Sono passati 9 anni da quelle tragiche giornate a Beslan. Da allora il ritorno a scuola per gli studenti russi e per l’intero Paese non è più la festa di prima. L’incubo di quelle drammatiche ore viene rivissuto sui giornali ed in televisione. Manifestazioni vengono tenute ovunque nel gigante slavo. Il ricordo di quell’orrore non deve sopirsi, è il desiderio della società federale.
La strage di Beslan ha segnato la vera fine del terrorismo nel Caucaso russo. Quel marchio di infamia, determinato dalla morte di centinaia di bambini inermi in una scuola, ha sancito la perdita di fiancheggiatori e sostegni interni ed esterni alla causa separatista ed estremista.
La regione, crogiuolo di etnie spesso nemiche tra di loro appartenenti a diverse confessioni religiose, è stata inondata dai petro-rubli dal Centro moscovita. La disoccupazione è un po’ diminuita, ma la pesante situazione socio-economica rimane inalterata.
La Cecenia è stata quasi completamente ricostruita ed è governata oggi con metodi criticati dalle organizzazioni umanitarie da Ramzan Kadyrov. La vicina Inguscezia gode di una certa stabilità grazie al prestigio del presidente Evkurov, eroe russo in Kosovo negli anni Novanta.
L’Ossezia settentrionale, a parte la tragedia di Beslan, è riuscita a restare fuori sia dall’incendio ceceno che dalla successiva guerra nel 2008 con la Georgia.
Per il Cremlino i problemi restano in Kabardino-Balkaria, ma soprattutto in Daghestan, dove non passa giorno che si ha notizia di un attentato. La strategia di attaccare la popolazione civile per seminare terrore è stata comunque sconfessata.
Giuseppe D’Amato
«Приезжаю в Россию. Включаю телевизор. Какой-то ужас! Одни американские фильмы низкого качества, в которых царит насилие, и сплошные программы для неудовлетворенных домохозяек, с ведущими, постоянно употребляющими английские слова, чтобы показать, какие они крутые. На ум сразу приходят три вопроса.
Лет через сто россияне будут еще говорить по-русски? Иностранцы будут пользоваться «великим и могучим языком» Пушкина? И что будет известно за границей о культуре страны, в которой жили Гоголь, Толстой, Достоевский?
«Надо поднять «имидж» России», — командует власть. Но как? … »
Статья – Джузеппе Д’Амато Московский Комсомолец № 26238 от 25 мая 2013 г. Giuseppe D’Amato Moskovskij Komsomolets.
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