passato tre di loro hanno percorso più volte il cammino di Santiago di Compostela, quello di San Francesco, la via Francigena. Diego Pellacini ha girato molto in America ed in Africa, mentre Nicola Mandelli ha scalato montagne come l’Aconcagua o il Kilimangiaro.
“Ogni territorio – dice Giancarlo Cotta Ramusino – vive la propria evoluzione: il tempo non si è certo fermato al 1943 così come verso Roncisvalle non si ode il corno di Rolando”. Proprio per cercare al massimo il contatto con la gente il gruppo non ha portato con sé delle tende. Come 68 anni fa furono costretti a fare i militari dell’Armir – per non restare di notte all’addiaccio – chiederanno ospitalità nelle izbe. Sono tantissime le storie delle donne russe ed ucraine che curarono, salvandoli, i nostri poveri ragazzi assiderati così assomiglianti ai loro figli schierati, però, sul fronte opposto. L’anima slava ha sempre un posto di riguardo verso chi soffre.
“L’idea di questa impresa – continua Cotta Ramusino – è venuta a Cristiano Baroni circa un anno fa. A me subito è apparsa un po’ troppo ambiziosa”. La parte più complessa è stata quella di raccogliere informazioni sufficienti soprattutto perché nessuno del gruppo parla russo. L’incontro con la professoressa Gianna Valsecchi e l’ausilio della sezione Ana di Casatenovo si sono rivelati “fondamentali”.
Infatti, se si cerca sulle carte geografiche russe non si trova Nikolajewka, dizione presente sulle carte militari tedesche della Prima guerra mondiale utilizzate dalle truppe italiane. Lo stesso Mario Rigoni Stern, autore dell’indimenticabile racconto “Il Sergente nella neve”, ebbe non poche difficoltà a ritrovare il luogo dove lasciò per sempre tanti suoi compagni d’armi. Scoprì, però, l’izba in cui mangiò insieme a dei soldati nemici in un momento di tregua della battaglia. Certe cose incredibili accadono solo in Russia.
Vedi anche MUSEO DEL MEDIO DON Rossosch – Russia.
Giuseppe D’Amato
Задача по удвоению ВВП выполнена менее чем на 60%, подсчитали в компании ФБК. Как показывают расчеты “Финмаркета”, чтобы достичь удвоения реального ВВП по сравнению с 2000 годом, при среднем росте ВВП на 4% понадобится еще 6 лет, а при росте на 5% в год – более 4,5 лет
Статья – FinMarket – 18.01.2011
«С 1 января 2012 года каждого совершеннолетнего россиянина начнут обэлектронивать выдавая ему новый, ранее невиданный документ — универсальную электронную карту (УЭК). По внешнему виду и по размерам она напоминает обычную пластиковую банковскую карту. Разработчики проекта оптимистично утверждают, что с помощью УЭК будут доступны свыше 1000 государственных и аж 10 000 коммерческих услуг».
Статья – Московский Комсомолец № 25545 от 17 января 2011 г.
“Poland and Lithuania are deeply divided over the letter w. Used a lot in Polish, the letter doesn’t exist in Lithuanian. That and other spelling differences are irritating Lithuania’s Polish minority, who demand the right to spell their names in Polish in passports and other documents…in recent months other disagreements have helped escalate it to a full-blown diplomatic standoff….Similar disputes are happening elsewhere in Eastern Europe. A Slovak language law limiting the use of Hungarian and other minority languages went into effect Sept. 1, 2009, stoking political tensions between Slovakia and Hungary and garnering criticism from EU authorities.”
Article – AP Lithuania – January 14th, 2011
Dal primo scandalo planetario virtuale del XXI secolo la diplomazia statunitense esce non bene anche se la tempesta WikiLeaks non ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale nulla che, in realtà, non si sapesse già. Si è avuta soltanto la conferma di quanto giornali ed addetti ai lavori conoscono da anni. Il ficcanaso Assange ha semplicemente servito su Internet il classico “gossip” da “insider”, ossia da gente ben addentro ai fatti.
