Mai avrei immaginato di scrivere questa lettera.
Oggi è un giorno tristissimo per tutti noi.
Raccolgo questi pensieri tra le lacrime per ringraziarti dello splendido rapporto che abbiamo avuto per due decenni.
Le nostre frequenti discussioni di politica internazionale al telefono mi hanno arricchito e permesso di crescere professionalmente.
Quando ci incontravamo una volta l’anno, quel caffé bevuto insieme era il rito canonico che cimentava l’ammirazione reciproca ed il comune amore per il giornalismo e per la verità.
Non sempre la pensavamo allo stesso modo, ma il piacere di ascoltarci e di confrontarci era superiore a qualsiasi altra cosa. Ed alla fine, comunque, una sintesi la si trovava sempre.
Che grande professionista che eri, Erminio!
Ho girato il mondo, ma ho incontrato pochi colleghi con la tua curiosità e la tua capacità di analisi. A volte mi chiedevo come tu facessi dalla redazione di Bellinzona a capire eventi complessi, tanto complicati da intuire persino nei luoghi dove essi avvenivano.
E che grande persona che eri! Quando avevo un qualche problema, eri in prima fila ad offrirti per aiutarmi. Eri colui che negli immancabili momenti oscuri di questi anni mi davi nuova forza ed entusiasmo.
Nell’ultimo periodo ti ho sentito ammareggiato per le difficoltà in cui versava il giornale e me ne doleva. Ma una manciata di giorni fa, quando ti ho sentito l’ultima volta, mi è sembrato di capire che intravvedevi un raggio di sole in fondo al tunnel.
Erminio, volevo dirti che mi mancherai. Rimarrai per sempre nella mia memoria e ti indicherò come esempio di capacità e dedizione ai colleghi più giovani. E che esempio!
Riposa in pace, tra le tue montagne, amico mio.
gda
Ufficialmente le elezioni sono
state vinte da Aleksandr Lukashenko, confermato capo dello Stato per la
sesta volta dal 1994 con l’80% dei voti, mentre la sua più acerrima rivale, Svetlana
Tikhanovskaja, è stata sonoramente sconfitta, raccogliendo il 10% delle
preferenze
I risultati delle opposizioni, ottenuti
grazie ad una conta parallela, affermano esattamente il contrario con il
presidente uscente nettamente battuto.
A Minsk ed in altre città la gente
è scesa in strada a protestare. Duri sono stati gli scontri con le forze anti-sommossa.
In Bielorussia Russia ed Occidente sono su fronti opposti. Si
teme una crisi “all’ucraina”.
Per
una manciata di voti, poco meno di mezzo milione di preferenze, il conservatore
Andrzej Duda ha vinto il ballottaggio alle presidenziali polacche. Il capo
dello Stato uscente ha ricevuto il sostegno del 51,08% degli elettori, mentre il
liberale moderato Rafal Trzaskowski il 48,92.
Se si analizza la cartina del voto si
scopre che il Paese slavo è letteralmente spaccato in due: le
campagne contro le città; le regioni più arretrate sud-orientali contro quelle
centro-occidentali; gli anziani contro i giovani.
Oltre tutti i record o quasi. Con l’approvazione del referendum sugli emendamenti alla Costituzione Vladimir Putin ha la possibilità di rimanere al Cremlino fino al 2036.
A conti fatti, considerando anche l’intermezzo in cui si era scambiato formalmente il posto di premier con il fedelissimo Dmitrij Medvedev dal 2008 al 2012, l’attuale presidente potrà restare al potere per ben 36 anni.
Il 74% dei votanti ha detto “sì” al referendum, il 25% “no”. L’affluenza alle urne si è attestata al 65% degli aventi diritto.
Gli emendamenti alla Costituzione del 1993 sono 206 e toccano 46 articoli. Sono di vario carattere. Politico: alcuni specialisti evidenziano che i poteri presidenziali sono stati ancor più rafforzati (ad esempio: nomina e licenziamento premier e Procuratore generale); per gli ex presidenti immunità e carica da senatore a vita. Istituzionale: nasce definitivamente il Consiglio di Stato (Gossoviet), organo consultivo.
Legale: impossibilità di cedere territori a Paesi stranieri (leggasi questione della Crimea, la penisola contesa con l’Ucraina, o quella delle isole Curili con il Giappone); superiorità della giurisprudenza federale su quella internazionale. Religioso: viene espressa la “fede in Dio”; i matrimoni possono essere contratti solo tra un uomo ed una donna.
“Sappiamo e
crediamo con forza che siamo invincibili quando siamo insieme. Buona
Festa della Vittoria. Urrà”. Così
Vladimir Putin ha aperto davanti al Milito ignoto le celebrazioni per il 75esimo anniversario della Fine della
Seconda guerra mondiale nella zona europea della Russia.
A causa del coronavirus molte
manifestazioni sono state rimandate. Ma “La parata militare sulla piazza Rossa e la marcia del Reggimento immortale si faranno” ha promesso Vladimir
Putin. Sulla stampa è stato scritto che la data scelta è quella del 3 settembre.
Subito dopo il discorso presidenziale sono iniziate le parate aeree. In totale in 47 città con la partecipazione di 660 velivoli.
Le principali sulla Piazza rossa a Mosca, lungo il corso del fiume Nevà a San Pietroburgo e sul porto di Sebastopoli. In queste ultime due località si sono anche tenute esibizioni navali.
Tutti i canali federali mostrano le varie manifestazioni, documenti storici e film. Su Internet tantissime sono le iniziative. Chiusura con concerti e fuochi d’artificio.
gda
Il dado è tratto! Vladimir Putin potrà ricandidarsi ancora per due mandati presidenziali dopo il 2024. Questo è il risultato della discussione alla Duma e la successiva approvazione in seconda lettura dei cambiamenti alla Costituzione, che verrà portata al referendum.
“Vediamo come il mondo cambia – ad un certo
punto ha preso la parola inaspettatamente Valentina
Tereshkova, prima donna cosmonauta e fedelissima del presidente -. Ovunque
tutti i discorsi riguardano Vladimir Putin. La gente è preoccupata di cosa
possa accadere dopo il 2024. Dobbiamo cancellare le limitazioni ai mandati
presidenziali e concedere la possibilità all’attuale capo di Stato di
candidarsi con una nuova Costituzione. Questo sarebbe un fattore di
stabilizzazione per la nostra società”.
A questo punto lo speaker della Duma, Vjaceslav Volodin, ha proposto un’ora e
mezza di intervallo per consultazioni con il Cremlino e verificare se tale
emendamento potesse essere accettato.
Alle 15,15 è arrivato in Parlamento Vladimir Putin in
persona. “Non c’è voglia di tornare ai tempi dell’Unione Sovietica”, ha
risposto ai deputati il capo del Cremlino in merito alla cancellazione dei due
mandati presidenziali dalla Costituzione, aggiungendo che nel lungo periodo il
Paese “ha bisogno della garanzia che le persone
al potere possano essere cambiate
regolarmente” e che “una forte Presidenza è assolutamente essenziale”.
Ma il “reset” dei mandati (ossia azzeramento) con una nuova Legge
fondamentale – ha proseguito Vladimir Putin – “sarebbe possibile se la Corte Costituzionale confermerà
ufficialmente che tale emendamento non violi le leggi”.
Subito dopo il capo del Cremlino ha lasciato l’aula, dove è stata messa in votazione la proposta della Tereshkova: 380 i voti favorevoli, 43 contro (i comunisti), un astenuto.
Le reazioni delle opposizioni riformiste-liberali – non rappresentate alla Duma – sono state assai dure.
Gda
Denis Shmygal è il nuovo primo ministro ucraino. La Rada, il Parlamento nazionale riunitosi in sessione straordinaria, gli ha concesso la fiducia con un’ampia maggioranza. 291 sono stati i voti a favore. Da tempo il presidente Vladimir Zelensky era insoddisfatto dell’Esecutivo, nato dopo la vittoria alle legislative nel luglio passato dei suoi fedelissimi, ed ha deciso un inatteso rimpasto.