Che la diplomazia internazionale sia in genere poco trasparente lo sanno anche le pietre. Nel recente passato, ad esempio, alcuni leader jugoslavi degli anni Novanta rivelarono al tribunale de L’Aja le clamorose assicurazioni ricevute da emissari a stelle e strisce in cambio delle loro uscite di scena. Lo stesso avvenne alla fallita conferenza di Rambouillet, che diede luce verde ai bombardieri della Nato per i raid contro Belgrado nel marzo ’99. Prima dell’odierna rivoluzione tecnologica la verità su eventi scomodi non troppo spesso usciva fuori. Chissà perché, quando le luci dei mass media si spegnevano tutto era messo d’incanto a tacere.
Tre sono le vere grandi novità: la fragilità dimostrata dai sistemi di sicurezza degli Stati di fronte ad un hacker capace ed esperto; l’estrema difficoltà globale nella gestione della vorticosa evoluzione tecnologica in atto; la quasi impossibilità di nascondere oggi la verità in un mondo informatizzato.
Un tempo da “Foggy Bottom” sarebbe sparito un dossier, adesso addirittura è stata sottratta l’intera corrispondenza del Dipartimento di Stato Usa. Per compiere un’impresa del genere Assange ha immancabilmente mischiato l’approccio tradizionale, ossia la classica talpa o talpe a Washington, con le sue impressionanti conoscenze tecnologiche. Nei decenni passati sarebbe stato necessario un Tir per portarsi via più di duecentomila documenti. Ora qualche chiavetta flash è più che sufficiente. Ecco, quindi, che l’allarme suona in tutte le cancellerie del mondo, le quali tentano a fatica di minimizzare lo scandalo. Le procedure di messa in sicurezza e di archiviazione dei documenti andranno ovunque riviste soprattutto se in presenza di materiale “classificato”.
Un tempo servivano schiere di specialisti e soldati per portare lo scompiglio in un Paese avversario. Oggi, invece, bastano pochi ben addestrati periti informatici dotati di computer ultramoderni e linee superveloci. Nel 2007, dopo uno scontro politico con i nazionalisti russi, l’Estonia – forse la realtà più tecnologizzata nel Vecchio Continente – è stata attaccata dagli hackers, che hanno paralizzato per giorni la vita nazionale. Non funzionava più niente dalle banche ai telefoni. La Nato ha studiato l’evento, creando unità specializzate alla guerra cibernetica.
Il 2011 sarà un anno in cui i “pirati”, seguendo l’esempio Assange, metteranno certamente alla prova le strutture statali. Chissà, se le amministrazioni hanno già in mano le contromosse.
During January-December 2010 the average price for Russian Urals oil was 78.2 dollars per barrel, said the specialist for the Ministry of Finance Alexander Sakovich. According to him, in 2009 the same price was at 61.065 dollars a barrel.
Earlier, the Ministry of Economic Development had raised the forecast of oil prices in 2010 and 2011. The updated forecast for 2010 was 77.5 dollars per barrel compared to $ 75 budgeted. At the beginning of December Russian Finance Minister Alexei Kudrin said that over the next three years the price of oil might fall below 60 dollars per barrel for a period of up to six months. In the past, he underlined, the price of oil was above 70 per barrel only for two years, and the rest of the time in the last decade it was below 70. “And we are planning that it will remain above the 70, and we’ll live with it,” said a worried Kudrin.
He also highlighted that now Russia is in a situation of “high enough” state budget deficit. Today with oil prices at $ 75 per barrel Moscow has a shortfall of 4.6% of GDP. In 2007 with the oil price of 70 dollars per barrel Russia had a surplus of 5% of GDP. So it is time to cut the State expenses.
Russian Outlook – EuropaRussia 2010-2011
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