A metà gennaio il leader ucraino aveva rigettato le dimissioni dell’ora ex premier, il 35enne Aleksej Goncharuk, dopo che alcune sue dichiarazioni polemiche contro l’operato di alti funzionari dello Stato erano giunte con un audio rubato alla stampa. “Credo fermamente – ha sintetizzato Vladimir Zelensky all’apertura della crisi – che il precedente Esecutivo abbia fatto tutto il possibile, ma oggi gli ucraini hanno bisogno di un governo che sappia fare l’impossibile”. Martedì sera, a porte chiuse, il presidente aveva chiesto al quasi sconosciuto vicepremier Shmygal ed ad alcuni nuovi ministri di formare il nuovo governo senza perdere tempo.
L’Ucraina è in ritardo sul programma delle riforme, soprattutto del settore bancario. Uno dei finanziatori di Zelensky, l’oligarca Igor Kolomoisky, ha impugnato in tribunale la nazionalizzazione (avvenuta nel 2016) di uno dei maggiori istituti del Paese – la PrivatBank – e nega di essere responsabile del buco di 5,5 miliardi di dollari, causa dell’intervento dello Stato.
L’economista 44enne, Denis Shmygal, è originario di Leopoli, dove ha fatto esperienza nell’amministrazione regionale. Nel 2018 ha lavorato per un’azienda energetica dell’oligarca Akhmetov. Shmygal è favorevole alla privatizzazione della terra, alla decentralizzazione, alla riforma fiscale, alla lotta senza quartiere alla corruzione, alla digitalizzazione dello Stato.
Gda
Un fulmine a ciel sereno, un terremoto dagli
esiti poco chiari. La mattinata è iniziata con l’annuale discorso sullo stato della Federazione
a Camere unite del presidente Vladimir Putin.
Il capo del Cremlino ha annunciato a
sorpresa l’avvio delle riforme del sistema politico con ben sette emendamenti
costituzionali da far approvare al popolo in un referendum, probabilmente entro
l’estate.
Una manciata di ore dopo, quando
commentatori ed analisti stavano tentando di comprendere quale fosse il vero
gioco di Vladimir Putin, il premier
Dmitrij Medvedev con tutto il suo Esecutivo ha deciso di dimettersi come da
articolo 117 della Costituzione.
Dopo ancora un paio di ore il presidente russo ha
conferito l’incarico di formare il nuovo governo al capo del Fisco federale, lo
sconosciuto Michail Mishustin.
La sensazione generale è che con questa
mossa il presidente russo voglia riformare la politica nazionale in un momento
in cui è ancora popolare, nonostante la crisi economica, ed un anno prima delle
Legislative del 2021.
La gente in genere fino ad oggi ha
incolpato il premier dimissionario per le difficoltà
quotidiane e per l’incapacità del governo di mantenere ordine nelle enormi
regioni. Dmitrij Medvedev non ha saputo
spendere bene i soldi messi a disposizione, puntano il dito alcuni noti
editorialisti, che utilizzano l’aggettivo “inadeguato”.
Ad onor del vero, l’ex primo ministro
sembra attualmente il capro espiatorio
della presente stagnazione e di tutto quel che non va in Russia. Sintomatico è
il messaggio mediatico che circola sui canali federali, in cui si rammenta che Medvedev è stato presidente dal 2008 al 2012 e capo
del governo dal 2012 al 2020. In totale ben 12 anni al potere.
gda
Alle 12 in punto Vladimir Putin
– per la 15esima volta da quando è presidente – si è presentato davanti a 1895 giornalisti
accreditati. Una settantina sono state le risposte date in una maratona
estenuante durata 4 ore e 19 minuti. Il piglio è stato quello di sempre.
Gli argomenti più interessanti hanno
riguardato l’Ucraina, la questione
del gas, la crisi in Libia, i rapporti con Cina e con gli Stati Uniti, la squalifica per doping
comminata alla Russia dello sport per 4 anni.
Sul nodo
ucraino Vladimir Putin ha ribadito che Mosca appoggia in pieno gli accordi
di pace di Minsk 2015. Essi non
vanno cambiati, altrimenti si sancisce la fine del processo di pace. Il capo
del Cremlino ha elencato i passi che bisogna ora seguire per arrivare alla
normalizzazione in Donbass. “Servono colloqui diretti” tra Kiev e le due
repubbliche “popolari” filo-russe, quindi elezioni dopo che verrà concesso loro
uno status speciale. Il Cremlino, è stato ribadito, non ha propri uomini o
mezzi in Ucraina orientale.
Per quanta riguarda la spinosissima questione del gas, si è compreso, che
Mosca e Kiev sono su posizioni distanti. Il 31 dicembre scade il contratto per il transito del gas russo
sul territorio ucraino verso l’Europa. Si rischia una guerra del gas come nel
2006 e nel 2009 con il blocco delle forniture all’Unione europea. Insomma un bel
mal di pancia per Capodanno!
“Con
la Cina non abbiamo un’alleanza militare – ha rimarcato Putin
– e non abbiamo nemmeno intenzione di crearla. Pechino ha la capacità di
costruire un suo Scudo difensivo anti-missilistico, ma con il nostro aiuto
impiegherà meno tempo. Questa situazione aumenterà le capacità della Cina di
difendersi”. Con gli Stati Uniti,
invece, – fino alle presidenziali del novembre 2020 – non si possono fare
programmi. La Russia è pronta a firmare l’estensione del trattato Start (sulla riduzione degli arsenali) oltre il 2021. “Non
abbiamo, però, – ha evidenziato il presidente russo – ricevuto ancora risposta.
E ciò significa che “non c’è nulla che possa fermare una nuova corsa agli
armamenti”. Sulla Libia Mosca è in
contatto con entrambi i contendenti. Serve trovare una soluzione politica e finire
lo scontro militare.
Per quanto riguarda il doping nello sport e la squalifica alla
Russia il Wada (l’Agenzia anti-doping internazionale) non può condannare due
volte per uno stesso reato. La salma di
Vladimir Lenin “rimarrà” nel mausoleo sulla piazza Rossa: “meglio pensare
al futuro”, ha aggiunto il presidente. Sulle problematiche costituzionali – forse in futuro – vi sarà una
modifica per i due mandati presidenziali “consecutivi”. Cosa significa ciò in tanti se lo sono domandati.
Vladimir Putin ha lasciato la sala e la Russia con questo dubbio: cosa
succederà dopo il 2024? Putin, alla fine del suo quarto mandato, lascerà il
Cremlino? Oppure assisteremo ad uno scambio con qualche “delfino”?
Gda
“Questa è la prosecuzione
dell’isteria anti-russa che ha acquisito una forma cronica”. Così Dmitrij Medvedev ha commentato durante
una riunione del Governo le notizie provenienti da Losanna.
Il primo ministro federale ha ammesso
che in Russia vi sono dei problemi collegati con il doping, ma la decisione del
Wada (l’Agenzia mondiale anti-doping)
va assolutamente contestata. Anche perché così si vanno a colpire
atleti già puniti.
Il ministro degli Esteri Serghej Lavrov parla invece di “lotta senza regole”, mentre la portavoce del suo ministero Marija Zakharova ha puntato il dito contro la “politicizzazione del doping”.
Tutto il mondo sportivo ha reagito negativamente ad una decisione che, però, era nell’aria. Jurij Ganus, capo dell’Agenzia anti-doping federale Rusada, ha ribadito che “lo sport pulito è la sua missione”.
Probabilmente ora gli atleti russi, che vorranno prendere parte alle competizioni internazionali, saranno costretti a dimostrare, con documenti alla mano, di essere estranei alla vicenda doping.
Sui mass media federali ci si domanda poi che cosa ne sarà adesso della partecipazione ai Mondiali del Qatar 2022.
Gda
We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.